martedì 23 ottobre 2012

Lettera dell'Osservatorio 0121 all'amministrazione pinerolese


Prosegue il dibattito sull'assetto urbanistico di Pinerolo. 
La scorsa settimana abbiamo pubblicato l'intervista al dott. Chiabrando e all'ing. Bruera, del gruppo Progetto per Pinerolo. Nei prossimi giorni pubblicheremo l'intervista all'arch. Luca Barbero capogruppo del PD pinerolese in Consiglio Comunale.


L'associazione "Osservatorio 0121", la sezione pinerolese del Forum "Salviamo Il Paesaggio" hanno indirizzato all'amministrazione pinerolese una lettera aperta sul tema urbanistico. 
La pubblichiamo concedendoci la libertà di evidenziare passaggi che riteniamo importanti.
Infine, i commenti alla lettera giunti proprio dai consiglieri che abbiamo intervistato, Andrea chiabrando e Luca Barbero

"Osservatorio 0121 " 
"Salviamo Il Paesaggio"
Al Sindaco
Agli Assessori
Al Presidente del Consiglio comunale
ai Consiglieridella Città di Pinerolo

È in discussione presso la Commissione Urbanistica del nostro comune una deliberazione contenente criteri e procedure di valorizzazione urbanistica delle aree industriali in dismissione. La decisione di adottare un tale atto ci preoccupa grandemente per i motivi di seguito illustrati.
La crisi, innescata dalla speculazione, viene alimentata dalla sovrapproduzione di beni che, poi, restano invenduti. Ciò è particolarmente evidente nell’edilizia. Si è costruito tanto, troppo e, dal punto di vista della qualità architettonica e del risparmio delle risorse energetiche, in modo, a dir poco, disastroso. Sono molte le case invendute ed i capannoni vuoti: non trovano acquirenti e questo ne riduce il valore di mercato, vanificando la garanzia a copertura dei mutui.
I prezzi scendono ma non abbastanza da compensare l’impoverimento che la crisi ha prodotto, soprattutto su chi vorrebbe comprar casa. Difficoltà che aumentano mancando la sicurezza data da un posto di lavoro stabile. In questo quadro Pinerolo non fa eccezione, sono migliaia, infatti, in città vani non utilizzati: un grande spreco di risorse reso possibile anche da un Piano Regolatore, che alla luce dei fatti è risultato fortemente sovradimensionato. Fu un errore di pianificazione (o forse il preciso mandato del partito trasversale del cemento”) che da più parti è stato successivamente riconosciuto, ma senza che si sia posto ancora mano ad una seria revisione.
Nonostante l’evidenza dei danni che, l’eccessivo consumo di suolo e la sua impermeabilizzazione hanno creato al territorio italiano, la legge 106/ 2011, la cui applicazione viene in questi giorni discussa in Comune, rende più agevole costruire ancora. Come? Con le deroghe al P.R.G.C. Si parte con le aree industriali che la proprietà vuole dismettere (una richiesta, in tal senso, è già pervenuta al Comune dalla P.M.T. – ex Beloit). In genere, l’elemento essenziale per convincere tutti è il ricatto occupazionale. Anche se, l’esperienza mostra, che l’aggiornamento degli impianti produrrà altri esuberi. A seguire verranno: la realizzazione di volumetrie aggiuntive in deroga al piano regolatore, il mutamento di destinazione in atto (non solo per quella industriale), la demolizione e la ricostruzione degli edifici anche con modifica di sagoma. Tutte operazioni che l’articolo 5 della legge prevede possano sovrapporsi al P.R.G.C. Già si parla, in Città, di varie possibili iniziative simili, che porterebbero ad aggiungere nuove costruzioni a quelle previste da un piano regolatore che, nei propositi elettorali della maggioranza, sarebbe dovuto “dimagrire”.
La legge, peraltro, secondo noi, è scritta male. La terminologia fantasiosa quanto generica (“razionalizzazione del patrimonio edilizio esistente”, “tessuti edilizi inorganici o incompiuti”, “destinazioni tra di loro compatibili e complementari”, “armonizzazione architettonica con gli edifici esistenti”, …) si presta a diverse interpretazioni e può generare scelte “disinvolte. E’ facile prevedere contenziosi. “Valorizzazione”, “perequazione”e “contrattazione”, apparentemente, sembrano strumenti messi a disposizione dell’urbanista ma, in realtà, sono il grimaldello con il quale viene scardinato il processo di pianificazione con il risultato di subordinare l’interesse pubblico a quello privato. E’ del tutto evidente che si sostituisce, al sistema delle regole certe, una contrattazione nella quale emerge, come soggetto “forte”ed unico interlocutore della “politica”, chi detiene una proprietà fondiaria. Ad esempio “valorizzare”, come appare in tutta chiarezza, dalla proposta di delibera della Giunta, significa “regalare” valore ad alcune aree. In cambio una parte del ricavabile verrebbe acquisita dal Comune che, in tempo di crisi e di “tagli”, è in grave difficoltà finanziaria . Apparentemente ci guadagnano tutti (privati proprietari delle aree ed Istituzione). Alla lunga, però, a perderci è la città che viene privata della possibilità fare scelte urbanistiche sulla base dell’interesse pubblico.
Per dare una base giuridica a queste politiche urbanistiche “contrattate” si sono inventati i “diritti edificatori” spostabili da un’area all’altra e, con l’iscrizione in un apposito registro, trattabili tra i privati. L’edizione aggiornata de : “Le mani sulla città”.
Vi è un ulteriore rischio : nell’attuale situazione di riduzione dell’utile d’impresa e di scarsa liquidità , ad avere interesse a costruire è, soprattutto, chi dispone di capitali non proprio “puliti”. Sappiamo da tempo che le infiltrazioni malavitose in Piemonte hanno trovato nell’edilizia il loro cavallo di Troia.
Infine vogliamo sottolineare che adottare come “normale” l’uso del regime delle deroghe previsto dalla Legge 106/2011, con un’apposita deliberazione di indirizzo , fa sì che lo si renda, di fatto, alternativo allo strumento delle varianti al Piano Regolatore, facendo così cadere quel poco di partecipazione e di controllo democratico che i cittadini possono esercitare tramite le osservazioni. Accettare o meno il ricorso a questi meccanismi è una scelta politica. Il Consiglio Comunale non ha alcun obbligo di far ricorso allo strumento della” valorizzazione” delle aree, né tantomeno di adottare “criteri generali” che finirebbero per condizionare pesantemente le scelte future. La deroga ai normali strumenti di gestione urbanistica dovrebbe avere alla base solo l’interesse pubblico (non limitato alla riqualificazione dell’area o al versamento di oneri, ma ad esempio nel caso di pericolo) e l’eccezionalità dell’intervento.
Quello che, a nostro parere, serve alla Città è ben altro. I consiglieri, delegati dai cittadini a rappresentarli, ma anche soggetti alla responsabilità che questo comporta, dovrebbero aprire, con tutti i mezzi a disposizione, un dibattito sul futuro urbanistico di Pinerolo. Sono necessarie chiare, indipendenti e ulteriori indagini conoscitive, incontri con la popolazione (anche, e soprattutto, nei quartieri sede di stabilimenti in dismissione) per conoscere i bisogni reali dell’area, confronto con altre esperienze , concorsi di idee, coinvolgimento delle scuole. Occorre elaborare insieme il progetto di una città inserita in un mondo che sta cambiando, anche come conseguenza della crisi in atto . Ciò ci induce, diversamente che nel passato, al risparmio di suolo e alla riqualificazione dell’esistente da attuare con scelte attente e partecipate. Non si può rispondere al nuovo con le vecchie politiche.
Il futuro, che ci piaccia o no, sarà necessariamente altro.
Chiediamo perciò all’Amministrazione di non adottare la deliberazione relativa alle linee guida per lavalorizzazione delle aree industriali in dismissione avviando invece il confronto con i cittadini per la revisione del P.R.G.C.
 Salviamo il paesaggio. Difendiamo i territori.
Osservatorio 0121

Pinerolo 18 ottobre 2012
Andrea Chiabrando: 
Buongiorno,
vi ringrazio per il prezioso contributo.
Mi pare che le posizioni che abbiamo pubblicamente espresso fin dall'inizio del bibattito siano in linea con quanto da voi sottolineato.Vi allego in proposito la lettera da noi inviata al Consiglio e vi rimando al link sul nostro sito per tutto il materiale. http://www.progettopinerolo.it seguendo poi i link da post Valorizzazioni
Cordiali saluti,
Andrea Chiabrando

Luca Barbero:
Due brevissime riflessioni. Non avendo la Regione Piemonte adottato nessun provvedimento normativo o legislativo entro i termini contenuti nell’art. 5 della 106-2011 mi sembra indiscutibile che l’applicazione della deroga dovrebbe avvenire solamente ai sensi dell’art. 14 del testo Unico sull’edilizia n. 380 e quindi in quei casi dove si manifesti un interesse pubblico.  Stabilire in modo oggettivo però cosa significhi interesse pubblico diventa non facile. Nella prima parte della lettera si evidenzia come le scelte urbanistiche degli ultimi anni a Pinerolo siano state dettate da un non meglio identificato partito trasversale del cemento. Essendo io stato segretario del PDS-DS dal 1998 al 2007, e quindi per buona parte degli ultimi mandati amministrativi, vorrei che mi venisse spiegato meglio cosa intendete per partito trasversale del cemento e chi ne sarebbero i “titolari” passati e presenti. Alla fine, anche se per ragioni in parte diverse, condivido però che, probabilmente, sarebbe preferibile non deliberare nulla sull’applicazione o sull’applicabilità di quanto contenuto nella 106 e condivido anche che sarebbe opportuno aprire un confronto ampio sul futuro urbanistico di Pinerolo. 
Luca Barbero

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