Quando si discute sul ruolo dell'economia delle comunità, anche nei territori piemontesi, il ruolo delle mafie ( e del "pensiero mafioso") non è affatto secondario. Occorrerebbe sempre considerare che esistono oramai differenti tipi di economie, e differenti "attori" interpreti dei "principi" che sottendono a quelle economie. Occorre avere coscienza e conoscenza che vi sono economie ( pure non propriamente mafiose ma permeabili al "pensiero mafioso") che sono ben lontane dal perseguire il "bene lungimirante della comunità": questo è il discrimine che troppe volte vediamo accantonato allo scopo di far prevalere interessi particolari, pure ammantanti dall'etichetta di "legalità" che -capita spesso- è ben lontana dal significare Giustizia: "Pecunia non olet". Anche questo emerge dal contributo del sostituto procuratore Giusepe Lombardo intervenuto alla conferenza "15 anni di 'Ndrangheta in Piemonte e non solo..." svoltasi a Torino lo scorso 21 novembre 2015
Fonte Antimafiaduemila
Lombardo: ''Mafie componenti indispensabili del sistema economico mondiale''
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- Pubblicato: 21 Novembre 2015
Il Sostituto Procuratore di Reggio Calabria G. Lombardo: "Priorità dello Stato non è la lotta alla mafia"
di Francesca Mondin
"Le grandi mafie oggi si muovono tutte in modo coordinato fra di loro e sono componenti indispensabili del sistema economico mondiale". A dirlo è Giuseppe Lombardo, sostituto procuratore di Reggio Calabria, alla conferenza "15 anni di 'Ndrangheta in Piemonte e non solo…" che si è svolta a Torino il 21 novembre 2015. Un incontro organizzato dall'Associazione Culturale Falcone e Borsellino con la collaborazione del Movimento Agende Rosse gruppo "Paolo Borsellino" di Torino e di Libera presidio "Libero Grassi" ed il Patrocinio del Comune di Santena, a cui hanno partecipato anche Roberto Sparagna, Sostituto Procuratore di Torino e Giorgio Bongiovanni, direttore di ANIMAFIADuemila.
"Chi critica le indagini che riguardano il narcotraffico internazionale, di cui la 'Ndrangheta diventa sostanzialmente il soggetto unico a cavallo delle stragi '92 '93 - ha spiegato Lombardo - non si rende conto che le enormi liquidità che ne derivano sono in grado di provocare una quantità tale di risorse finanziarie liquide da condizionare il sistema finanziario mondiale, e le banche senza liquidità non hanno niente da dare, questo è il problema".
Tanto più se "il sistema vive momenti di crisi finanziarie - cioè - che dipendono dalla liquidità".
di Francesca Mondin
"Le grandi mafie oggi si muovono tutte in modo coordinato fra di loro e sono componenti indispensabili del sistema economico mondiale". A dirlo è Giuseppe Lombardo, sostituto procuratore di Reggio Calabria, alla conferenza "15 anni di 'Ndrangheta in Piemonte e non solo…" che si è svolta a Torino il 21 novembre 2015. Un incontro organizzato dall'Associazione Culturale Falcone e Borsellino con la collaborazione del Movimento Agende Rosse gruppo "Paolo Borsellino" di Torino e di Libera presidio "Libero Grassi" ed il Patrocinio del Comune di Santena, a cui hanno partecipato anche Roberto Sparagna, Sostituto Procuratore di Torino e Giorgio Bongiovanni, direttore di ANIMAFIADuemila.
"Chi critica le indagini che riguardano il narcotraffico internazionale, di cui la 'Ndrangheta diventa sostanzialmente il soggetto unico a cavallo delle stragi '92 '93 - ha spiegato Lombardo - non si rende conto che le enormi liquidità che ne derivano sono in grado di provocare una quantità tale di risorse finanziarie liquide da condizionare il sistema finanziario mondiale, e le banche senza liquidità non hanno niente da dare, questo è il problema".
Tanto più se "il sistema vive momenti di crisi finanziarie - cioè - che dipendono dalla liquidità".
Nel riassumere il
concetto il Sostituto Procuratore ha evidenziato che "Se siamo
consapevoli di questo, siamo anche consapevoli che contrastare
economicamente le mafie significa impedire - in un certo senso - che
l'economia riparta". Data la complessità della situazione il magistrato
ha richiamato lo Stato ad avere "il coraggio di riconoscere questo" e di
leggere le sentenze per capire veramente il fenomeno. Il rischio
altrimenti, ha continuato Lombardo, è quello di alimentare un "sistema
di comunicazione che serve a sviare la conoscenza su questi fenomeni".
Riguardo l'importanza dell'informazione il sostituto procuratore ha
denunciato quanto poco spazio è stato dato ad esempio alla seconda
guerra di mafia a Reggio Calabria: "Mille morti ammazzati non sono stati
ritenuti degni di notizia a livello nazionale e questo è molto grave.. è
stato il più cruento scontro armato che è avvenuto senza essere
tuttavia classificato come guerra, è un paese civile quello dove si
registrano questi fenomeni?". Per questo Lombardo ha sottolineato
l'importanza di avere uno Stato "dinamico, autorevole, che si arrabbia e
non uno Stato del participio passato di stare, perchè il sangue delle
nostre vittime ha lo stesso valore di tutte le altre vittime del mondo".
Una mafia invisibile
Ripercorrendo per alcuni nodi fondamentali l'evoluzione della 'Ndrangheta, Lombardo ha spiegato come ad un certo punto la magistratura interrogandosi sulla reale forma della 'Ndrangheta si è trovata dinnanzi ad un "errore di fondo enorme, condizionato dal fatto che mentre a Cosa nostra era stata ricostruita l'organizzazione verticistica sulla base di collaboratori di giustizia di grande rilievo, questo non era stato fatto per la 'Ndrangheta". Fino a pochi anni fa infatti la struttura della mafia calabrese era spiegata orizzontalmente, senza grandi gerarchie e negando la presenza di collaboratori di giustizia di grosso calibro. Invece già negli "anni '90 a Reggio Calabria collaboravano con giustizia soggetti di livello criminale straordinario - ha spiegato il pm di Reggio Calabria - con il limite che questi soggetti avevano inserito, accanto a quello già in parte dimostrato dai processi, dei temi ulteriori, imprevisti".
Soltanto "le attività d'indagine del 2005-2006 vanno a valorizzare quei passaggi che dimostravano che c'erano tendenzialmente delle strutture verticistiche".
Addirittura Lombardo ha raccontato di un dialogo registrato durante le indagini sulla superstrada statale 106 ionica tra due coniugi in cui il marito, "che era apparentemente sindacalista che faceva da raccordo tra le varie famiglie mafiose e la società italiana per le condotte d'acqua … dice 'quello che vedi non è la 'Ndrangheta come te l'hanno raccontata, quella che conta davvero è la cosiddetta 'Ndrangheta invisibile che è molto più legata ad ambiti massonici e complessi e che comanda perchè accanto a chi comanda e decide c'è chi esegue'". La mafia presentata dal magistrato di Reggio Calabria è quindi una mafia "invisibile" ancora più difficile da scovare e condannare, ecco perchè "E' necessario per i magistrati avere la forza e la possibilità di fare indagini complete, solo la completezza dell'investigazione ci può far capire se quei soggetti fanno parte della struttura criminale e si nascondono… o se invece stanno all'esterno e quindi dall'esterno la favoriscono - ha spiegato il sostituto procuratore di Reggio - questo dipende da una serie di fattori, il fattore principale che io ritengo condizioni fino in fondo il nostro lavoro è uno solo: il contrasto alle mafie non è una priorità dello Stato italiano".
Un aiuto che le Istituzioni potrebbero dare nella lotta alla mafia secondo Lombardo, sarebbe ad esempio una norma chiara sul concorso esterno di associazione mafiosa, un "problema che esiste da 140 anni". Fin dall'epoca di Falcone e Borsellino "c'era la consapevolezza che era difficile dimostrare queste condotte perchè è un istituto sostanzialmente di creazione giurisprudenziale che la nostra classe politica cerca di indebolire sempre di più perchè capisce perfettamente che il problema è lì".
"Quando siamo andati a cercare conferme sul fatto che ci potessero essere componenti riservati delle mafie che in qualche modo noi avevamo tentato di ricondurre ad una fattispecie criminosa ed avevamo utilizzato il concorso esterno, ci siamo resi conto anche del motivo per il quale quelle contestazioni quasi regolarmente andavano incontro a sentenze di assoluzione - ha sottolineato Lombardo - perchè stavamo contestando a determinati soggetti che facevano parte della struttura criminale in una componente invisibile un reato che era sbagliato perchè li collocavamo all'esterno di quella struttura criminale."
Ripercorrendo per alcuni nodi fondamentali l'evoluzione della 'Ndrangheta, Lombardo ha spiegato come ad un certo punto la magistratura interrogandosi sulla reale forma della 'Ndrangheta si è trovata dinnanzi ad un "errore di fondo enorme, condizionato dal fatto che mentre a Cosa nostra era stata ricostruita l'organizzazione verticistica sulla base di collaboratori di giustizia di grande rilievo, questo non era stato fatto per la 'Ndrangheta". Fino a pochi anni fa infatti la struttura della mafia calabrese era spiegata orizzontalmente, senza grandi gerarchie e negando la presenza di collaboratori di giustizia di grosso calibro. Invece già negli "anni '90 a Reggio Calabria collaboravano con giustizia soggetti di livello criminale straordinario - ha spiegato il pm di Reggio Calabria - con il limite che questi soggetti avevano inserito, accanto a quello già in parte dimostrato dai processi, dei temi ulteriori, imprevisti".
Soltanto "le attività d'indagine del 2005-2006 vanno a valorizzare quei passaggi che dimostravano che c'erano tendenzialmente delle strutture verticistiche".
Addirittura Lombardo ha raccontato di un dialogo registrato durante le indagini sulla superstrada statale 106 ionica tra due coniugi in cui il marito, "che era apparentemente sindacalista che faceva da raccordo tra le varie famiglie mafiose e la società italiana per le condotte d'acqua … dice 'quello che vedi non è la 'Ndrangheta come te l'hanno raccontata, quella che conta davvero è la cosiddetta 'Ndrangheta invisibile che è molto più legata ad ambiti massonici e complessi e che comanda perchè accanto a chi comanda e decide c'è chi esegue'". La mafia presentata dal magistrato di Reggio Calabria è quindi una mafia "invisibile" ancora più difficile da scovare e condannare, ecco perchè "E' necessario per i magistrati avere la forza e la possibilità di fare indagini complete, solo la completezza dell'investigazione ci può far capire se quei soggetti fanno parte della struttura criminale e si nascondono… o se invece stanno all'esterno e quindi dall'esterno la favoriscono - ha spiegato il sostituto procuratore di Reggio - questo dipende da una serie di fattori, il fattore principale che io ritengo condizioni fino in fondo il nostro lavoro è uno solo: il contrasto alle mafie non è una priorità dello Stato italiano".
Un aiuto che le Istituzioni potrebbero dare nella lotta alla mafia secondo Lombardo, sarebbe ad esempio una norma chiara sul concorso esterno di associazione mafiosa, un "problema che esiste da 140 anni". Fin dall'epoca di Falcone e Borsellino "c'era la consapevolezza che era difficile dimostrare queste condotte perchè è un istituto sostanzialmente di creazione giurisprudenziale che la nostra classe politica cerca di indebolire sempre di più perchè capisce perfettamente che il problema è lì".
"Quando siamo andati a cercare conferme sul fatto che ci potessero essere componenti riservati delle mafie che in qualche modo noi avevamo tentato di ricondurre ad una fattispecie criminosa ed avevamo utilizzato il concorso esterno, ci siamo resi conto anche del motivo per il quale quelle contestazioni quasi regolarmente andavano incontro a sentenze di assoluzione - ha sottolineato Lombardo - perchè stavamo contestando a determinati soggetti che facevano parte della struttura criminale in una componente invisibile un reato che era sbagliato perchè li collocavamo all'esterno di quella struttura criminale."