Nel suo ultimo numero il giornale Vita diocesana ospita la "riflessione-lettera aperta" del presidio LIBERA "Rita Atria" Pinerolo sul tema delle "seconde Olimpiadi". Abbiamo l’impressione che a Pinerolo si parli di giochi olimpici per non parlare invece del problema vero che si pone sul tavolo ma che si ha qualche remora a dichiarare apertamente: la mancanza di identità di Pinerolo. Pinerolo ci appare come una città, una comunità, che “non sa che copione recitare”, che “non ha un copione da recitare” e per il quale impegnarsi sulla ribalta della vita reale e quotidiana. Agli occhi di coloro che seguono con passioni le vicende della comunità la querelle sulla seconda Olimpiade rischia di configurarsi come una paradossale auto-denuncia: ricercare l’evento straordinario per la rinascita di un territorio non fa che sottolineare la mancanza di una visione complessiva a medio-lungo termine, il famoso “quadro-progetto”, che pare sempre latitare, non esistere, non solo nel dibattito della comunità pinerolese ma soprattutto nella sua classe dirigente.
Lettera aperta
alla comunità: “La seconda Olimpiade a Pinerolo?
A noi viene alla mente
Pirandello ed i suoi celebri personaggi”!
Da qualche settimana si
dibatte sul tema “seconda Olimpiade” (a Pinerolo, a Torino, in Val Susa, a
Milano?). Agli osservatori più attenti, ma anche a noi che ci siamo detti
“sentinelle del territorio”, non è sfuggito il dettaglio di come il
dibattito sia stato strategicamente acceso a partire da aree periferiche quasi
a suggerire che la riflessione sul tema “olimpiade” provenisse dalla base delle
comunità. In realtà non ci risulta che vi siano stati movimenti,
associazioni o gruppi, ma neppure assemblee stimolate da amministratori locali,
a resuscitare un tema che non sembra appartenere alle priorità delle
comunità. Tuttavia, in un “crescendo rossiniano”, dai consigli comunali
periferici la querelle “Olimpiade” è approdata alla sala del Consiglio Comunale
di Torino.
Si parla di Olimpiade ma si nasconde il problema vero
Abbiamo
l’impressione
che si parli di giochi olimpici per non parlare invece del problema vero che si
pone sul tavolo ma che si ha qualche remora a dichiarare apertamente e pertanto
lo si camuffa rivestendolo con l’olimpica bandiera. Rifacendoci al dramma
pirandelliano, se non sappiamo ancora quanti siano i “personaggi” coinvolti nella
vicenda di certo ci accorgiamo che, metaforicamente parlando, “uno dei personaggi in cerca di autore”, “il
problema” che si cerca di nascondere, è proprio “il pinerolese”, o “il
torinese”, intesi come territori. Anzi, per quanto ci riguarda, potremmo dire che il problema è proprio
Pinerolo: una città, una comunità, che “non sa che copione recitare”, che
“non ha un copione da recitare” e per il quale impegnarsi sulla ribalta della
vita reale e quotidiana. E quando “un personaggio” è in cerca di un
copione-autore, quel che spera di trovare (o di ritrovare) è essenzialmente la
propria stessa identità! Parliamo di come ri-trovare l’identità di
Pinerolo non di “seconda Olimpiade”!
Cesana. Pista di bob |
Un altro elemento ci lascia perplessi: proprio alcuni fra coloro
che sono stati “colpevoli” della mancanza del metaforico copione e della più
concreta identità” (le classi politiche-dirigenti locali) oggi dibattono
su “seconde olimpiade” come occasione di possibile rilancio del territorio. Che l’Olimpiade possa ancora essere considerata “motore di rilancio” economico è
questione assai dubbia. Basta infatti rileggere la storia del “day-after”
delle varie edizioni, estive o invernali, per comprendere con quali scenari ci
si debba realisticamente confrontare. Nella
maggioranza dei casi, il lascito dei Giochi ai territori organizzatori è stato
negativo: costi che sforano le previsioni con conseguenti indebitamenti gravanti sulla collettività; sconvolgimenti del territorio
dovute alle opere-impianti a quelle connesse; strutture spesso poi
inutilizzate, sotto-utilizzate o lasciate in rovina; fallimenti di ditte
esecutrici, per non finire a parlare di ruberie e corruzione.
E non vogliamo qui trattare della
presenza dei clan mafiosi, da sempre interessati e implicati nei grandi
eventi e “grandi opere” nostrane. (leggi qui Villaggio Olimpico di Torino 2006 costruito dal re del riciclaggio ). E
neppure tratteremo della polemica
spesso suscitata dal confronto fra gli
investimenti destinati ai “luoghi-cartolina”, comparate col presunto abbandono
a cui vengono destinate le aree periferiche della città e dei territori
ospitanti i Giochi.
Pare l’esatto copione di quanto accaduto anche con i Giochi invernali di Torino 2006: un’edizione che, se è servita a rivalutare l’immagine della città, ha pure lasciato una pesante eredità fatta di debiti, scandali e aspettative disattese.
Pare l’esatto copione di quanto accaduto anche con i Giochi invernali di Torino 2006: un’edizione che, se è servita a rivalutare l’immagine della città, ha pure lasciato una pesante eredità fatta di debiti, scandali e aspettative disattese.
La domanda essenziale: “A cosa
servirebbe una seconda Olimpiade a Pinerolo?”
Una prima risposta (realistica): a fornire
un poco di sollievo ad un territorio
che appare esangue, affaticato-stremato da un decennio di crisi, con tenui
speranze di ripresa se non in specifici e peculiari settori. L’Olimpiade quindi
come salutare occasione-iniezione di capitali freschi e lavoro (..forse! e a
tempo ben “determinato”); ma pure incarichi, commissioni, consulenze, nomine,
tutte “a tempo” ma per alcuni “soliti noti” foriere di possibili,
magnifiche future carriere.
Una seconda risposta (romantica, utopica) alla domanda posta: rifacendoci a quanto detto
prima, a ri-trovare, a ri-costruire
l’identità di Pinerolo e dintorni! Ma davvero pensiamo di ricostruire
l’identità del territorio partendo dalla “seconda Olimpiade a Pinerolo”?
Piuttosto, forse, l’Olimpiade potrebbe essere il fine, non certo il mezzo col
quale provare a ri-costruire quell’identità.
Agli occhi di coloro che
seguono con passioni le vicende della comunità tutto questo rischia di
configurarsi come una paradossale
auto-denuncia: ricercare l’evento straordinario per la rinascita di un
territorio non fa che sottolineare la mancanza di una visione complessiva a
medio-lungo termine, il famoso “quadro-progetto”, che pare sempre latitare,
non esistere, non solo nel dibattito della comunità pinerolese ma
soprattutto nella sua classe dirigente. E allora, poiché non si inventa
nulla, l’Olimpiade ci appare strettamente imparentata col “Panem e circensem” di tempi andati che tornano poi sempre “di moda.
Il territorio…e Pinerolo alla ricerca dell’identità perduta
E Pinerolo? Pinerolo conserva ancora almeno una “centralità scolastica" nel
territorio: scuole di tutti gli ordini e gradi, una vicina sede universitaria,
addirittura un Politecnico! Ma
quanta di questa istruzione-cultura formale ha nutrito la città degli ultimi
decenni? A guardare al territorio e alla città stessa di Pinerolo, apparentemente, poco o nulla. Quel che
vediamo è infatti una città, un territorio, che appare spesso svilito da
pratiche e politiche decennali che non hanno certo avuto a cuore la
conservazione e la valorizzazione delle peculiarità del territorio stesso.
Basta percorrere e guardare ai luoghi della nostra vita quotidiana per
comprendere ed evidenziare errori culturali e materiali di un passato che
altrove, in altri luoghi, ha avuto al contrario esempi virtuosi di gestione del
bene Paesaggio-Territorio, delle sue risorse e peculiarità. I riferimenti
d’obbligo li conosciamo tutti e dovrebbero essere considerati esempi da
avvicinare-imitare piuttosto che paragoni da scostare.
Eppure sul territorio di Pinerolo esistono-resistono
ancora situazioni di relativa “eccellenza” in differenti settori (architettonico-urbanistico,
paesaggistico, industriale, manifatturiero, servizi…) ma queste non hanno avuto
la capacità, l’opportunità, il supporto necessario, né per creare sinergie di
“sistema” ma neppure per inorgoglire di sé il territorio stesso, la sua
comunità, poiché ad altre figure e ad altre “storie” sono riservate le luci
della ribalta mediatica e della riflessione politico-sociale. Per ultimo,
l’Olimpiade.
La querelle delle “seconde Olimpiadi” rischia
pertanto di essere l’ennesimo rinvio della questione-madre: la necessità di costruire
una identità culturale-economica-produttiva-sociale attraverso un processo
(culturale e politico) che informi di sé
il territorio nel suo insieme; un sentimento di identità, di appartenenza,
che sia capace di concretizzare visioni e situazioni riconoscibili e peculiari,
riconducibili ad “un sistema di eccellenze” territoriali (culturali-economiche-produttive-sociali)
degno di essere valorizzato.
Ricercare identità valorizzando capacità e merito;
stabilire relazioni. Tutto il resto, anche la “seconda olimpiade” a Pinerolo, a Torino, in
Val Susa, è (un poco) noia!...come disse “il poeta”.
Arturo Francesco Incurato
Referente presidio LIBERA
“Rita Atria” Pinerolo
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