domenica 16 marzo 2014

Papa Francesco incontrerà i familiari delle Vittime Innocenti delle mafie

Il Prossimo  22 marzo 2014 sarà Latina ad ospitare la manifestazione nazionale della "XIX Giornata della Memoria e dell'Impegno in Ricordo delle Vittime Innocenti delle mafie
A Latina, anche nel ventennale dell'uccisione di don Peppe Diana, che ha pagato con la vita il coraggio della testimonianza e delle denuncia, per ricordare insieme ai familiari delle vittime innocenti delle mafie.
Per la prima volta Papa Francesco incontra i familiari delle Vittime innocenti delle mafie

Fonte : LA Stampa 

Papa Francesco contro la mafia
incontra i familiari delle vittime

Venerdì con l’associazione Libera: è la prima volta che accade
ANSA
Una condanna senza appello
Il vescovo di Mazara del Vallo, Mogavero: «Nella Chiesa resistono omertà e connivenze che infangano il sacrificio di tanti preti»

CITTA’ DEL VATICANO
Davanti al Papa i familiari leggeranno il lungo elenco delle vittime innocenti dei clan, poi Francesco prenderà la parola e la riflessione si alternerà a momenti di silenzio e preghiera. Un «martirologio» di chi ha pagato con la vita il rifiuto del potere mafioso. Bergoglio incontrerà 700 familiari delle vittime delle mafie che insanguinano l’Italia e pregherà con loro in una veglia nella chiesa romana di Gregorio VII, a poche decine di metri dall’ingresso del Perugino e dalla casa Santa Marta dove Francesco risiede. Una riflessione che è segno di unione tra cielo e terra contro la criminalità organizzata. L’incontro avverrà il 21 marzo, nella «Giornata della memoria delle vittime innocenti delle mafie» promossa da «Libera». Tutto è nato a metà gennaio da un incontro a Santa Marta. Racconta don Luigi Ciotti: «Francesco ha subito condiviso l’idea di schierare la Chiesa dove la dignità dell’uomo è calpestata». La preghiera e la prossimità a chi piange un familiare ucciso dalla mafia è la modalità scelta da Francesco per condannare i clan e costruire una cultura che metta i boss ai margini della società.  

Ha fatto storia il «grido» contro la mafia, di Giovanni Paolo II: il 9 maggio del ’93 ad Agrigento intimò ai mafiosi di convertirsi: «Verrà il giudizio di Dio». La mafia è «una strada di morte, incompatibile con il Vangelo», ha ribadito nel 2010 a Palermo Benedetto XVI, che già nel 2007 a Napoli aveva puntato l’indice contro la camorra. Chi si macchia di un omicidio e chi ad esso collabora «commettono un peccato che grida vendetta davanti a Dio» e sono «fuori dalla comunità cristiana», quindi esclusi dai sacramenti. Nel 1989 il cardinale di Napoli, Michele Giordano, inviò alle parrocchie una direttiva: no ai malavitosi come padrini di battesimo o cresima. Un esempio seguito in numerose diocesi del Sud.  

«Per l’importanza che il padrinato ha nel Mezzogiorno, l’esclusione equivale a una pubblica ignominia», sottolinea il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero. Due mesi fa l’arcivescovo di Catanzaro Vincenzo Bertolone, postulatore del martire anti-clan don Puglisi, ha riaperto la discussione sulla sanzione canonica per i mafiosi: «La mafia è contro il Vangelo: non basta la scomunica, serve un radicale cambiamento educativo e pastorale». E per i funerali dei mafiosi si può applicare il modello seguito a Roma per il nazista Priebke, cioè una benedizione privata della salma senza pubbliche esequie. 
Intanto il magistrato calabrese Nicola Gratteri ha lanciato un allarme attentati: la ’ndrangheta potrebbe reagire violentemente all’azione di pulizia di Bergoglio allo Ior, in passato usato dai clan per riciclare soldi sporchi. L’incontro con le vittime è la risposta di Francesco
«Nella Chiesa resistono omertà e connivenze con i mafiosi - evidenzia Mogavero - La mafia è un cancro che distrugge il tessuto sociale. Giustificazioni e collateralismo nelle comunità cristiane infangano il sacrificio di don Puglisi, don Diana, Livatino e tanti altri. Stenta a farsi strada la consapevolezza della pericolosità sociale di Cosa Nostra, anzi gli si è attribuito a lungo un compito di garante verso gli interessi di chi non poteva ricorrere ai poteri istituzionali». E così «in piccoli comuni persino qualche sacerdote si è prestato a dare protezione ai mafiosi». Osserva Mogavero: «Hanno paura dei malavitosi perché temono di essere vittime più o meno dirette della loro malvagità». Dopo la preghiera con il Papa, il 22 marzo sfileranno a Latina migliaia di persone contro l’illegalità: un meeting del volontariato anti-mafia nel segno di Francesco. «Nessuno potrà più fingere di non sapere».  

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