martedì 5 maggio 2020

"Tagliano i fili. Ma noi non siamo marionette".

"Tagliano i fili. Ma noi non siamo marionette". 

Torniamo ad occuparci di gestione del territorio poiché, a nostro parere, questo può rappresentare un indicatore utile ad individuare gli scopi, gli indirizzi,  il “progetto generale” che guida e determina non solo il carattere di una amministrazione locale ma anche della sua comunità. 

Quel che sta avvenendo in Val Pellice, la rimozione della linea aerea sul tratto ferroviaria Pinerolo-Torre Pellice, pare contraddica i buoni propositi che oggi sentiamo sbandierare, anche piuttosto retoricamente. "Niente dovrà essere come prima" si va proclamando, anche e sopratutto nei confronti delle azione che si compiiono verso l'Ambiente. Eppure, l'evidenza dei fatti mostra evidenti contraddizioni: cosicché, nella nostra vale si procede a rimuovere il servizio ferroviario quando "il treno" viene universalmente riconosciuto essere il mezzo di trasporto più ecologico in assoluto, ancor meglio se inserito in un sistema sinergico ( ad esempio, con la bicicletta) e con un sistema  strutturato ed efficiente.


L'iniziativa è partita da Legambiente Val Pellice, entrata in azione con il primo flash mob sulla linea ferroviaria sospesa Pinerolo-Torre Pellice. Un segno di protesta contro la rimozione della linea aerea, con lavori iniziati il 23 aprile a Bricherasio. Da parte loro, la Regione Piemonte e Rfi (Rete Ferroviaria Italiana, ex ferrovie dello Stato) hanno dichiarato trattarsi un semplice intervento di manutenzione al fine di evitare furti. Ma il comitato TrenoVivo Val Pellice e Legambiente l’hanno letto quei lavori come un vero e proprio smantellamento di una struttura, la linea aerea elettrificata, ovviamente essenziale per il ripristino del servizio. Due attivisti hanno così esposto sui binari, nei pressi della stazione di Luserna San Giovanni, lo striscione “Tagliano i fili. Ma noi non siamo marionette!”. Sono previste altre iniziative simili da attivisti che abitano nei pressi dei binari della tratta.

In difesa della tratta si è schierata anche l’associazione Ferrovie Piemonte che ha diffuso una nota in cui sottolinea i vantaggi del treno: il contratto formalmente in essere prevede, ad esempio, che i pendolari possano recarsi da Torre Pellice a Torino Porta Susa in 60 minuti, impiegando quindi molto meno tempo rispetto al servizio bus o dell’accoppiata treno-bus. Viene poi  contesta l’ipotesi di realizzare una bus-via sul sedime ferroviario, che dovrebbe convivere con una pista ciclabile. 

Le associazione ambientaliste contestano quindi la scelta di rinunciare al treno, denunciando quello che sembra un evidente paradosso: “I sindaci accettano di rinunciare ad un’opzione di servizio pubblico senza una reale alternativa e senza dati e scenari sulla mobilità del territorio». 

Nei giorni della pandemia provocata dal "coronavirus" pare davvero inconcepibile che si debba rinunciare ad un servizio, quello ferroviario, il quale consente il trasporto di un numero di utenti maggiore di qualsia altro mezzo, in sicurezza e con maggiore sostenibilità ambientale

Invitiamo a riflettere con due info-grafiche che sintetizzano i termini della questione 

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Le associazioni ambientaliste del terrotorio, capofila legambiente Val Pellice, hanno pertanto rivolto agli amministratori l'invito ad un confronto al fine di comprendere quali saranno le azioni che la valle intera potrà promuovere per difendere un servizio, il trasporto pubblico assicurato dalla ferrovia, il cui contratto  è stato già sottoscritto fra regione Piemonte e RFI 





1 commento:

  1. Vien da chiedersi come sia possibile che nella pianura con l'atmosfera meglio condita d'Europa tra SO2, polveri sottili (quest'ultime tra l'altro ottimi substrati per i virus), NOx, ..., si decida di cancellare una linea ferroviaria che, se gestita come tram in forza di linee guida già esistenti (manca solamente un decreto attuativo) potrebbe contribuire a togliere dalla strada non solo qualche migliaio di auto ma anche 2x55 autobus che giornalmente intralciano la medesima strada a vantaggio in primis di chi continuerebbe a viaggare in auto in quelle zone.

    Dando per scontato che i decisori vivano in pianura padana la risposta ha probabilmente origini ancestrali che etologi ed antropologi potrebbero ben giustificare su basi evoluzionistiche e che, a ben vedere, hanno effetti comportamentali anche in altri ambiti del vivere sociale.

    Così come ad esempio è poco probabile che, abitando in una lurida bidonville, nasca l'interesse a tener lindo e pulito il tratto di stradina sterrata antistante la propria topaia, analogamente è assai poco probabile che, vivendo immersi per l'appunto nella pianura con l'atmosfera più inquinata d'Europa, si senta la necessità di decidere di ridurre in una piccolissima zona di detta pianura gli inquinanti atmosferici ripristinando l'infrastruttura a minor impatto ambientale
    per quanto riguarda i trasporti ovvero il "ferro su ferro" con motori elettrici.

    Questo modus operandi umano porta però a ritenere che, allorquando gli effetti del riscaldamento globale si faranno seriamente sentire anche in Italia, oltre alla linea ferroviaria Pinerolo - Torre Pellice torneranno ad esser operative decine di altre linee incredibilmente chiuse in questi ultimi anni di relativo Bengodi.

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