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martedì 23 agosto 2022

Una riflessione di Marco Calliero sulla storia dei luoghi di Pinerolo. "Pinerolo merita più amore e più conoscenza"

Come gruppo "Associazione Rita Atria Pinerolo" continuiamo ad occuparci di gestione del territorio poiché, a nostro parere, questo può rappresentare un indicatore utile ad individuare gli scopi, gli indirizzi,  il “progetto generale” che guida e determina non solo il carattere di una amministrazione locale ma anche della sua comunità. Non solo: avere cura e amore per i territori è un primo fondamentale strumento per opporsi a "mafie e pensiero mafioso".

Marco Calliero “(…) Non si può più tollerare l'arroganza di coloro che, giustificandosi con la necessità di applicare una normativa, oppure di rispettare bilanci economici, oppure ancora sventolando false urgenze igieniche, hanno deciso e decidono che un luogo giunto a noi dopo secoli non valga più nulla. Questo è un autentico crimine legalizzato ai danni dell'identità del territorio, poiché l'identità è la più preziosa delle eredità tramandate da chi ci ha preceduto(…)”.

Guido Piovene ( "VIAGGIO IN ITALIA"): "(...) Si avverte frequentemente in Italia una rottura fra le tradizioni, lo sfondo e la vita di oggi, che appare perciò come vuota. La civiltà diviene quindi endemica, senza giungere più all'intelligenza e all'amore: gli abitanti assomigliano ad ospiti occasionali, senza storia, su un fondale storico. Si devono a questo,ritengo, le brutture edilizie perpetrate per speculazione,ma soprattutto per mancanza di affetto (...)".

Coordinamento Associaizoni  Pinerolesi: "Comunità significa conoscere, tutelare e valorizzare la memoria collettiva anche nelle sue espressioni materiali, ad esempio gli edifici in cui persone hanno vissuto, lavorato, hanno passato il loro tempo. Non tutto deve rimanere così come è ma nulla deve (più) andare perduto.Per questo motivo iniziamo la pubblicazione di contributi che raccontano la storia delle testimonianze, silenti, accanto alle quali passiamo senza porvi attenzione, affinché domani quel "passaggio" ci racconti di un tempo passato". 

Paolo Pileri ( : "(...) Chi si occupa di spiegare che consumare suolo è un guaio, deve fare i conti con una politica abituata a farlo consumare e a usare quel consumo per varie ragioni: consuetudine, potere, consenso elettorale, riproduzione di se stessa, compiacere altri poteri, far arrivare a fine mese il proprio Comune, buona fede, ignoranza delle conoscenze, etc.(...)"

Ringraziamo l'Eco del Chisone per il significativo rilievo che ha voluto offrire alla riflessione di Marco Calliero, archivista e autore pinerolese, pubblicata la prima settimana di agosto. Auspichiamo che l'attenzione manifestata da alcuni giornali locali (Eco del Chisone, Vita Diocesana, Voce Pinerolese, Piazza Pinerolese) nei confronti del tema proposto da Marco Calliero -la tutela del patrimonio storico, architettonico e urbanistico della nostra città a salvaguardia della identità di una comunità- possa costituire un contributo importante alla "battaglia culturale" condotta anche dalle associazioni pinerolesi riunite nel "COORDINAMENTO ASSOCIAZIONI PINEROLESI". Lo stesso Marco Calliero ha infatti espresso profonda preoccupazione e rincrescimento per le azioni che si  stanno prospettando a danno del patrimonio storico-urbanistico di Pinerolo, in questo caso si tratta dell'ex setificio Vagnone, storico opificio che si vuole abbattere per edificare il 17° supermercato cittadino: «Il setificio Vagnone di Abbadia, un altro opificio storico di Pinerolo in pericolo. Oramai sono a rischio estinzione. Più ancora delle cicogne. L’accanimento del Piano regolatore comunale su questi luoghi è scientifico. Un autentico crimine verso l’identità del territorio». 

Quanto accade a Pinerolo, la rozzezza culturale di comunità e amministrazioni che ancora permettono la distruzione dei luoghi di memoria e di identità della comunità stessa, sembra l'ennesimo ed ultimo esempio, in ordine di tempo, di quanto denunciava lo scrittore Guido Piovene, "speculazione e mancanza di affetto", o della "ignoranza delle conoscenze" rilevata da Paolo Pileri, urbanista. Il contributo offerto da Marco Calliero colma la "scusante dell'ignoranza" sul valore e sul significato di uno dei luoghi sui quali si fonda la storia e l'identità della comunità di Pinerolo. Pinerolo merita più amore e più conoscenza!

STORIA DEL SETIFICIO VAGNONE - Parte 1 -

Autore: Marco Calliero, archivista, autore letterario

Ci apprestiamo a raccontare la storia di un luogo che, a causa del fatto di essere stato dimenticato dai pinerolesi, per mano di essi sarà a breve cancellato. Esiste un legame tra valori, credenze, tradizioni di una comunità e le tracce evolutive di essa stessa disseminate sul territorio. In altre parole si tratta del nesso esistente tra i propri abitanti e i luoghi dove si à fatta la storia. Una "comunità patrimoniale" è quella che ha coscienza del proprio ruolo di riconoscere i luoghi significativi che la rappresentano e di impegnarsi a trasmetterli alle generazioni future valorizzandoli, indipendentemente da chi ne detenga la proprietà. Un ruolo complementare e distinto da quello delle soprintendenze, e che espande la sensibilità oltre i limiti del valore meramente artistico e strutturale dei manufatti. Qui sta la differenza fra una comunità consapevole e un'altra inconsapevole della propria identità.

Nei secoli scorsi il paesaggio attorno all'abitato di Pinerolo era costituito da terreni coltivati, piccoli corsi d'acqua e filari di alberi. Cascinali sparsi facevano da contrappunto a questo stato di fatto. La distanza tra la città e il paese di Abbadia era rappresentata dalla strada che li congiungeva e che attraversava quella distesa di natura verdeggiante. Il tragitto era quello ricordato fin dal 1294 quando i cavalieri pinerolesi lo coprirono con la famosa cavalcata per raggiungere e salvare l'abate dalla minaccia dei perosini coalizzati col conte di Savoia. A interrompere la continuità dei campi, lungo il tragitto, già nel XVI secolo erano i forni di Abbadia, opificio non lontano dall'antichissimo monastero benedettino. La presenza di fornaci per la cottura dei laterizi è tipica e consolidata qui come genericamente in pianura, dove al contrario dei luoghi montuosi e collinari la disponibilità di pietra è minore.

Verso l'inizio del XIX secolo, in direzione di Pinerolo si aggiunse un secondo complesso edilizio. In effetti, a partire dal 1837 i fratelli Pietro e Luigi Vagnone installarono un battitore da rusca situato nel sito compreso fra la bealera di Cholera, costeggiante la strada che congiunge Pinerolo ad Abbadia, e il canale scaricatore di Abbadia nel tratto più prossimo al torrente Lemina. La rusca è polvere di corteccia che si utilizzava nella concia delle pelli, attività storicamente presente in questo territorio.

La cura dei canali artificiali tendeva ad aumentare laddove essi venivano sfruttati da piccoli insediamenti industriali. Dunque anche qui, dove, nel 1862 la bealera di Cholera fu riallineata alla strada di San Secondo affiancante il lato occidentale del sito che stiamo raccontando.

Intorno all'anno 1860 l'area edificata risultava notevolmente ampliata, e comprendeva un battitore, una conceria, una casa civile e la corte interna. All'epoca la proprietà passò all'erede Giacinto Vagnone. A partire dal 1862 il battitore fu utilizzato per lavorare le fibre di canapa, questo fino a quando si decise di convertire le produzioni nel redditizio mercato della seta, motivo per cui si mise in piedi una vasta filatura. Questo avvenne negli ultimi tre decenni del XIX secolo.










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