Nella settimana di fine agosto, l'articolo della
redazione di Vita Diocesana nel quale si ri-proponeva l'immagine di
Pinerolo come "capitale" (leggi qui), ha suscitato qualche dibattito nella comunità pinerolese. Comunità già allertata dai titoli dei giornali locali del fatto che, quella che si andava a riaprire, non sarebbe stata una stagione come le altre: fra pochi mesi si terranno infatti le elezioni aministrative che eleggeranno il nuovo sindaco! E di già nomi di candidati si stagliano sulla ribalta....chi "costretto", chi reclamato a gran voce...Tutto questo mentre vecchi e nuovi problemi affliggono una "capitale" in evidente difficoltà: un Piano Regolatore abnorme ma "immutato"; una cosiddetta "Variante ponte" che si è rivelata, a detta delle associazioni che ne hanno seguito l'evolversi, la mera risposta a pochi e "privati interessi" (leggi qui); una città ( conservatrice) che ha subito pesantemente la crisi economica e la perdita di sedi istituzionali.
Per quanti di quei nomi che "accorrono a servire la città" varrà il principio dell'antica Grecia di Pericle? "(...)Quando un cittadino si distingue,
allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato
a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio,
come una ricompensa al merito (...)". Viene da dire: "Un altro tempo e un altro mondo!". Ben differente dal mondo della politica e della società italiana dei nostri giorni. Un mondo tratteggiato sinteticamente anche dal prof. Dario Seglie nel suo scritto " La Pinerolo degli Indignati", pubblicato da Vita Diocesana, nel numero del 6 settembre 2015.
Il prof. Seglie pare aver raccolto realmente l'invito ad essere "eretici", (leggi qui), giacchè non cela il suo pensiero dietro pietose menzogne. Cosicchè, riconosciamo tutti la società italiana, divisa nelle due fazioni da lui descritte: da un lato coloro che detengono "il Potere" e i loro sodali, gli appartenenti alla casta della politica e/o delle varie oligarghie (locali o nazionali poco importa); dall'altro lato i cosiddetti "cittadini", in realtà più simili a moderni "servi della gleba", sudditi "di una reale
oligarchia che non ha fondamento democratico se non l'accaparramento
dei voti...". E il prof. Seglie descrive pure le liturgie della "pantomima democratica": la tracotanza del "potere" a negare una partecipazione dei cittadini con la retorica del"..ma noi siamo gli eletti!"; "commissioni e gruppi di lavoro che esistono solo sulla carta".
Condividiamo
il pensiero: questo è davvero il tempo di essere "eretici",
indignarsi e impegnarsi", se si vuole cambiare il corso delle cose. "Nani" che siamo, impariamo a salire sulle spalle di "giganti" come Bertrand Russell: "Non smettete mai di protestare; non
smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere
in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non
esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare.
Siate voci fuori dal coro. Siate il peso che inclina il
piano. (...) Un Uomo che non
dissente è un seme che non crescerà mai."
La Pinerolo degli Indignati
Una riflessione critica sul passato, sul presente e soprattutto sul futuro della città
Tensioni
e divisioni non solo tra i gruppi storici di riferimento, i partiti,
ma divaricazioni e fazioni all'interno di essi, nell'intento di
scendere in lizza, sbaragliare gli avversari e conquistare, o
riconquistare, o trattenere, il potere, la “governance” come si
dice oggi per abbellire ed addolcire il detto medievale “tenere il
coltello dalla parte del manico”. Brandeggiare
il coltello è comunque, a destra come a sinistra (per usare due
categorie politiche desuete ma chiare) l'operazione fondamentale per
tracciare il solco, o la ferita, il vallo tra i pochi “stakeholder”
(in italiano: i padroni del vapore) ed i molti cittadini, spesso
considerati -come se fossimo ancora nell'epoca feudale- non
“citoyen”, ma servi della gleba, al massimo sudditi di una reale
oligarchia che non ha fondamento democratico se non l'accaparramento
dei voti (non solo con il baratto, ma soprattutto con promesse e
programmi di facciata e specchietti per le allodole, “ballon
d'essai” non per innalzare la mongolfiera, ma “pour épater les
burgeois”, per gettare fumo negli occhi) per un “do ut des”
(dare e avere, in partita doppia computistica, quella che insegnava
la Professoressa di Ragioneria Emma Liggiardi, detta la Tigre del
Bengala per la sua severità, all'Istituto Buniva di Pinerolo, subito
dopo la seconda guerra mondiale; la ricordo con affetto perché, lei
al secondo piano ed io, bambino, al primo di una bella casa
seicentesca di fronte al Palazzo del Vescovo, da lei ricevevo
regalini e carezze). Decisioni e azioni di imperio che non hanno
neppure l'aura del divino che incornicia il monarca, ma solo la
caliginosa “nigredo” delle persistenti alchimie elettorali covate
negli antri sotterranei profondi dei gruppi di potere.
Dall'alchimia
vorremmo passare finalmente alla chimica, non solo in campo
scientifico e tecnico, uscire dal Medioevo, saltando il Rinascimento,
ed approdando al Risorgimento Democratico Contemporaneo, con esiti
inclusivi veraci, soprattutto in campo elettorale, per proseguire con
la coerente azione sul territorio, cioè sulla nostra pelle di
cittadini liberi ed uguali, con trasparenti, intelligenti, valide,
vigorose azioni partecipate e condivise da tutta la gente, perché o
siamo in democrazia reale o torniamo in un astorico ad inaccettabile
feudalesimo. Governare una città, un territorio, uno stato, non
significa, e non deve mai più significare, pensare di essere l'
”unto del signore” ed agire nel chiuso del palazzo, con il ponte
levatoio sempre alzato per evitare che la “plebaglia” possa
sapere, possa dar noia ai “rappresentanti del popolo” ! Ma dopo
il feudalesimo e l'assolutismo ci fu la presa della Bastiglia e su
tutti i municipi di Francia, sulla facciata, è ancora oggi scritto
a caratteri cubitali “Liberté, Egalité, Fraternité”; Pinerolo
fu Francia per tre lunghi periodi, nel 1500, nel 1600 ed a cavallo
tra 1700 e 1800. Non sarebbe di troppo e tanto meno sconveniente se
sulla facciata fascista del Municipio (che maschera l'Arsenale
francese del 1650) ci fosse, almeno idealmente, scolpito
l'illuministico trinomio rivoluzionario.
Citando
un grande “maître à penser”, Herbert Marcuse (ed in particolare
il suo testo “L'uomo
a una dimensione”,
1964) il padre nobile dei moti rivoluzionari giovanili del '968,
iniziati nei campus statunitensi e quindi approdati in Europa, dice
che nelle moderne democrazie
occidentali
i valori, che una volta erano propri di una parte della società (la
classe borghese), si sono diffusi a tutti gli altri soggetti sociali.
Ma è proprio a questo punto del processo "democratico" che
si innesca il meccanismo repressivo: l'azione totalizzante
dell'esistenza da parte dei potentati, di fatto, impedisce una scelta
che sia veramente libera; si genera un diffuso conformismo che
produce l'uomo unidimensionale.
E'
una parte della società che condiziona i veri bisogni umani,
sostituendoli con altri artificiali, è il consumismo per il mercato
divoratore, dove tutto ha un prezzo e nulla ha un valore; questa
caduta etica, questo nuovo classismo polarizzato che raggruppa la
ricchezza ed il potere in ristretti ambiti, apre le porte a forme
estreme di mercificazione includenti la corruzione e l'intollerabile
diseguaglianza tra i pochi ricchissimi ed i tanti poverissimi.
Questa "democratica non-libertà" permea tutto di sé,
niente le sfugge, neanche gli strati tradizionalmente anti-sistema
come la classe operaia, che si è ormai pienamente integrata nel
sistema stesso; segnale eloquente che non siamo ancora usciti dalla
“democrazia bloccata”, dallo stato di ipnosi sociale che ci vede
remissivi piuttosto che propositivi, assertivi, attivi per cambiare
una società opprimente ed ingiusta.
Ed
allora chi
? C'è una nuova classe emergente che sta guadagnando rapidamente la
ribalta se non ancora il potere: gli Indignati. Indignarsi è una
forza prodigiosa, a costo zero, in grado di farci uscire dalla palude
Stigia (alimentata dal Chisone), dove l'unico che gode è ovviamente
il nostrano Caron Dimonio ed i suoi Satanassi.
"Immaginazione
al potere" divenne una delle parole d'ordine dei giovani del
sessantotto, ai quali Marcuse guardò come veicolo attraverso il
quale si può realizzare la liberazione, insieme a tutti i soggetti
non integrati in esso; ma la rivoluzione generazionale prese altre
vie e non sortì gli effetti sperati per migliorare l'umanità.
Chi
sono oggi i “non integrati” ? Tutti coloro che si riconoscono e
dialogano nei centri della Società Civile; tutti coloro che vengono
tenuti lontani, esclusi, anche con tracotanza, confinati in
commissioni e gruppi di lavoro che esistono solo sulla carta,
coinvolti in riunioni dove l'informazione circola solo
unilateralmente, senza confronto dialettico, chiudendo la gente
nell'anonimato impotente della massa disinformata dei cittadini,
sempre più narcotizzati ed emarginati.
Tutta gente, la maggioranza
silenziosa, che vuole e può diventare maggioranza democratica, nel
senso pieno che Pericle, ad Atene, nel 5° secolo avanti Cristo le
aveva dato.
Solo
gli “Indignati” della Società Civile possono cambiare la
situazione che si perpetua da troppo tempo, a livello locale come a
livelli più ampi, metropolitano, nazionale, internazionale. Gli
esempi di idee intelligenti per il territorio non mancano, ed anche
persone intelligenti ed esperte esistono e potremmo fare nomi e
cognomi, ma attendiamo che siano i cittadini, che devono essere i
protagonisti attivi, a pronunciarsi nell'individuare i nuovi Leader.
La
piazza con la fontana, già Piazza d'Armi dell'antico Arsenale di
Pignerol, deve tornare ad essere il luogo dell'esercizio del potere
partecipato, l'Agorà riconquistato, dopo 2500 anni, per una
Governance che alla forza dell'immaginazione marcusiana aggiunga
l'intelligenza dinamica e il vigore realizzativo. Il karma negativo
che opprime l'anima del Pinerolese, le antiche terre dei Principi
d'Acaja, deve svanire per dare finalmente cieli blu ai nostri figli
ed ai figli dei nostri figli.
Dario
Seglie
Settembre
2015