La "maturità" in alcuni giovani di questo Paese, in quest'anno con tanti "senza", ancor col bisogno di fare "cento passi".
Siamo giunti alla seconda "notte prima degli esami" nel tempo della pandemia. Che sia l'ultima! Per coloro che sono giunti alla soglia delle sessanta primavere, vi sono prossimi o l'hanno da poco superata, queste notti continuano ad avere il sapore lontano de "la notte prima degli esame" descritta nella celebre canzone di Antonello Venditti. Inutilmente, anche "sessantenni", proviamo ad immaginare le notti delle giovani e dei giovani d'oggi, forse trincerandoci dietro la comoda scusa che tanto "sono così diversi da noi". Che la pandemia non sia servita a migliorare le comunità, quanto piuttosto a fortificare egoismi ed aumentare diseguaglianze, è un dato di fatto su cui la Storia forse interrogherà le classi dirigenti dei nostri giorni. Dal mondo della Scuola, uno dei gangli essenziali di una comunità, dai giovani protagonisti di quel mondo, giungono due notizie che a nostro parere dovrebbero far riflettere su cosa significhi veramente Scuola: su cosa deve essere "scuola", su cosa deve insegnare, sui valori che la Scuola deve esprimere e trasmettere, del bisogno ancora impellente -anche in alcuni giovani- di dover fare memoria di quei "cento passi" che un giovane siciliano, Peppino Impastato, giovane per sempre, ha provato a fare per costruire una vita diversa, migliore, per se stesso e per la comunità.
La prima notizia: Giorgia Lo Schiavo, diciottenne studentessa di Bari, di cui L'ESPRESSO n. pubblica una sua riflessione sulla maturità.E in quella riflessione come non cogliere il nesso con la "maturità" a cui tutti saremmo chiamati ad affrontare, come cittadine e cittadine, come parti di una comunità: "(...)siamo Scuola quando e dove siamo insieme e insieme costruiamo, ragioniamo, pensiamo il futuro, accudendo i nostri sogni e coltiviamo i nostri sogni e coltivando la speranza; siamo Scuola quando capiamo che responsabilità è prendersi cura gli uni degli altri, e lottare, tenaci, per cambiare il presente (aveva ragione la mia professoressa che, mentre spiegava gli anni '70, ha detto: la storia di uno Stato è la storia dei cittadini e l'unico modo per cambiarla è il loro impegno).
La seconda notizia:i "centopassi del Maurolico". Il coro del liceo classico di Messina offre un segno tangibile di memoria viva, interpretando in maniera originale ed emozionante la canzone composta dai Modena City Ramblers per il film che ebbe il grande merito di far scoprire la figura di peppino Impastato. "L'emozione più grande è stato il messaggio della nipote di Peppino Impastato. Ci ha chiesto di poter condividere il video e di andare a ripetere la canzone nella casa di Cinisi dedicata alla memoria di Impastato. Un ringraziamento ai ragazzi del Maurolico è giunto anche da parte di Claudio Fava (figlio di Beppe Fava) fra gli sceneggiatori del film ed ora è presidente della Commissione antimafia della regione Sicilia: "(...) un grazie a tutti coloro che si impegnano lontani dalla solita retorica dell'antimafia a mantenere vivo il ricordo di chi la mafia l'ha combattuta sul serio. (...) Troppe volte, infatti, nel ricordo delle tante- troppe- vittime della mafia tendiamo a focalizzarci sull’atto finale. Sulle efferate dinamiche degli omicidi e degli attentati. Io credo, invece, che occorra sempre di più ricordarne la vita. Ricordare l’impegno e le azioni. Perchè queste sono il lascito più importante che abbiamo. Il vostro lavoro, la gioia nel realizzarlo che traspare, è qualcosa di più di un semplice tributo.(....)".
Giorgia Lo Schiavo, 18 anni, studentessa del liceo Gaetano Salvemini di Bari. Fonte: Blog
ilgranteatrodelmondo2.weebly.com ORIPRODUZIONE, articolo pubblicato su L'ESPRESSO
La nostra maturità in questo anno senza"
"Non voglio sapere che
giorno è: il tempo corre e io non so fermarlo. Manca poco alla
maturità, di questo sono certa: lo dicono i libri aperti davanti ai
miei occhi, spalmati sulla scrivania fra le bozze dell'elaborato che
ho preparato per la prova orale. Il ruolo della scienza nella
costruzione della pace, con uno sguardo al Cern di Ginevra. E Daniele
Del Giudice, autore di un romanzo straordinario ambientato proprio
nei laboratori scientifici di Ginevra, l'atlante che Italo Calvino
avrebbe sicuramente amato, un romanzo portatore di una nuova poetica
dello sguardo (c'est le regard qui fait le monde) e del rispetto
per le cose. Un testo che racconta una sfida meravigliosa: sforzarsi
di vedere in un tempo in cui le cose stanno scomparendo, non troppo
diverso da questo nostro presente (passato, speriamo) impazzito fatto
di non luoghi virtuali. È un esperimento che forse un po' assomiglia
al modo in cui abbiamo fatto scuola in questo nostro ultimo anno,
impegnandoci ad esserci in assenza di corpi, banchi, sedie, baci,
corridoi, gite, abbracci, panini mangiati di nascosto mentre la prof
disperata spiega Seneca.
Di quest'anno difficile
costruito con molti “senza” non voglio dimenticare nulla, perché
tutto è stato prezioso, persino il buio (è dal buio che dobbiamo
ripartire per ricostruire cosa si è spezzato, cosa non ha funzionato). Mentre la politica metteva la scuola (e l'università)
all'ultimo posto del la lista delle priorità, noi abbiamo continuato
a camminare: si tratta di vivere il tempo che ci è dato vivere con
tutte le sue difficoltà, ha scritto Aldo Moro.
Porto via con me una
lezione importante, forse la più preziosa di tutte:siamo Scuola
quando e dove siamo insieme e insieme costruiamo, ragioniamo,
pensiamo il futuro, accudendo i nostri sogni e coltivando nostri sogni
e coltivando la speranza; siamo Scuola quando capiamo che
responsabilità è prendersi cura gli uni degli altri, e lottare,
tenaci, per cambiare il presente (aveva ragione la mia professoressa che, mentre spiegava gli anni '70, ha detto: la storia di
uno Stato è la storia dei cittadini e l'unico modo per cambiarla è
il loro impegno).
E poi porto via anche con
me il senso di smarrimento, la paura, la rabbia e la tristezza. La
difficoltà di provare a progettare il domani quando pensi che ti sia
stato tolto tutto e non esiste un colpevole, l'affetto inestimabile
nascosto nei «Ti capisco», «Mi sento proprio così», il tentativo
di esercita re la prossimità nella lontananza. I quattro
ultimi-primi giorni di scuola che ci sono stati concessi, tutti i
momenti nostri in cui ci siamo riconosciuti dietro le mascherine, col
nostro bagaglio di speranze e timori.
Ma finirà, e noi
andremo. Guarderemo questo groviglio di emozioni con un po' di
tenerezza e lo metteremo in tasca. Piange remo un po', perché
salutare i ricordi fa questo effetto. E poi lì, sulla soglia, ci
guarderemo negli occhi, compagni per l'ultima volta e per sempre, col
mondo fra le dita. C'è una poesia di Apollinaire che parla
della paura di volare, del momento prima della partenza in cui il
nodo in gola appesantisce il corpo. È l'attimo prima di crescere,
credo: "Avvicinatevi all'orlo", disse. / "Non
possiamo, abbiamo paura." / "Avvicinatevi all'orlo." /
"Non possiamo, cadremo giù." / "Avvicinatevi
all'orlo." / Si avvicinarono... lui li spinse. E volarono».
Non voglio dimenticare
nemmeno questa paura qui, il momento in cui siamo diventati grandi
per davvero. Colleghi, amici, compagni, insegnanti (persino e
soprattutto): adesso tocca a noi.
I "centopassi"del Maurolico, il linguaggio della musica per educare alla
legalità: “L'emozione più grande è stato il messaggio della nipote di Peppino Impastato. Ci ha chiesto di poter condividere il video e di andare a ripetere la canzone nella casa di Cinisi dedicata alla memoria di Impastato”.
I "centopassi"del Maurolico
Fonte: MESSINA TODAY:
“L'emozione più grande è stato il
messaggio della nipote di Peppino Impastato. Ci ha chiesto di poter
condividere il video e di andare a ripetere la canzone nella casa di
Cinisi dedicata alla memoria di Impastato”.
Il video è quello degli studenti del liceo classico Maurolico. Si
intitola "I cento passi" ed è tratto dal brano dei
Modena City Ramblers. A parlare invece è l'anima di questo coro,
Agnese Carrubba, musicista e maestra da quattro anni dell'ormai
celebre coro del liceo classico messinese che quest'anno ha voluto
porre l'accento sul valore della legalità, la stessa che si coltiva
a scuola, obiettivo primario per la formazione dei giovani. A due giorni dalla pubblicazione, ha già
ottenuto oltre ventimila visualizzazioni. Emoziona e racconta la
storia di Peppino Impastato, vittima di mafia.
“E' stata davvero una delle esperienze più belle
da quando lavoro con i ragazzi del Maurolico - spiega Agnese Carrubba
a MessinaToday - e certo non possiamo dire che anche prima non ci
siamo presi le nostre soddisfazioni. I ragazzi non studiano musica al
liceo ma il coro è una istituzione da vent'anni. Lo scorso anno
abbiamo festeggiato infatti il ventennale con i tre direttori che si
sono susseguiti da quando è nato. E' stato un grande concerto con
oltre cento coristi che hanno rappresentato la storia del Maurolico.
Io sono l'ultima arrivata ma abbiamo già fatto tante grandi cose
insieme. Due anni fa abbiamo vinto il primo premio Gef a Sanremo e da
lì abbiamo continuato il nostro percorso. Purtroppo il Covid ci ha
fermati nelle lezioni in presenza ma questo video è la prova
che l'arte trova altre strade per farsi largo anche davanti a mille
difficoltà. Da casa abbiamo sempre continuato a lavorare. Io creo
l'arrangiamento, le voci guida, e loro mi mandano le registrazioni
fatte con il telefonino. Poi la straordinaria Deborah Bernava,
che ha curato anche la regia, riesce a montare il tutto con grande
maestria”.
Ma come nasce l'idea dei Centopassi? “Nasce su
input della dirigente Giovanna De Francesco che da tempo, con la
'storica' coordinatrice del progetto Silvana Salandra, mi
sollecitava a lavorare sul tema della legalità. Ci ho pensato e
ripensato ma niente come questo ragazzo che ha sacrificato la
sua vita all’impegno sociale e civile mi è sembrato più
vicino a nostri giovani. Ho visto il film e ho scritto quasi di getto
56 pagine di arrangiamento corale e percussioni legati a suoni della
scuola. La parte ritmica che sentite nel video è fatta tutta di
suoni legati proprio al mondo della scuola. Matite, gessetti
alla lavagna, pugni battuti sui banchi. E le voci. Quelle in coro che
mi danno sempre più soddisfazioni. Ho chiesto l'autorizzazione alla
dirigente a fare le riprese tra i banchi di scuola e, a piccoli
gruppi, mantenendo tutte le misure di precauzione legati al Covid,
abbiamo fatto le riprese”.
Ma l'emozione più grande è stata proprio quella di
sentirli cantare. “Sì, cantare con tale sincerità è la cosa che
mi emoziona di più - continua Carrubba - Si sono sentiti
subito dentro il tema. Vestiti anni Settanta, cercando negli
armadi dei genitori per ricostruire quel periodo anche scenicamente.
E l'emozione è contagiosa. Il video è stato condiviso
dagli stessi Modena City Ramblers nelle loro pagine. La nipote
di Peppino Impastato mi ha contattata chiedendo di poter pubblicare
il video e invitandoci a cantare nella loro casa della memoria. Ma ci
ha scritto anche la sottosegretaria del ministero dell'Istruzione
Barbara Floridia e Claudio Fava, il presidente della commissione
parlamentare antimafia”.
Le parole di Claudio Fava resteranno nel cuore anche
di tutti i ragazzi che hanno partecipato al progetto ed è un
messaggio che vale la pena riportare perché è un grazie a tutti
coloro che si impegnano lontani dalla solita retorica dell'antimafia
a mantenere vivo il ricordo di chi la mafia l'ha combattuta sul
serio. “Ho avuto modo di
ascoltare e vedere il lavoro realizzato dalle alunne e dagli alunni
del vostro istituto - scrive il deputato - Dico subito che sono stato
colpito, piacevolmente, dall’ottimo livello di quanto da voi
realizzato. Un lavoro non scontato e non banale che evidenzia una
competenza artistica notevole. Nella sceneggiatura de “i cento
passi” c’era la volontà di far emergere la vita di Peppino
Impastato, non la storia della sua morte ma la storia della sua vita.
Delle profonde ragioni politiche, etiche, civili che hanno
caratterizzato il suo impegno e che sono il motivo per cui la mafia
ha deciso il suo omicidio. Troppe volte, infatti, nel ricordo
delle tante- troppe- vittime della mafia tendiamo a focalizzarci
sull’atto finale. Sulle efferate dinamiche degli omicidi e degli
attentati. Io credo, invece, che occorra sempre di più ricordarne la
vita. Ricordare l’impegno e le azioni. Perchè queste sono il
lascito più importante che abbiamo. Il vostro lavoro, la gioia
nel realizzarlo che traspare, è qualcosa di più di un semplice
tributo. Rappresenta una generazione nuova che ha colto
l’insegnamento, anche gioioso, di Peppino. Per questo è un lavoro
prezioso, che celebra la vita di Impastato e rappresenta la speranza
di questa terra di Sicilia”.
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