giovedì 21 giugno 2012

Non basta fare cortei, mettere lenzuola se poi non c'e' continuità d'interventi. E allora nasce Libera


Mafia: dal Gruppo Abele a Libera, don Ciotti si racconta

 Fonte: Antimafia2000

21 giugno 2012
Roma. 
Dagli inizi resi difficili dalla povertà all'attuale guida di Libera, don Luigi Ciotti si raccconta. In un'anticipazione sulla "Stampa" del programma dedicato alla figura del sacerdote antimafia, in onda questa sera alle 23,30 su Rai Due, don Ciotti parte dall'infanzia, in una Torino alla soglia del boom ma con la sua famiglia in sostanziale povertà, e invidivua in un episodio preciso la sua scelta di non violenza: "quando tirai per rabbia un calamaio addosso alla maestra. Mia madre a casa mi diede una sonora lezione, e per questo le saro' per sempre riconoscente". Fondatore in gioventu' del Gruppo Abele, dedito alla lotta alle tossicodipendenze, don Ciotti offre una visione d'insieme sul tema delle droghe: e se prima erano l'eroina e le sue tossiche sorelle ad avere il monopolio della morsa su giovani e non, "ora raccogliamo persone che sono dipendenti dal gioco d'azzardo, da Internet". 
Il passaggio dalla lotta alle droghe a quello al narcotraffico e' naturale, e lo sbocco sulla strada dell'antimafia ne è la logica conseguenza. "Dopo le stragi di Capaci e di via D'Amelio, la morte di Falcone e Borsellino e quei stupendi ragazzi della polizia di Stato che li accompagnavano. In quelle due giornate ero in Sicilia proprio a lavorare sul problema delle dipendenze -racconta don Luigi-. E in quel momento uno sente prepotente di dover continua a stare sulla strada, con i poveri, ma nello stesso tempo di dire 'ma perche' non mettiamo insieme le migliori forze del paese? Non basta fare cortei, mettere lenzuola se poi non c'e' continuità d'interventi. E allora nasce Libera"
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