lunedì 20 aprile 2015

Quel naufragio è anche figlio del naufragio delle nostre coscienze

LIBERA: "È una triste storia che continua e anche le parole sono stanche. Sono morti che devono pesare sulle coscienze di tutti.
 
I superstiti del naufragio sulla nave Gregoretti


E dovono farci dire basta! Basta ai trafficanti di morte, basta ai venditori di illusioni, basta a chi anche su queste morti fa propaganda, basta a chi cerca scorciatoie con leggi che negano diritti, alimentano illegalità e disperazione.
Le morti di questa ennesima e dolorosa tragedia, non possono essere considerate una fatalità, come non possono essere quelle delle centinaia di migliaia di persone che, dal 1988 a oggi, dopo aver patito fame, guerre e violenze, hanno cercato di raggiungere un’Europa sognata come terra promessa e scoperta come fortezza, spazio chiuso e ostile. 
A ucciderle sono state allora leggi costruite per renderci ciechi e insensibili. Leggi che parlano di «flussi» invece che di persone, che alimentano paure invece di costruire speranze. Leggi che hanno favorito indirettamente i traffici, le forme di sfruttamento e di violenza. 
Leggi, infine, a cui non basta più rimediare con la solidarietà, col cuore generoso di chi accoglie nella quotidianità o si prodiga nei soccorsi quando avvengono tragedie come quelle di queste ore. Nessuno, sull'immigrazione, ha la ricetta in tasca. 
Ma il forte elemento multietnico della nostra società - una realtà di fatto, piaccia o dispiaccia a qualcuno - ci impone di trovare il difficile punto di equilibrio tra accoglienza e legalità. 
All'Italia e all'Europa, alla politica chiediamo un atto di coraggio: abbandonare la facile strada del consenso per imboccare quella difficile ma feconda della giustizia sociale. Una politica che sia capace di trasformare quelle paure in speranze. Davanti a questa tragedia, come chiediamo conto alla politica, siamo chiamato anche noi come cittadini, come associazioni, come gruppi ad assumerci la nostra quota di responsabilità. Quel naufragio è anche figlio del naufragio delle coscienze, e solo una coscienza risvegliata, corresponsabile, restituirà a quelle persone la dignità che gli è stata tragicamente negata .” 
nota di Libera sull'ennesima tragedia dei migranti nel Canale di Sicilia.


Fonte: La Repubblica
Centinaia di persone, oltre 700 secondo i testimoni, oltre 900 secondo un sopravvissuto ricoverato a Catania, sono morte in un naufragio nel canale di Sicilia (mappa), in quello che rischia di essere la peggior tragedia di migranti di sempre. I migranti erano su un peschereccio partito da est di Tripoli. Stipati come animali, in una barca lunga dai 20 ai 30 metri. Intorno a mezzanotte l'allarme, lanciato da bordo, quando la barca si trovava a circa 70 miglia (circa 120 chilometri) dalle coste libiche, è stato raccolto dal Centro Nazionale di Soccorso della Guardia Costiera. Secondo le prime informazioni raccolte da un superstite ricoverato a Catania, i migranti naufragati provengono da diverse Nazioni, tra cui Algeria, Egitto, Somalia, Nigeria, Senegal, Mali, Zambia, Bangladesh, Ghana. Lo rende noto la Procura di Catania, spiegando che il migrante ricoverato al Cannizzaro e' del Bangladesh ed e' in cura per patologie "di natura indipendente dal naufragio". E' stato sentito dalla Squadra Mobile e ha reso dichiarazioni anche circa il numero dei migranti a bordo del peschereccio, che ha indicato in 950, tra cui circa 200 donne e tra i 40 e i 50 bambini. Molte delle vittime sarebbero state rinchiuse nella stiva dai trafficanti prima della partenza.“Proviamo un immenso dolore per queste morti innocenti.

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