martedì 24 giugno 2014

Aspettando Renzo Piano...nuove "case popolari" a Pinerolo?


"Aspettando Renzo Piano"...Sentinelle del Territorio! (le parole riprendono quanto abbiamo scritto l'estate scorsa a proposito delle vicende urbanistiche di Pinerolo) leggiamo della discussione che si terrà nel prossimo Consiglio Comunale per l'individuazione di nuove aree destinate a edilizia popolare a Pinerolo.
Solo pochi giorni sono passati dalla prova d'esame di maturità che vedeva la sua traccia riprendere proprio un articolo scritto già alcuni mesi orsono da Renzo Piano, illustre architetto italiano.  In quell’articolo, Renzo Piano scriveva: “Siamo un Paese straordinario e bellissimo, ma allo stesso tempo molto fragile. È fragile il paesaggio e sono fragili le città, in particolare le periferie dove nessuno ha speso tempo e denaro per far manutenzione. Ma sono proprio le periferie la città del futuro (…) La prima cosa da fare è non costruire nuove periferieBisogna che le periferie diventino città ma senza ampliarsi a macchia d'olio, bisogna cucirle e fertilizzarle con delle strutture pubblicheSi deve mettere un limite alla crescita anche perché diventa economicamente insostenibile(…)”

Ci domandiamo: cosa traggono le classe politiche -anche quelle locali- dalla riflessione di Renzo Piano? Hanno letta quella riflessione?
Ma veniamo all'ipotesi di un nuovo piano di intervento di edilizia popolare a Pinerolo. 
Non dimentichiamolo: le periferie degradate di cui parla Renzo Piano, quelle bisognose di “rammendo e di cura”, sono anzitutto “periferie umane”! Luoghi degradati perché non curati! Luoghi nei quali è stata riposta l’umanità degli "ultimi", una umanità oggi ancor più dolente a causa di una una crisi economica che è una crisi strutturale , di sistema, e che  proprio per questo abbisogna di interventi innovativi e concretamente rispondenti ai bisogni delle persone.
Come rispondere a quei bisogni? 
Si dovrebbe rispondere a quei bisogni anzitutto creando sistemi socio-economici onesti, etici e sostenibili, che consentano condizioni di vita dignitosa per le persone. Non dovrebbe invece essere più consentito sfruttare “le emergenze” ( artificiosamente create)  affinchè il sistema ( sempre il solito) abbia modo di speculare sull’emergenza stessa.
Simbolo di quella periferia “bisognosa” tante volte sono state proprio le cosiddette “case popolari”. Una edilizia di bassissima qualità architettonica e urbanisitica, destinata ai ceti sociali più poveri (quelli che ora i sociologi ci invitano a chiamare " le vecchie povertà") destinata a un degrado inesorabile perchè mai sono state operate le manutenzioni necessarie a quegli edifici, quasi che il degrado materiale-edilizio dovesse mostrare, anticipare o seguire, un marchio sociale, umano. Errori da non ripetere! L'errore da non ripetere è soprattutto quello di creare "ghetti edilizi" che divengono anzitutto, come abbiamo detto,ghetti "di umanità"separati, staccati anche "fisicamente" dal resto della comunità. 
Il sistema "torinese": quando "agiatezza" e "povertà" s'incontravano sulle medesime scale
Dovremmo imparare dalla storia passata perchè non è sempre stato così . Perché non ci ricordiamo del sistema urbanistico e architettonico torinese? Torino: la città dei santi laici! Una riflessione: forse che la “santità laica” di Torino non derivasse anche dalla particolare configurazione urbanistica e architettonica dei suoi quartieri? 
Prima che la speculazione edilizia realizzasse “i quartieri popolari”, a Torino, come in verità anche in altre città, esisteva una stratificazione sociale “verticale”: nello stesso palazzo abitavano e vivevano classi sociali differenti, dal “piano nobile” al “mezzanino”. Esisteva un rapporto continuo, quotidiano, fra classi sociali diverse che derivava proprio del vivere negli stessi ambiti, addirittura nello stesso edificio. Contatti variegati e continui fra agiatezza e povertà , classi sociali che si guardavano con reciproco e necessario rispetto, dove l’una aveva modo e necessità di  confrontarsi e stemperarsi nello sguardo dell’altra, perchè agiatezza e povertà percorrevano le medesime scale! (... anche se l’altezza dei gradini delle medesime aumentava col salire le stesse, giacché l’altezza del piano dell’abitazione era inversamente proporzionale con la classe sociale a cui la famiglia apparteneva).
Le emergergenze! (...create ad arte)
Ma non vogliamo ora percorrere sentieri filosofici o pseudo-spirituali. Parliamo  del cosiddetto “bisogno abitativo”l’ennesimo “slogan”, l’ennesima “emergenza” costruita da un sistema che ha visto privilegiare l’edilizia come speculazione economica-finanziaria piuttosto che progetto razionale in risposta ai bisogni delle comunità. Il risultato è sotto i nostri occhi: tessuti urbani oltraggiati, spesso guastato dalle "cose-case" costruite negli ultimi decenni; un paesaggio deturpato da una infinita e squallida periferia - il cosiddetto urban-sprawl- che ha offeso e devastato i nostri paesaggi. L'infinita periferia della "statale dei Loghi" ( così chiamo la nostra "Statale dei Laghi") ne è la triste rappresentazione!
Proprio all'indomani del tema di maturità un articolo del prof. Piero Bevilacqua, spiega - sommariamente- il carattere e le motivazioni delle tante "emergenze" di questa Italia: il giochetto è sempre  lo stesso ( non sorridete!)  ed è quello di "creare" una emergenza per proporsi poi come colui (o coloro) che salvano dall'emergenza...Vi ricorda qualcosa? Ed ecco servita l'emergenza dell'Expo, del Mose, della Tav, dell'"edilizia popolare" che manca quando -per decenni- si è speculato sul paesaggio devastandolo con case-cose-capanoni industriali-aree industriali-rotonde-centri commerciali...
Soluzioni alternative?
E allora ci chiediamo questo: non potrebbe essere quella particolare connotazione dell’architettura residenziale “torinese” dei secoli passati - la convivenza di classi sociale variegate residenti in uno stesso edificio o complesso residenziale- un tratto e un principio da perseguire in iniziative che si propongono di rispondere alla carente offerta di abitazioni “ a buon mercato” con interventi che rispondano a criteri di alta qualità sociale e architeonica-urbanistica?
Anche perché, proprio a Pinerolo,  alla necessità di dare risposte alla carenza di edilizia  di tipo “economico” si contrappone la situazione paradossale che vede una quota significativa del patrimonio edilizio esistente “sfitto” o “in vendita”,  a prezzi che -colpa la crisi economica- spesso sono oramai concorrenziali rispetto a nuove costruzioni. Nuove costruzioni che comportano, anzitutto e comunque, ulteriore consumo di suolo sia pure "antropizzato" ( che spesso significa: già rovinato!)
Perchè non pensare invece di acquisire edilizia già edificata? Edilizia "in vendita" (ma che spesso rimane invenduta) sgravando così i proprietati dagli oneri sempre maggiori che gravano sul patrimonio immobiliare. Si potrebbe pensare a delle forme di comproprietà sociale, comunità abitative sovvenzionate sfruttando proprio gli edifici esistenti. Il cosiddetto "social housing" altrove è stato proprio usato così: acquisire a prezzi conveniente edilizia già sul mercato per offrire soluzioni abitative, con costi sostenbili, rivolte a chi è in difficoltà.
Numerose amministrazioni italiane , anche in alcuni comuni del pinerolese e della prima cintura di Torino, cominciano a porsi obbiettivi di sostenibilità degli interventi sul tessuto urbano, di "etica" che si rispecchia e si concretizza anche nell'uso, nella cura e nel rispetto del territorio, visto non più come "merce da depredare" ma come risorsa da accudire e proteggere per fondare nuovi sistemi-modi di vita sociale sostenibile. Dalle pianure alle montagne!
Occorre far ripartire l'Edilizia...  
Sul fatto poi che queste nuove edificazioni possano far superare la crisi del settore edilizio fornendo "occasioni di lavoro” è palese l’infondatezza della tesi: basterebbe considerare del quote di patrimonio edilizio “sfitto o invenduto” per capire che una prospettiva di ripresa di medio lungo periodo del settore non ha altra strada se non quella indicata proprio -e primo fra tutti- da Renzo Piano nel suo articolo: manutenzione, riqualificazione, rammendo e completamento del tessuto urbanomanutenzione e rammendo della Bellezza oltraggiata!
Aspettando Renzo Pianocosa scriverebbero,come risponderebbero, nella loro "prova di maturità" i nostri amministratori  e in merito a quella sua riflessione?
presidio LIBERA "Rita Atria" Pinerolo

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