venerdì 19 giugno 2015

Un impresentabile di "casa nostra" a Moncalieri?

Un "impresentabile" candidato di "casa nostra", della nostra regione, eletto nell'ultima tornata elettorale a Moncalieri? Il contenuto dell'articolo che ha portato alla luce la vicenda è tale che dovrebbbe fare riflettere non solo il partito che ha presentato il candidato, il PD,  ma anche la cosiddetta società civile  che si dimostra ancora una volta "inutile sentinella", incapace di pretendere qualità, eccellenza, onorabilità, nella "formazione e selezione" della classe dirigente ( non solo politica) della nazione.
Il Sen. Elvio Fassone  in una intervista rilasciata alcuni mesi orsono al giornale Pinerolo Indialogo (qui l'articolo) rifletteva, fra le altre cose, sulla classe politica:“(…) La classe politica non è mai all’altezza. Purtroppo infatti la politica non riesce ad attrarre chi dovrebbe. (…)”.
Eppure, quando si  formano liste elettorali e nomine per qualsivoglia incarico pubblico, a nostro parere basterebbe seguire la "lezione" di Paolo Borsellino per comincare ad operare una necessaria "scrematura"!... 
Ce la ricordiamo quella "lezione"?:


 "L'equivoco su cui spesso si gioca è questo: si dice quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. E no! questo discorso non va, perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire: 'Beh! Ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest'uomo è mafioso'. Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto. Ma dimmi un poco, ma tu non ne conosci di gente che è disonesta, che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, però c'è il grosso sospetto che dovrebbe, quantomeno, indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituenti reati." Paolo Borsellino 


fonte : La Repubblica

Un consigliere "impresentabile"imbarazza il Pd a Moncalieri

Mario Nesci, imprenditore edile, è parente e amico di importanti boss della ‘ndrangheta di cui secondo i giudici potrebbe essere stato anche "consulente politico"




Il Pd che vince alle elezioni a Moncalieri, e già vacilla per le rese di conti interne, si ritrova anche il problema di un candidato "impresentabile". Dopo la nomina del giovane Giuseppe Messina ad assessore all'Istruzione e Sport, è infatti subentrato in Consiglio comunale il primo escluso, Mario Nesci, 527 preferenze. Nesci che si è appena dimesso da presidente del Consiglio comunale di Ciminà, cuore della Locride, in Calabria. Imprenditore edile a Moncalieri, è noto ai magistrati di Reggio Calabrliberaia per la parentela (e la vicinanza politica) con Nicola Nesci, arrestato nell'ottobre 2012 nella monumentale indagine "Saggezza" che ha svelato l'esistenza di una struttura organizzativa utilizzata dalle ‘ndrine del mandamento jonico, la "Corona", e i contatti con i massimi vertici della massoneria.

Nicola Nesci, per i magistrati calabresi, è "maestro di Corona e capoconsigliere" e vanta una discreta carriera anche tra i grembiulini: l'uomo, scrivono i magistrati, «è Maestro segreto di 31° grado", nonché «Presidente della camera di 4° grado». Ed è «legato a tre soggetti, tre "fratelli" massoni, uno dei quali, Giuseppe Siciliano, finito agli arresti perché ritenuto un uomo del clan di Ardore.

Fin qui, solo la parentela. Ma basta sfogliare le duemila pagine dell'inchiesta di Reggio per trovare molti, forse troppi, riferimenti anche a Mario Nesci, classe 1948, cugino di Nicola, con una passione per la politica che risale al 2006 quando nelle piazze di Ciminà si cominciava a discutere di una discesa in campo del "locale" guidato dalla famiglia Nesci-Spagnolo. «Il capo cosca Antonio Spagnolo, trafficante di stupefacenti ma anche imprenditore edile, si occupa di opere pubbliche»: scrive il magistrato di Reggio Calabria. Si rende a quel punto necessario controllare l'amministrazione comunale. «In questo contesto si inserisce la candidatura di Nicola Nesci: un ''azzardo'' rispetto alle regole di ‘ndrangheta, ma che inizialmente non appare un rischio per il sodalizio, perché maturato in un clima di assoluta serenità. Come dimostrano le conversazioni con il cugino Mario, altro candidato poi risultato eletto». «La tua disponibilità sarà importantissima" dice Mario a Nicola. «Ci vuole un'inversione di tendenza forte - aggiunge - dev'essere nel pensiero di tutti perché questo nostro paesello è un malato terminale che ha bisogno di assistenza continua". Il candidato nella lista del Pd di Montagna vive già , a quel punto, nel Torinese. Non è indagato, ma le tante conversazioni telefoniche coi parenti nella Locride lo fanno spiccare per il ruolo centrale che ha nelle trattative per la formazione della lista e negli accordi con i politici locali.

Mario e Nicola parlano, ad esempio, della necessità di trovare un accordo con Giuseppe Fudoli, ex sindaco di Ciminà e personaggio carismatico sulla scena politica locale. Mario, che fa da consigliere per l'avventura politica dei Nesci, suggerisce di coinvolgerlo nel loro disegno. Poi a ridosso delle elezioni, a marzo 2007, "scende" nel paese d'origine per dare un assetto definitivo all'intera coalizione. Le elezioni del maggio 2007 vanno bene. E Nicola Nesci comunica i risultati al cugino lontano: appena si conclude lo spoglio. «Eh! E com'è andata Nicola?". «La lista ha preso intorno ai 250 voti. Tu 24 o 25 preferenze». Mario Nesci è eletto in consiglio a Ciminà con il cugino Nicola. E dal 2012 diventa assessore. 
Nel frattempo la Procura di Reggio Calabria infligge un duro colpo all'amministrazione del piccolo paese. Durante una perquisizione i carabinieri di Locri troveranno in casa di Nicola Nesci, ordinatamente piegati e custoditi in camera da letto, i paramenti per i gradi della loggia del Grande Oriente. Dell'ex operaio forestale conoscevano i precedenti per armi e tentata estorsione, le frequentazioni con pregiudicati della zona, gli affari nel noleggio delle slot-machine e l'interesse per la politica. Ne conoscevano bene, per averlo arrestato con l'accusa di narcotraffico, anche il cognato Antonio Spagnolo, boss di Ciminà. Sapevano dei rapporti con i familiari emigrati al Nord. 
Anche la Commissione nazionale antimafia che si è pronunciata da poco sui candidati impresentabili alle i regionali, ha un riflettore acceso sulla partita politica di Moncalieri. Toccherà al nuovo sindaco trovare il modo di spegnerlo.



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