1. Iniziamo con Rita Atria. Da presidio di
Libera ad associazione "indipendente". Che cosa è successo? È
cambiato lo spirito del gruppo? Quali sono gli obiettivi principali?
Si è trattato di una vicenda travagliata che ha raggiunto il suo acme allorquando il nostro gruppo ha espresso ferme riserve nei confronti di episodi e situazioni nelle quali, da altre parti, pareva accettabile-accettato il collegamento di LIBERA Piemonte con un partito politico. Riteniamo che una associazione che si proclama apartitica debba -per l'appunto- essere e mostrarsi “libera" da legami che rischiano di limitare l’indipendenza della sua “voce”. Per quanto riguarda la nostra attività, nulla è cambiato nell'intento che ci eravamo posti: provare ad essere “ sentinelle del territorio” attraverso un’ attività di contrasto culturale a mafie e “pensiero mafioso”(cercare di ottenere quel che non ci meritiamo), pensiero che può albergare in ciascuno di noi a conferma della frase scritta da Rita Atria all’indomani dell'uccisione di Paolo Borsellino:“(…) La mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci”.
2. Tra le
vostre attenzioni c'è sempre stata quella al paesaggio e alla sua bellezza.
Quale valutazione date dell'operato dell'amministrazione di Pinerolo in questo
senso?
I padri costituenti insegnano che la
Bellezza dell’Italia, la tutela del suo patrimonio paesaggistico, storico e
artistico, costituiscono il fondamento dei valori etici e morali della
Repubblica (art.9 della Costituzione Italiana). Per quanto riguarda l’attuale amministrazione, duole rilevare come una delle bandiere del M5S - lo
stop al consumo del territorio- sia stata ammainata con la “Variante 3R” al
PRGC: una Variante che lascia praticamente intatti gli indici di cubatura senza
far tesoro di esperienze “ coraggiose”, ad esempio quelle delle sindache Matilde Casa e Isabella Conti, le quali hanno
dimostrato essere possibile far ritornare “agricoli” terreni “edificabili”. A Pinerolo, ove si
stimano esserci 2000 alloggi sfitti, dove abbiamo quotidiani problemi di
traffico, di inquinamento atmosferico invernale, di allagamenti in occasione di
forti eventi atmosferici, sarebbe stato logico “copiare” quelle esperienze
virtuose agendo nel rispetto
dell’articolo 41 della Costituzione Italiana: “L’iniziativa economica privata è
libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale(…)”.
3. Veniamo
alla questione del Turk. Che cosa è successo dall'incendio ad oggi? Che cosa prevede
il Piano Esecutivo Convenzionato tra Comune e proprietà?
Nel
2014 si firmava un protocollo d’intesa tra la giunta dell’allora sindaco
Buttiero e la proprietà dell’area Turk. Contestualmente, la ”Variante ponte”
promossa dal sindaco concedeva a quell’area inspiegabili privilegi: cubature
abnormi e l’assenza del limite in altezza per gli edifici, i quali potevano pertanto
superare i canonici 5 piani. Nonostante queste criticità, l’attuale sindaco
Salvai ha deciso di “stralciare” l’area dall’ennesima variante al Piano Regolatore, confermando
l’abbattimento dello storico edificio del TURK e l’abnorme edificazione. Esaminando
ora il Piano Esecutivo Convenzionato (PEC) presentato si rimane sorpresi
anzitutto dalla mancanza di normative stringenti su temi tecnici fondamentali.
Inoltre non si offre una soluzione agli inevitabili disagi che provocherà
l’enorme cantiere e le centinaia di auto dei nuovi condomini sul già trafficato
Corso Piave: si consente infatti l’edificazione della maggior parte degli
alloggi SENZA realizzare una strada di accesso alternativa.
4. Il M5S dice
che non c'è speculazione edilizia perchè «La speculazione edilizia avviene
quando il privato acquista un terreno non edificabile che, grazie ad intervento
pubblico, diventa edificabile. Con relativo (ed alto) guadagno patrimoniale.
L’area in questione è edificabile dagli anni 90». Siete d'accordo?
Una speculazione avviene quando si genera un guadagno tra il costo di
acquisto di un bene ed il prezzo di vendita. L’area in questione è
edificabile da fine anni ’70, quando il comune rimosse un vincolo a “verde
pubblico” gravante sull’area gettando così le basi per una speculazione
edilizia. Per contrastare la
“speculazione” sarebbe quindi
sufficiente rimettere il vincolo a “verde pubblico”, con argomentazioni ormai
note non solo agli ambientalisti. Infatti quei 12.000 mq di prato + 41.000 mq
di bosco contribuiscono non poco alla qualità della vita dei pinerolesi:
attenuano il cosiddetto “effetto isola di calore”, la sovratemperatura estiva
tipica delle aree urbane ; riducono la concentrazione delle polveri sottili, in
aumento a causa dei lunghi periodi di siccità che impediscono il naturale
dilavamento da parte della pioggia; limitano gli effetti delle forti
precipitazioni, in aumento a causa del “riscaldamento globale”; abbassano la concentrazione di tutti gli
inquinanti atmosferici grazie all’emissione di ossigeno ed al degrado di
determinati inquinanti (monossido di carbonio, ozono,ecc.) .
5. In quale
modo, a vostro avviso, si potrebbe gestire la questione Turk in modo da
preservarne la testimonianza architettonica e di rende un servizio alla città?
Il
concorso di idee promosso nel 2014 dal circolo pinerolese di Italia Nostra e
dagli eredi della famiglia Turk aveva
mostrato soluzioni urbanistiche di qualità che mantenevano e rivitalizzavano
l’edificio del Turk, prevedendo contestualmente la creazione di nuovi edifici
residenziali. Tuttavia, siccome a Pinerolo non abbiamo bisogno di altri alloggi
quanto piuttosto di creare posti di lavoro ,magari a “km zero”, ci permettiamo
di offrire una proposta “rivoluzionaria”: rendere nuovamente produttivi gli
edifici presenti in quell’area, agevolando al massimo proprietari e potenziali
affittuari. Come? Copiando l’esperienza del comune di Pesaro, creando
una“no-tax area”: l’ACEA potrebbe fornire energia elettrica e gas a costo
industriale, mentre l’adiacente centrale Telecom agevolerebbe la cosiddetta
industria 4.0, in forte sinergia con le industrie ed gli istituti tecnici
pinerolesi.
6. Allargando
il cerchio da Pinerolo a Frossasco. Che cosa comporterebbe a vostro avviso
l'avvio del co-inceneritore richiesto da Kastamonu. In che direzione si sta
muovendo l'associazione Rita Atria su questo problema?
Il
cambiamento climatico, la necessità di de-carbonizzare anche il settore dei
trasporti, l’elevatissimo tasso di inquinamento in Pianura Padana, impongono un
ritorno ad “economie di prossimità”. Pare
quindi anacronistica la previsione di un impianto colossale come quello
di Frossasco, che comporta enormi consumi di gasolio sia per far arrivare da
lontano i rifiuti legnosi sia per ridistribuire poi il prodotto finito. Come
non bastasse, e nonostante la home-page di Rilegno reciti che “Il 97,1 % delle tonnellate di legno
recuperato diventa pannello”, a Frossasco solo il 50 % del legno recuperato diventerebbe “pannello” mentre il 25 % verrebbe bruciato
in quella che è già la pianura già più inquinata d’Europa(!). Ci pare questa
una inaccettabile contraddizione! Auspichiamo invece una
visione politica nuova che privilegi la creazione di piccoli centri di
trattamento, con delimitazione de bacini
di raccolta, a tutto vantaggio per l’ambiente e per l’occupazione.
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