lunedì 26 marzo 2018

Si parla di Olimpiade ma si nasconde il problema vero: Pinerolo e la sua mancanza di identità.


Nel suo ultimo numero il giornale Vita diocesana ospita la "riflessione-lettera aperta" del presidio LIBERA "Rita Atria" Pinerolo sul tema delle "seconde Olimpiadi". Abbiamo l’impressione che a Pinerolo si parli di giochi olimpici per non parlare invece del problema vero che si pone sul tavolo ma che si ha qualche remora a dichiarare apertamente: la mancanza di identità di Pinerolo. Pinerolo ci appare come una città, una comunità, che “non sa che copione recitare”, che “non ha un copione da recitare” e per il quale impegnarsi sulla ribalta della vita reale e quotidiana.  Agli occhi di coloro che seguono con passioni le vicende della comunità la querelle sulla seconda Olimpiade rischia di configurarsi come una paradossale auto-denuncia: ricercare l’evento straordinario per la rinascita di un territorio non fa che sottolineare la mancanza di una visione complessiva a medio-lungo termine, il famoso “quadro-progetto”, che pare sempre latitare, non esistere,  non solo nel dibattito della comunità pinerolese ma soprattutto nella sua classe dirigente. 

Lettera aperta alla comunità: “La seconda Olimpiade a Pinerolo? 
A noi viene alla mente Pirandello ed i suoi celebri personaggi”!
Da qualche settimana si dibatte sul tema “seconda Olimpiade” (a Pinerolo, a Torino, in Val Susa, a Milano?). Agli osservatori più attenti, ma anche a noi che ci siamo detti “sentinelle del territorio”,  non è sfuggito il dettaglio di come il dibattito sia stato strategicamente acceso a partire da aree periferiche quasi a suggerire che la riflessione sul tema “olimpiade” provenisse dalla base delle comunità. In realtà  non ci risulta che vi siano stati movimenti, associazioni o gruppi, ma neppure assemblee stimolate da amministratori locali, a resuscitare un tema che non sembra appartenere  alle priorità delle comunità. Tuttavia, in un “crescendo rossiniano”, dai consigli comunali periferici la querelle “Olimpiade” è approdata alla sala del Consiglio Comunale di Torino.
Si parla di Olimpiade ma si nasconde il problema vero
Abbiamo l’impressione che si parli di giochi olimpici per non parlare invece del problema vero che si pone sul tavolo ma che si ha qualche remora a dichiarare apertamente e pertanto lo si camuffa rivestendolo con l’olimpica bandiera. Rifacendoci al dramma pirandelliano, se non sappiamo ancora quanti siano i “personaggi” coinvolti nella vicenda di certo ci accorgiamo che, metaforicamente parlando, “uno dei personaggi in cerca di autore”, “il problema” che si cerca di nascondere,  è proprio “il pinerolese”, o “il torinese”, intesi come territori. Anzi, per quanto ci riguarda, potremmo dire che il problema è proprio Pinerolo: una città, una comunità, che “non sa che copione recitare”, che “non ha un copione da recitare” e per il quale impegnarsi sulla ribalta della vita reale e quotidiana. E quando “un personaggio” è in cerca di un copione-autore, quel che spera di trovare (o di ritrovare) è essenzialmente la propria stessa identità! Parliamo di come ri-trovare l’identità di Pinerolo non di “seconda Olimpiade”!
Cesana. Pista di bob
Un altro elemento ci lascia perplessi: proprio alcuni fra coloro che sono stati “colpevoli” della mancanza del metaforico copione e della più concreta identità” (le classi politiche-dirigenti locali) oggi dibattono su “seconde olimpiade” come occasione di possibile rilancio del territorio. Che l’Olimpiade possa ancora essere considerata “motore di rilancio” economico è questione assai dubbia. Basta infatti rileggere la storia del “day-after” delle varie edizioni, estive o invernali, per comprendere con quali scenari ci si debba realisticamente confrontare. Nella maggioranza dei casi, il lascito dei Giochi ai territori organizzatori è stato negativo: costi che sforano le previsioni con conseguenti indebitamenti gravanti sulla collettività; sconvolgimenti del territorio dovute alle opere-impianti a quelle connesse; strutture spesso poi inutilizzate, sotto-utilizzate o lasciate in rovina; fallimenti di ditte esecutrici, per non finire a parlare di ruberie e corruzione
E non vogliamo qui trattare della presenza dei clan mafiosi, da sempre interessati e implicati nei grandi eventi e “grandi opere” nostrane. (leggi qui Villaggio Olimpico di Torino 2006 costruito dal re del riciclaggio ). E neppure tratteremo della polemica spesso suscitata dal confronto fra gli investimenti destinati ai “luoghi-cartolina”, comparate col presunto abbandono a cui vengono destinate le aree periferiche della città e dei territori ospitanti i Giochi.
Pare l’esatto copione di quanto accaduto anche con i Giochi invernali di Torino 2006: un’edizione che,  se è servita a rivalutare l’immagine della città, ha pure lasciato una pesante eredità fatta di debiti, scandali e aspettative disattese.

La domanda essenziale:A cosa servirebbe una seconda Olimpiade a Pinerolo?”
Una prima risposta (realistica): a fornire un poco di sollievo ad un territorio che appare esangue, affaticato-stremato da un decennio di crisi, con tenui speranze di ripresa se non in specifici e peculiari settori. L’Olimpiade quindi come salutare occasione-iniezione di capitali freschi e lavoro (..forse! e a tempo ben “determinato”); ma pure incarichi, commissioni, consulenze, nomine,  tutte “a tempo” ma per alcuni “soliti noti” foriere di possibili, magnifiche future carriere.
Una seconda risposta (romantica, utopica) alla domanda posta: rifacendoci a quanto detto prima, a ri-trovare, a ri-costruire l’identità di Pinerolo e dintorni! Ma davvero pensiamo di ricostruire l’identità del territorio partendo dalla “seconda Olimpiade a Pinerolo”? Piuttosto, forse, l’Olimpiade potrebbe essere il fine, non certo il mezzo col quale provare a ri-costruire quell’identità.
Agli occhi di coloro che seguono con passioni le vicende della comunità tutto questo rischia di configurarsi come una paradossale auto-denuncia: ricercare l’evento straordinario per la rinascita di un territorio non fa che sottolineare la mancanza di una visione complessiva a medio-lungo termine, il famoso “quadro-progetto”, che pare sempre latitare, non esistere,  non solo nel dibattito della comunità pinerolese ma soprattutto nella sua classe dirigente. E allora,  poiché non si inventa nulla, l’Olimpiade ci appare strettamente imparentata col “Panem e circensem” di tempi andati che tornano poi sempre “di moda.

Il territorio…e Pinerolo alla ricerca dell’identità perduta

Lo si dice spesso: la crisi del territorio-comunità pinerolese è legata in qualche misura anche ad una "crisi di identità" accentuata dalla difficile congiuntura economica e da riorganizzazioni di sedi istituzionali dovute pure, ma questo non lo si dice quasi mai, a malfunzionamenti di quelle pinerolesi, ad esempio la vicenda del trasferimento del  tribunale di Pinerolo.  A tutto questo fa da contraltare un fatto che salta agli occhi: mentre la comunità pinerolese è alla ricerca di un "brand" che connoti la città (città della Cavalleria? Città degli Acaja? Del panettone? Della Maschera di Ferro? Città di frontiera? Città pre-montana?...di fine-pianura? Della seconda Olimpiade?) "centri minori" del suo territorio sono stati però capaci di creare -a vari livelli- immagine identitarie-culturali differenti ma pure riconoscibiliTorre Pellice si è inventata "Una Torre di Libri"; Cavour è riconosciuta capofila del settore agricolo (da "Tuttomele" alle carni prodotte dai suoi allevatori); Vigone è diventata, oltreché terra del mais, rinomato centro di allevamento-cavalli
E Pinerolo? Pinerolo conserva ancora almeno una “centralità scolastica" nel territorio: scuole di tutti gli ordini e gradi, una vicina sede universitaria, addirittura un Politecnico! Ma quanta di questa istruzione-cultura formale ha nutrito la città degli ultimi decenni? A guardare al territorio e alla città stessa di Pinerolo, apparentemente, poco o nulla. Quel che vediamo è infatti una città, un territorio, che appare spesso svilito da pratiche e politiche decennali che non hanno certo avuto a cuore la conservazione e la valorizzazione delle peculiarità del territorio stesso. Basta percorrere e guardare ai luoghi della nostra vita quotidiana per comprendere ed evidenziare errori culturali e materiali di un passato che altrove, in altri luoghi, ha avuto al contrario esempi virtuosi di gestione del bene Paesaggio-Territorio, delle sue risorse e peculiarità. I riferimenti d’obbligo li conosciamo tutti e dovrebbero essere considerati esempi da avvicinare-imitare piuttosto che paragoni da scostare.
Eppure sul territorio di Pinerolo esistono-resistono ancora situazioni di relativa “eccellenza” in differenti settori (architettonico-urbanistico, paesaggistico, industriale, manifatturiero, servizi…) ma queste non hanno avuto la capacità, l’opportunità, il supporto necessario, né per creare sinergie di “sistema” ma neppure per inorgoglire di sé il territorio stesso, la sua comunità, poiché ad altre figure e ad altre “storie” sono riservate le luci della ribalta mediatica e della riflessione politico-sociale. Per ultimo, l’Olimpiade.
La querelle delle “seconde Olimpiadi” rischia pertanto di essere l’ennesimo rinvio della questione-madre: la necessità di costruire una identità culturale-economica-produttiva-sociale attraverso un processo (culturale e politico) che informi di sé il territorio nel suo insieme; un sentimento di identità, di appartenenza, che sia capace di concretizzare visioni e situazioni riconoscibili e peculiari, riconducibili ad “un sistema di eccellenze” territoriali (culturali-economiche-produttive-sociali) degno di essere valorizzato.
Ricercare identità valorizzando capacità e merito; stabilire relazioni. Tutto il resto, anche la “seconda olimpiade” a Pinerolo, a Torino, in Val Susa, è (un poco) noia!...come disse “il poeta”.
Arturo Francesco Incurato
Referente presidio LIBERA “Rita Atria” Pinerolo


Nessun commento:

Posta un commento

Abbiamo deciso di non moderare i commenti ai post del blog. Vi preghiamo di firmare i commenti.