Alla commemorazione di Paolo Borsellino, le parole di Manfredi, figlio del giudice, rompono il muro di ipocrisia che circonda certi uomini e certe istituzioni di questo paese: non è più ammissimibile far finta di non sapere e di non vedere le "maschere dell'antimafia", "i professionisti della legalità"; coloro che per raggiungere, difendere, conservare, potere e privilegi sono pronti a stringere patti con gli eredi di coloro che, mafiosi e "zona grigia", decisero morti ingiuste.
Fonte: La Repubblica
Manfredi Borsellino interviene alla cerimonia. Presente, contrariamente a quanto annunciato, il figlio Manfredi che qualche giorno fa aveva annunciato che sarebbe stato regolarmente a Cefalù dove dirige il commissariato di Polizia.
"Da oltre un anno mia
sorella Lucia era consapevole del clima di ostilità e delle offese
subite solo per adempiere il suo dovere, in corsi e ricorsi drammatici
che ricordano la storia di mio padre", ha esordito. Poi rivolto a Sergio
Mattarella ha spiegato:
"Signor presidente della Repubblica come le ho
anticipato nel nostro incontro privato sono qui per lei, non era
prevista nè forse la mia presenza in questa aula oggi nè il mio
intervento che rischia di far saltare la scaletta. Già l'anno scorso
ho tentato, ho provato a ricordare mio padre - ha proseguito - ricordare
non commemorare, perché si commemorano i morti visto che io lo ritengo
vivo. Non sono qui per ricordare o commemorare, lo faranno altri meglio
di me senza commuoversi. Lei è tra questi, perché lei non solo ha il
nostro stesso vissuto, e può comprendere cosa io e le mie sorelle stiamo vivendo. Ma lei è sempre stato un punto di riferimento per
mio padre e la mia famiglia. Ho avuto l'onore e l'occasione di assistere
per due volte a un colloquio telefonico con mio padre e ho sempre
notato la reverenza, il grado di stima che provava nei suoi confronti.
Siccome non voglio commuovermi, preferisco leggere un testo, parole
importanti che è bene leggerle"
Lucia Borsellino |
"Per mia sorella un calvario simile a quello di mio padre": "Lucia ha portato una croce. Lucia si è trovata a operare alla guida di uno dei rami più delicati
della Regione, mia sorella Lucia ha portato la croce e tante persone
possono venire a testimoniarlo, fino al 30 giugno di quest'anno". Ha poi
detto tra le lacrime. "Lucia è rimasta assessore fino al 30 giugno
perché ama a dismisura il suo lavoro, voleva davvero una sanità libera e
felice - dice - E' rimasta per amore di giustizia, poi non ce l'ha
fatta più non so con quale forza ha tollerato. Per amore della
giustizia, per suo padre, per potere spalancare agli inquirenti le porte
della sanità dove si annidano mafia e malaffare. Da oltre un anno era
consapevole del clima di ostilità e delle offese che le venivano
rivolte". "La lettera di dimissioni con cui mia sorella Lucia ha
lasciato l'assessorato - ha aggiunto Manfredi Borsellino - ha prodotto
il silenzio sordo delle istituzioni, soprattutto regionali. Ma quella
lettera dice tutto e andrebbe riletta". "Intervengo - ha aggiunto -
perché non credevo che la figlia prediletta di mio padre, quella con cui
lui viveva in simbiosi, avrebbe dovuto vivere un calvario simile a
quello di suo padre nella stessa terra che ha poi elevato lui a eroe".
Manfredi sulla telefonata di Tutino.
"Non posso entrare, per le mansioni che ricopro - ha ricordato il
commissario di polizia Borsellino - nel merito delle indiscrezioni
giornalistiche di questi giorni, che indipendentemente dalle verifiche
che verranno fatte sull'attendibilità di determinate circostanze,
avranno turbato tutte le persone presenti in quest'aula, ma vi assicuro
che non hanno turbato l'interessata, mia sorella Lucia - dice ancora
Manfredi - per una semplice ragione: perché da oltre un anno, l'ho
vissuto da fratello, era consapevole del clima di ostilità in cui
operava, delle offese che le venivano rivolte per adempiere nient'altro
che il suo dovere, purtroppo sono corsi e ricorsi storici drammatici.
Oggi, io dovrei
chiederle di essere destinato altrove, lontano da questa terra. Ma non
solo non lo chiedo, ribadisco con forza che ho il dovere di rimanere
qui: lo devo a mio padre ma ora più che mai lo devo soprattutto a mia
sorella Lucia".
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