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domenica 19 luglio 2015

19 luglio 1992: Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina

Il dovere di fare memoria: lo scandalo di una strage Stato, l'infamia di "pezzi" di Stato collusi con mafie e "zona grigia". Anche questa strage, come le altre, è ancora senza Verità e senza Giustizia
                         Paolo Borsellino (52 anni) giudice 
 Agostino Catalano (43 anni) assistente-capo Polizia di Stato 
Emanuela Loi ( 24 anni) agente della Polizia di Stato 
Walter Eddie Cosina (31 anni) agente scelto Polizia di Stato 
Traina Claudio (27 anni) agente scelto  Polizia di Stato  
Vincenzo Li Muli   (22 anni) agente  Polizia di Stato

«Paolo mi disse: “Mi ucciderà la mafia ma solo quando altri glielo consentiranno”».  Agnese Piraino Leto, moglie di Paolo Borsellino

PER AMORE




Se ci chiediamo perchè hanno accetto di morire, la risposta la troviamo nelle parole che  lo stesso Paolo Borsellino pronunciò la sera del 23 giugno 1992, a un mese dalla Strage di Capaci, durante la commemorazione dell'eccidio fatta nel cortile di Casa Professa, a Palermo. 
Quella sera Paolo Borsellino ricorda Giovanni Falcone, l'amico fraterno, il compagno di giochi nei cortili della Khalsa di Palermo, l'amico  dinanzi al cui feretro aveva rinnovato il patto di amicizia "per sempre". Paolo Borsellino parla di Giovanni Falcone ma, lo sappiamo, parla anche di se stesso e di coloro che hanno scelto di rimanere accanto a lui per proteggerlo. 
Le parole di Paolo Borsellino:
"(...) Giovanni Falcone lavorava con perfetta coscienza che la forza del male, la mafia, lo avrebbe un giorno ucciso. Francesca Morvillo stava accanto al suo uomo con perfetta coscienza che avrebbe condiviso la sua sorte. Gli uomini della scorta proteggevano Falcone con perfetta coscienza che sarebbero stati partecipi della sua sorte. Non poteva ignorare, e non ignorava, Giovanni Falcone, l’estremo pericolo che egli correva perché troppe vite di suoi compagni di lavoro e di suoi amici sono state stroncate sullo stesso percorso che egli si imponeva. 
Perché non è fuggito, perché ha accettato questa tremenda situazione, perché mai si è turbato, perché è stato sempre pronto a rispondere a chiunque della speranza che era in lui? 
Per amore! 
La sua vita è stata un atto di amore verso questa sua città, verso questa terra che lo ha generato, che tanto non gli piaceva. 
Perché se l’amore è soprattutto ed essenzialmente dare, per lui, e per coloro che gli siamo stati accanto in questa meravigliosa avventura, amore verso Palermo e la sua gente ha avuto e ha il significato di dare a questa terra qualcosa, tutto ciò che era ed è possibile dare delle nostre forze morali, intellettuali e professionali per rendere migliore questa città e la patria a cui essa appartiene.(...)
Sono morti per noi e abbiamo un grosso debito verso di loro e dobbiamo pagarlo gioiosamente, continuando la loro opera; facendo il nostro dovere, rispettando le leggi, anche quelle che ci impongono sacrifici, rifiutando di trarre dal sistema mafioso anche i benefici che potremmo trarre (anche gli aiuti, le raccomandazioni, i posti di lavoro); collaborando con la giustizia, testimoniando i valori in cui crediamo, anche nelle aule di giustizia: accettando in pieno questa gravosa e bellissima eredità. Dimostrando a noi stessi e al mondo che Falcone è vivo."

Anche Paolo Borsellino, Catalano Agostino, Emanuela Loi, Walter Eddie Cosina, Traina Claudio, Vincenzo Li Muli , sono vivi! 
Sono vivi nelle coscienze di coloro che accettano di assumersi responsabilità: di lottare per la Giustizia, di condurre una vita onesta e dignitosa.

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