Torniamo ad occuparci dell'area TURK. Torniamo ad occuparci di
urbanistica perché a nostro parere "(...)
L’urbanistica può rappresentare un indicatore utile ad
individuare gli scopi, gli indirizzi, il “progetto generale” che
guida e determina il carattere di una amministrazione locale".
Ricordando che la definizione urbanistica e architettonica dell'area TURK era stata
affidata alla “regia pubblica”, insieme alle associazioni ambientaliste di Pinerolo già lo scorso anno auspicavamo si concretizzasse un progetto
nel quale risultasse evidente l'aspetto della “pubblica l'utilità”.
Ci chiedevamo quindi se quanto previsto dalla normativa che
regola quell'area ( la cosiddetta "Variante ponte" approvata dalla precedente amministrazione) si inserisse in una visione organica della città e se rispondesse alle reali esigenze della comunità: l'attuale piano
regolatore consente infatti di edificare in quell'area ben 869 vani
residenziali, oltre a superfici commerciali. Non solo, ma proprio con
fine evidente di agevolare l'edificazione dell'area, si è reso
possibile anche la demolizione dello storico edificio detto “follone”,
più noto come “il TURK”, edificio che incarna parte essenziale della memoria storica della città, edifico lasciato colpevolmente diventare "rudere". (puoi leggere qui)
Gli articoli comparsi ultimamente sulla stampa locale hanno riportato il tema dell'area TURK alla ribalta. Anche la sezione pinerolese di ITALIA NOSTRA, presidente Maurizio Trombotto, ha rilasciato un comunicato nel quale ha posto in seria discussione la validità, la sostenibilità, la cultura", espressa del progetto urbanistico edilizio che incombe sull'area TURK così dichiarando:
"(...) Riproporre
come paradigma urbanistico uno sviluppo edilizio fatto di opere (la
strada, il ponte sul Lemina, gli argini) che forzano un'area a
ricevere molta più volumetria di quanta la città ne può ospitare,
è reiterare gli errori del passato.(...)"
Di seguito un collage degli articoli pubblicati da "Eco del Chisone " e "Vita Diocesana"
Da tutto questo sono sorte altre domande che vorremmo porre alla comunità e alla sua amministrazione. A seguire le domande contenute nella nostra riflessione, riportiamo anche il testo integrale del comunicato di ITALIA NOSTRA pinerolese.
Associazione "Rita Atria" Pinerolo: "PUBBLICO INTERESSE E
SPECULAZIONE EDILIZIA NELL’AREA DEL TURCK "
A chiosa dell’articolo
pubblicato da “Eco del Chisone” due settimane or sono riguardante
l'area del Turk, il sindaco di Pinerolo Luca Salvai prospettava
l'avvio di una procedura d’esproprio dei terreni necessari alla
realizzazione della strada di accesso all'area stessa. L’esproprio
in questione, lo ricordiamo, favorirebbe i soggetti privati ( gli
attuatori dell’intervento immobiliare) nella lottizzazione
dell’area al fine di realizzare 869 vani di nuova residenza. Poiché
l’esproprio è uno strumento che la pubblica amministrazione
utilizza in casi eccezionali, e per palese e dimostrato "interesse
pubblico", sorgono spontanee alcune domande:
a) Dov'è l’interesse
pubblico nell'aggiungere così tanti alloggi in una città che già
oggi ne conta circa 2000 in affitto o in vendita?
b) Di quanto si
svaluterebbe ulteriormente il valore degli immobili dei pinerolesi
con l’immissione sul mercato di così tanti nuovi alloggi?
c) Come peggiorerebbe la
viabilità in Corso Piave, tenuto conto che ogni famiglia che si
dovesse insediare in quell’area comporterebbe mediamente l’aggiunta
di 2 auto?
d) Conseguentemente, di
quanto degraderebbe la qualità dell’aria, stante la sostituzione
dell’attuale "foresta" e dell'adiacente prato (il prato
ha 10.000 mq di superficie) presenti ora nell’area, con tutte
quelle nuove auto?
e) Quale impatto
ambientale avrebbe sulla città l'imponente cantiere necessario per
rimuoveredistruggere "la foresta", gli edifici esistenti, e
per realizzare i nuovi condomini?
f) Che fine hanno fatto i
buoni propositi dell'amministrazione, anche per dare una concreta
risposta alle istanze del movimento “Fridays for Future”, di
agevolare la ristrutturazione dell'esistente anziché di favorire la
costruzione di nuovi edifici?
I contenuti dell'articolo "Non siamo noi gli speculatori", pubblicato la scorsa settimana dallo stesso settimanale "Eco del Chisone", portano poi a formulare altre domande a partire dalla considerazione che anche nell'articolo citato la questione del "pubblico interesse " pare essere posta in dubbio pure dal parroco del Murialdo, Manuel Monti, parrocchia i cui terreni sarebbero fra quelli coinvolti nell’esproprio:
I contenuti dell'articolo "Non siamo noi gli speculatori", pubblicato la scorsa settimana dallo stesso settimanale "Eco del Chisone", portano poi a formulare altre domande a partire dalla considerazione che anche nell'articolo citato la questione del "pubblico interesse " pare essere posta in dubbio pure dal parroco del Murialdo, Manuel Monti, parrocchia i cui terreni sarebbero fra quelli coinvolti nell’esproprio:
g) Quale interesse
pubblico sarebbe quello che”, per permettere a privati la
costruzione di nuovi condomini, mette in pericolo gli impianti
sportivi esistenti nell’area parrocchiale, impianti di elevato
valore sociale giacché su quelli “(…) gravitano circa seicento
giovani a cui si aggiungono coloro che frequentano la parrocchia)
h) Se la motivazione
dell’esproprio si basa sulla necessità di realizzare una strada
per alleggerire il traffico in quella zona allora, per maggior
coerenza, non sarebbe più semplice impedire la realizzazione di così
tanti condomini, giacché non solo questi vanificherebbero il
risultato auspicato ma addirittura aggraverebbero la situazione della
viabilità rispetto a quella attuale?
i) Infine la domanda che
a questo punto si impone: stante l’enorme offerta di alloggi in
affitto / vendita presenti già in città, chi potrebbero essere i
"veri speculatori" di cui al titolo del suddetto articolo?
Comunicato di ITALIA NOSTRA, sezione "Ettore Serafino":
"Riguardo alle recenti notizie di stampa
che riferiscono delle difficoltà che incontrano i proprietari
dell’area comunemente detta del Turck, nell’acquisizione delle
superfici necessarie ad urbanizzare compiutamente la medesima area,
come Sezione pinerolese di Italia Nostra non possiamo che vedere
confermate in tale circostanza, i dubbi, le riflessioni e le proposte
che da anni portiamo avanti.
Come dicevamo nella pubblicazione a supporto del concorso di idee
i cui progetti regalammo alla città, il Turck e la sua area
resistono, sebbene inerti, da più di 40 anni a tutti i tentativi di
trasformazione urbanistica di matrice puramente espansiva, non ultimo
a quello proposto.
Questo poiché l'area compresa fra il Lemina ed il Moirano è un
vuoto urbano troppo grande da colmare per Pinerolo ma è anche troppo
denso di valenze storiche ed ambientali per poter essere facilmente
cancellato.
L'idea che una strada, quella solo disegnata
- non pianificata - nella Variante Ponte, fuori dal comparto
edificabile del Turck e senza perequazione possa essere realizzata
dai relativi proponenti, è un errore di sintassi urbanistica
facilmente prevedibile. E lo sarebbe ancor di più l'esproprio, in
quanto non supportato da un adeguato vincolo ad esso preordinato
peraltro inaccettabile ove venisse attuato a carico della fiscalità
di tutti i cittadini.
La questione non è solo viabilistica ma di sostanza; la bretella
parallela alla ferrovia non risolve il problema del traffico,
limitandosi a spostarlo, e non incide sull'eccessiva capacità
edificabile.
Riproporre come paradigma urbanistico uno
sviluppo edilizio fatto di opere (la strada, il ponte sul Lemina, gli
argini) che forzano un'area a ricevere molta più volumetria di
quanta la città ne può ospitare, è reiterare gli errori del
passato.
Preso atto di questo ennesimo fallimento, occorre come più volte
detto, ripianificare l'area all'interno della prossima Variante,
riducendo le cubature evitando torri incongrue, frazionando i
comparti attuativi, stralciando il commerciale a favore
dell'artigianato di servizio e recuperando il Follone nel suo
complesso. Tutto ciò senza costosi argini, ponti e strade che
servirebbero solo a spostare il problema del traffico.
Nel
frattempo, fiduciosi, confidiamo nella solida cortina dell'ex
Merlettificio che, pur sfregiata dalla incuria, ci ripara dalla
consueta urbanistica della quantità."
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