Cortometraggio disponibile per gentile concessione dell'Associazione tra i familiari delle vittime strage alla stazione di Bologna del 2 Agosto 1980.
fonte del testo: ASSOCIAZIONE TRA I FAMIGLIARI DELLE VITTIME DELLA STRAGE ALLA STAZIONE DI BOLOGNA 2 AGOSTO 1980
Il 2 agosto 1980, alle ore 10,25, una bomba esplose nella
sala d'aspetto di seconda classe della stazione di Bologna.
Lo scoppio fu violentissimo, provocò il crollo delle
strutture sovrastanti le sale d'aspetto di prima e seconda classe dove si
trovavano gli uffici dell'azienda di ristorazione Cigar e di circa 30 metri di pensilina.
L'esplosione investì anche il treno Ancona-Chiasso in sosta al primo binario.
Il soffio arroventato prodotto da una miscela di tritolo e T4 tranciò i destini
di persone provenienti da 50 città diverse italiane e straniere.
Il bilancio finale fu di 85 morti e 200 feriti.(testimonianze di Biacchesi e da
"Il giorno")
La violenza colpì alla cieca cancellando a casaccio vite, sogni, speranze.
Marina Trolese, 16 anni, venne ricoverata all'ospedale Maggiore, il corpo
devastato dalle ustioni. Con la sorella Chiara, 15 anni, era in partenza per
l'Inghilterra. Le avevano accompagnate il fratello Andrea e la madre Anna
Maria Salvagnini. Il corpo di quest'ultima venne ritrovato dopo ore di scavo
tra le macerie. Andrea e Chiara portano ancora sul corpo e nell'anima i segni
dello scoppio. Marina morì dieci giorni dopo l'esplosione tra atroci sofferenze.
Angela Fresu, la vittima più giovane della strage |
Torquato Secci, impiegato alla Snia di Terni, venne allertato dalla telefonata
di un amico del figlio Sergio, Ferruccio, che si trovava a Verona. Sergio lo
aveva informato che a causa del ritardo del treno sul quale viaggiava,
proveniente dalla Toscana, aveva perso una coincidenza a Bologna e aveva dovuto
aspettare il treno successivo.
Poi non ne aveva più saputo nulla.
Solo il giorno successivo, telefonando all'Ufficio assistenza del Comune di
Bologna, Secci scoprì che suo figlio era ricoverato al reparto Rianimazione
dell'ospedale Maggiore.
"Mi venne incontro un giovane medico, che con molta calma cercò di
prepararmi alla visione che da lì a poco mi avrebbe fatto inorridire", ha
scritto Secci, "la visione era talmente brutale e agghiacciante che mi
lasciò senza fiato. Solo dopo un po' mi ripresi e riuscii a dire solo poche e
incoraggianti parole accolte da Sergio con l'evidente, espressa consapevolezza
di chi, purtroppo teme di non poter subire le conseguenze di tutte le
menomazioni e lacerazioni che tanto erano evidenti sul suo corpo".
Nel 1981 Torquato Secci diventò presidente dell'Associazione tra i familiari
delle vittime della strage.
La città si trasformò in una gigantesca macchina di soccorso e assistenza per
le vittime, i sopravvissuti e i loro parenti.
I vigili del
fuoco dirottarono sulla stazione un autobus, il numero 37, che si trasformò in
un carro funebre.
E' lì che vennero deposti e coperti da lenzuola bianche i primi corpi estratti
dalle macerie.
Alle 17,30, il presidente della Repubblica Sandro Pertini arrivò in elicottero
all'aeroporto di Borgo Panigale e si precipitò all'ospedale Maggiore dove
era stata allestita una delle tre camere mortuarie.
Per poche ore era circolata l'ipotesi che la strage fosse stata provocata
dall'esplosione di una caldaia ma, quando il presidente arrivò a Bologna, era
già stato trovato il cratere provocato da una bomba.
Incontrando i giornalisti Pertini non nasconse lo sgomento: "Signori, non
ho parole" disse,"siamo di fronte all'impresa più criminale che sia
avvenuta in Italia".
Ancora prima dei funerali, fissati per il 6 agosto, si svolsero manifestazioni
in Piazza Maggiore a testimonianza delle immediate reazioni della città.
Il giorno fissato per la cerimonia funebre nella basilica di San Petronio, si
mescolano in piazza rabbia e dolore.
Solo 7 vittime ebbero il funerale di stato.
Il 17 agosto "l'Espresso" uscì con un numero speciale sulla strage. In copertina un quadro a cui Guttuso ha dato lo stesso titolo che Francisco
Goya aveva scelto per uno dei suoi 16 Capricci: "Il sonno della ragione
genera mostri". Guttuso ha solo aggiunto una data: 2 agosto 1980.
Cominciò una delle indagini più difficili della storia giudiziaria italiana.
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