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martedì 13 settembre 2016

Ma abbiamo idea di quanto continuano a guadagnarci sui migranti? Sette giorni in un inferno ce lo farebbero sapere!

Ecco cosa accade in un ghetto di Stato: "(...) il Cara di Borgo Mezzanone vicino a Foggia, il Centro d’accoglienza per richiedenti asilo, il terzo per dimensioni in Italia. Ce ne sono molti altri di stanzoni ricoperti di corpi. I ragazzi africani vengono sfruttati anche quando dormono. Per trattarli così, il consorzio “Sisifo” della Lega delle cooperative rosse, e la sua consorziata bianca “Senis Hospes”, amministrata da manager cresciuti sotto l’ombrello di Comunione e liberazione, incassano dal governo una fortuna: ventidue euro al giorno a persona, quattordicimila euro ogni ventiquattro ore, oltre quindici milioni d’appalto in tre anni".
Lo denuncia di Fabrizio Gatti, giornalista de L'Espresso,nell'articolo "Sette giorni all'inferno: diario di un finto rifugiato nel ghetto di Stato"
Ci è voluta Mafia Capitale, l'inchiesta che ha portato alla luce gli intrecci criminali che a Roma e dintorni si erano stabiliti fra “pezzi” del mondo della politica amministrativa, della cooperazione sociale e la malavita organizzata, per svelare uno dei tasselli che spiegano, a cosa sono servite in Italia ( e a cosa servono ancora oggi) le cosiddette “emergenze”. In Italia, lo ripetiamo ancora una volta, la regola “numero uno” è quella che recita: le emergenze si gestiscono non si risolvono! E dalla gestione delle emergenze derivano arricchimenti illeciti, immorali, dei soliti noti la cui schiera si è oramai allargata a dismisura.
In una delle intercettazioni scaturite dall'inchiesta Mafia Capitale, Salvatore Buzzi, numero uno della cooperativa “29 giugno” e braccio operativo dell’organizzazione gestore di una rete di cooperative che spaziano dalla raccolta dei rifiuti, alla manutenzione del verde pubblico, fino all’accoglienza di profughi e rifugiati.  , mentre parla al telefono telefono con Pierina Chiaravalle, gli rivolge la frase rivelatrice: “Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno”. ( leggi qui l'articolo de Il Fatto Quotidiano
Ma chi sono coloro che ci guadagnano sugli immigrati? La filiera è lunga, etereogenea, tanto che molti di noi preferiscono fingere di non conoscerne “le stazioni” di quel calvario laico e umanissimo a cui sono sottoposti molti di coloro che sfuggono a miseria e morte certa. E' una filiera che parte dalle figure più laide, i trafficanti di morte, gli scafististi che portano i migranti anche sulle nostre coste, e finisce ripulita e quasi rirriconoscibile, rivestita com'è dalle vesti della legalità in luoghi che a volta assumono dimensioni tragiche tali da minare e mettere in dubbio , a chi abbia la forza di accostasri a quei luoghi, la stessa considerazione del fondamento morale di questo paese e dei suoi rappresentanti istituzionali.
La denuncia di Fabrizio Gatti, giornalista de L'Espresso, è netta: un luogo istituzionale, uno dei C.a.r.a. ( acronimo che sta per "Centro di accoglienza per richiedenti asilo"...è da notare l'uso perverso delle parole!) presenti sul territorio italiano è in realtà un “lager”, gestito da compiacenti cooperative rosse e bianche (quando si tratta di denaro le ideologie si superano d'un fiato!) che lucrano su qugli esseri umani ( per ognuno dei quali ricevono € 22,00 al giorno) permettendo che criminali e organizzazioni malavitose arrivino addirittura a sfruttare quelle donne e quegli uomini costringendoli alla prostituzione oppure obbligandoli a  diventare manodopera schiavizzata nella mani di “caporali”, usata in tante delle aziende agricole locali. 

E noi? Ai “buoni” ( ovviamente è così che ci pensiamo!) basterà sapere che continua “la gestione dell'emergenza” o sapremo, vorremo?, chiedere giustizia e dignità per coloro che sono fra i più deboli?  

Fonte : L'Espresso
 "Sette giorni all'inferno: diario di un finto rifugiato nel ghetto di Stato
gli spazi esterni del C.A.R.A. di Foggia
"La quinta notte apro la porta sull’inferno. Dal buio dello stanzone esce un alito di aria intensa e arroventata che impasta la gola. Si accende un lumino e rischiara una distesa di decine di persone, ammassate come stracci su tranci di gommapiuma. Niente lenzuola, a volte solo un asciugamano fradicio di sudore sotto le coperte di lana. Nemmeno un armadietto hanno messo a disposizione: ciabatte e scarpe sono sparse sul pavimento, i vestiti di ricambio dentro sacchetti di carta. Rischio di calpestare una serpentina incandescente, collegata alla presa elettrica da due fili volanti. Qualcuno sta preparando la colazione per poi andare a lavorare nei campi. Cucinano per terra. Se scoppia un incendio, è una strage...". Continua a leggre qui l'articolo-denuncia di Fabrizio Gatti

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