mercoledì 23 gennaio 2013

Intercettazione di 'ndrangheta: "Spariamo in bocca a Tizian"


Nelle settimane trascorse, si sono svolti diversi incontri del presidio "Rita Atria" con gli studenti del Liceo "M. Curie" di Pinerolo. Fra i temi del prossimo incontro, che si svolgerà sabato 26 gennaio, ci sarà proprio quello de "Le mafie al Nord". 



Nell'articolo che riportiamo emerge la pericolosità di queste presenze e il ruolo fondamentale che svolge "la conoscenza", anche  attraverso il mezzo dell'inchiesta giornalistica, per il contrasto culturale di questi fenomeni. 

La nostra solidarietà a Giovanni Tizian, il giovane giornalista che ha avuto il merito di accendere i riflettori sulla presenza delle mafie anche in Emilia Romagna


Fonte: LA STAMPA

La minaccia contenuta in una telefonata registrata nell'ambito dell'inchiesta sulle slot machine in Emilia Romagna, che oggi ha portato 29 arresti in tutta Italia ed al sequestro di beni per quasi cento milioni di euro

"Spariamo in bocca a Tizian". 
La minaccia di morte nei confronti di Giovanni Tizian, giornalista della Gazzetta di Modena e collaboratore di Repubblica e l'Espresso, è emersa da un'intercettazione realizzata nell'ambito dell'inchiesta "Slot-machine" contro la 'ndrangheta calabrese. L'operazione, condotta dalla guardia finanza di Bologna, ha svelato un giro di video slot machine truccate e di gioco online (diffuso su territorio italiano ed estero) gestito da appartenenti alla criminalità organizzata.

A dirigere l'attività illecita era, dalla provincia di Ravenna, un elemento di spicco della 'ndrangheta. Le fiamme gialle dall'alba hanno iniziato a eseguire in tutta Italia 29 ordinanze di custodia cautelare (l'accusa è associazione a delinquere) e mettendo sotto sequestro beni per oltre 90 milioni di euro.
Il nome di Tizian è emerso dalla telefonata fra il presunto capo della banda, Nicola Femia e l'imprenditore Guido Torello; il primo si lamenta degli articoli che Tizian aveva cominciato a scrivere sulla "Gazzetta di Modena" evidenziando i legami di Femia con la criminalita' organizzata calabrese. "O la smette o gli sparo in bocca", dice Torello. Da quella chiamata, gli inquirenti decidono di mettere sotto tutela il giornalista.

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