Lo scorso sabato 8 novembre, al "Teatro del Lavoro" di Pinerolo si era svolto
l'incontro pubblico a partire dalla riflessione sul libro “Le Città del Desiderio”.
Il tema era quindi la città, l’urbanistica, vista e vissuta attraverso le
esperienze delle donne delle “Città vicine” rappresentate da due delle autrici del libro, Elena Bottero e Anna Di Salvo.
Cosa lega quell'evento al titolo dell'articolo?
Il legame è dato dal fatto che quello di cui si è discusso offriva una analisi degli organismi urbani, e dei problemi-opportunità che questi offrono, svolta in modo originale, a partire dall'espressione di visioni ed esigenze delle “città viventi” – le comunità. Comunità che spesso si vedono contrapporre politiche e indirizzi urbanistici discutibili, incentrate sulle "esigenze" della “citta di pietra” (...e cemento”), sull’edilizia e le sue derive.
Cosa lega quell'evento al titolo dell'articolo?
Il legame è dato dal fatto che quello di cui si è discusso offriva una analisi degli organismi urbani, e dei problemi-opportunità che questi offrono, svolta in modo originale, a partire dall'espressione di visioni ed esigenze delle “città viventi” – le comunità. Comunità che spesso si vedono contrapporre politiche e indirizzi urbanistici discutibili, incentrate sulle "esigenze" della “citta di pietra” (...e cemento”), sull’edilizia e le sue derive.
Si era iniziata quella riflessione dicendo: “ Non si può non
partire da Genova…” Lo spunto era stato il richiamo agli ultimi disastri
che avevano colpito Genova, la
Maremma e tante zone d'Italia. Disastri "annunciati", che solo in
parte sono da addebitarsi agli eventi metereologici che ci vengono indicati
come “capro espiatorio”, etichettati ora con termini quali “bombe d’acqua”. Prestiamo
attenzione a come vengono usate le parole in questo paese! Perchè in questo
paese (non è una battuta di spirito!) "le parole e le bombe" spesso vengono usate per distogliere l’attenzione dei cittadini da quelle che invece sono le vere cause dei problemi, oppure per "indurre" pensieri e azioni conseguenti.
Quanto avvenuto a Genova poche settimane orsono, quanto sta accadedo in queste ore, non è quindi opera della natura "matrigna o killer"! E' invece da
addebitare: “(…) alle azioni di coloro che, amministrando quei territori, ne
hanno sconvolto gli equilibri e le caratteristiche. Disastri annunciati, provocati da
politiche urbanistiche davvero censurabili,perseguite da
frotte di amministratori e classi dirigenti la cui unica preoccupazione pare
essere il procacciamento del Potere e il suo mantenimento. (...) La presenza delle
organizzazioni mafiose in quei territori è poi un filo conduttore che potrebbe
spiegare tante delle cose che accadono in questo Paese.”
Questo è quanto, fra altre cose, scrivevamo un mese fa!
Questo è quanto, fra altre cose, scrivevamo un mese fa!
I temi si legano perchè ieri 13 novembre, oltre all'ennesimo "allarme alluvione", gli organi di informazione hanno riportato la notizia che a Genova, sono stati arrestati i
fratelli Gino e Vincenzo Mamone,( qui un articolo) imprenditori del settore edile e delle
bonifiche. L’inchiesta, portata avanti dai carabinieri del Noe,
riguarda appalti truccati per il post alluvione del 4 novembre 2011, alluvione che causò la morte di
quattro donne e due bambine!
Secondo
l’accusa gli imprenditori avrebbero offerto cene a base di incontri
sessuali ad alcuni dirigenti dell’Amiu, l’azienda pubblica di igiene urbana in
cambio di appalti. Come si legge nell’ordinanza i presunti episodi di corruzione sarebbero "correlati a servizi per eventi alluvionali... tra cui la redazione da parte del responsabile del procedimento attestante i motivi dello stato di urgenza... in violazione dei principi di buon andamento, correttezza ed imparzialità della pubblica amministrazione".
Christian Abbondanza |
Gino Mamone e il fratello Vincenzo si occupano ufficialmente di bonifiche industriali, con la società Eco.Ge. I due fratelli hanno costruito un vero e proprio impero, con ditte che si aggiudicano importanti appalti pubblici e che danno lavoro a centinaia di dipendenti. Tuttavia vi è qualcosa di paradossale poichè i Mamone, risultano iscritti, già dal 2002, nell’elenco delle famiglie ‘ndranghetiste (relazione semestrale della DIA, Direzione Investigativa Antimafia).
Come scrive qualche foglio locale, qui l'articolo: "(...) anche alla luce dell’ennesimo guaio giudiziario per la famiglia Mamone, forse sarebbe il caso che la politica ligure spiegasse i rapporti con i due fratelli, oppure che ne prendesse le distanze".
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