sabato 21 marzo 2020

21 marzo - "Giornata della Memoria e dell'Impegno in Ricordo delle Vittime Innocenti delle mafie


Il 21 marzo si celebra la "Giornata della Memoria e dell'Impegno in Ricordo delle Vittime Innocenti delle mafie". La giornata cade quest'anno in un momento drammatico e angoscioso per tanti che, anche in Italia, sono investiti dalle conseguenze del “Coronavirus”. Ci pare opportuno che in questo giorno la Memoria delle vittime innocenti sia accompagnata dal silenzio.
La Giornata sarebbe l'occasione per fare memoria i nomi e le storie di coloro che la violenza mafiosa ha portato via ai loro cari e alle nostre comunità: cittadini, magistrati, giornalisti, appartenenti alle forze dell'ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici amministratori locali. Morti per mano delle mafie perché colpiti inermi, senza colpa alcuna; morti per mano delle mafie perché, con rigore e coerenza, hanno compiuto il loro dovere.
A nostro parere non si deve guardare a questa "Giornata" come ad un momento di mera commemorazione: facciamo Memoria delle Vittime Innocenti perché l'insegnamento che deriva dalle loro vite ci impegni a far sì che si avvicini la realizzazione degli ideali, dei principi, per il quali molti di loro si sono sacrificati: più giustizia e più dignità, a partire da coloro che sono i più deboli. 

Per fare memoria, per ricordare tutte le vittime innocenti, fra le vittime innocenti facciamo memoria di Rita Atria, la ragazzina siciliana divenuta testimone di Giustizia: «Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c'è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci. (...)".
Da parte nostra, a fronte delle esperienze e delle riflessioni condotte in questi anni nel tentativo di provare ad essere “cittadine e cittadini responsabili”, siamo arrivati alla definizione di "pensiero mafioso": un “pensiero” che può albergare in ciascuno di noi quando ci porta a cercare di ottenere quel che non ci meritiamo: un pensiero che tante volte scopriamo appartenere anche a coloro che non si possono certo definire propriamente "mafiosi". Riflettere sull'insegnamento di Rita Atria aiuta, a nostro parere, anche a mettere a fuoco il nemico che proprio la cosiddetta antimafia sociale dovrebbe combattere: la corruzione, l'influenza malsana di gruppi di “potere”, il privilegio derivante dall'appartenenza a “cerchi” e chiesucole inquietanti.
Le vittime innocenti delle mafie meritano il nostro impegno a contrastare mafie e “pensiero mafioso”

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