l'area dei "Portici blu" col mercatino dei prodotti biologici |
Sentinelle del Territorio.
E' passato un anno e l'amministrazione comunale di Pinerolo, con la delibera n. 33 dello scorso 29 luglio 2014 ripropone l’adozione di variante
urbanistica per l’area dei cosiddetti "Portici Blu": ovvero, un secondo grattacielo a Pinerolo.
Alla prima delibera del luglio 2013 erano state poste Osservazioni (vedi qui) da parte di due
cittadini responsabili pinerolesi, Giogio Gardiol e Paolo Bertolotti, rappresentanti dell’ «Osservatorio 0121», aderente al Forum nazionale «Salviamo il paesaggio – Difendiamo i territori». Inutile
sottolineare "quanto manchi e quanto sia ancora presente" la figura di Giorgio Gardiol,
prematuramente mancato lo scorso 19 gennaio 2014, a stimolare l’impegno di coloro che,cittadini
e associazioni, hanno a cuore la nostra comunità e la difesa del nostro
territorio-paesaggio.
In attesa di presentare le Osservazioni alla nuova delibera dell’Amministazione, riproponiamo
una nostra riflessione sul tema dell’intervento in questione. Da quella
riflessione, pubblicata lo scorso settembre 2013, nulla ci pare cambiato nell’atteggiamento e nell'approccio "culturale" dell'Amministrazione pinerolese sulla questione urbanistica...E neppure il semaforo del borgo calabrese, come era stata "facile previsione", è ancora entrato in funzione. Del resto, in quel luogo, quale mai potrebbe essere la sua utilità?
... Come un secondo "grattacielo" a Pinerolo? ...Sic!
... Come un secondo "grattacielo" a Pinerolo? ...Sic!
Fonte: blog presidio LIBERA "Rita Atria" Pinerolo - 13 settembre 2013
…Aspettando Renzo Piano ( a Pinerolo), cosa può legare un semaforo (in Calabria) ad un grattacielo (a Pinerolo)?
Il quesito mi viene sollecitato da quanto si legge in un documento allegato alla delibera approvata dall’amministrazione pinerolese nello scorso mese di luglio. La delibera prevede la vendita dell’area dei cosiddetti “Portici Blu” al fine di realizzare “(…) un edificio capace di lasciare un segno forte sul paesaggio cittadino”. Un “secondo” grattacielo a Pinerolo?
“Lasciare un segno forte…” Mi sono chiesto: è forse lo stesso principio, fatte le debite proporzioni, che ha ispirato gli amministratori del borgo calabrese posizionando il semaforo sull’antico muro, forse come segno di modernità o come gesto concreto dell’attenzione che l’ amministratore ha nei confronti dei bisogni della sua comunità?
Eppure, visti nel loro contesto e riflettendo sui due “oggetti”, il semaforo sull’antico muro così come il “grattacielo” nel panorama di Pinerolo, mi viene da pensare che entrambi rappresentano, a mio parere, due elementi “osceni”. “Osceni” nel significato etimologico della parola latina da cui deriva il termine “osceno”: “ob scenum”, ovvero qualcosa che è fuori dalla scena, fuori dal contesto, qualcosa di inadeguato.
Memorie degli studi universitari alla facoltà di Architettura di Torino, uno dei principi che più mi affascinavano era quello del “genius loci”, lo spirito del luogo, la vocazione di un luogo. Un principio fondamentale che, come apprendevamo, aveva determinato la varietà delle forme architettoniche espresse dalle differenti culture e civiltà: fondato sul rispetto delle atmosfere e del carattere spirituale dei luoghi, delle tradizioni costruttive, sulla sensibilità per l’uso di materiali. Cosicché, sino a qualche decennio orsono era piuttosto agevole individuare il luogo, la nazione -e quindi la cultura- che aveva “costruito” un edificio, una casa, un’opera architettonica, un disegno urbanistico. Saper cogliere ed esprimere nel progetto che si elaborava il “genius loci”, lo spirito del luogo, secondo i nostri docenti era un elemento discriminante per rendere oggettivamente ammirevole, qualificante e giustificata, l’opera di un professionista che ambisse a svolgere il lavoro di architetto.
La realtà della professione dell’architetto, al di fuori dalle aule universitarie e soprattutto in Italia, è stata davvero differente. La figura dell’architetto, come altre, in Italia si è trasformata spesso in quella di un mero esecutore di ordini, volontà e programmi altrui. Ma non pensiamo di ritrovare facilmente lo spirito della famiglia dei Medici, di Giulio II, o anche dei Savoia, nelle vesti di pubblici e privati committenti! La speculazione edilizia, la forza della “rendita”, a volte “il malaffare”, questi i “poteri-committenti” che hanno provocato il degrado di tanti paesaggi e “luoghi” italiani e che hanno visto -troppo spesso!- accondiscendenti e ignavi esecutori proprio in coloro che della bellezza dei luoghi, della loro difesa e creazione, avrebbero dovuto essere strenui e appassionati protagonisti.
uno dei tanti episodi del "Sacco di Palermo": Villa Rutelli, demolita, e l'edificio che la sostituì. Palermo, Via della Libertà angolo Via La Marmora |
panorama di Pinerolo con l'ob-scenium del "grattacielo" |
Troppo tardi si è levata la voce di Renzo Piano, l’archi-star umanista italiano, quando giunse ad ammonire i colleghi: “Occorre anche saper dire dei no!”.
Occorrerebbe riflettere invece su quanto decoro, sapienza urbanistica e valore architettonico d’insieme, esprimano tanti antichi borghi, paesi e cittadine di ogni regione italiana, anche quelli sorti in luoghi nei quali il retaggio della povertà economica ne costituiva tratto essenziale. In quei luoghi, oscuri artigiani dell’architettura e dell’urbanistica avevano “disegnato” e costruito assecondando proprio “il genius loci”, la vocazione dei luoghi di cui parlavo prima,. Borghi, paesi e cittadine che tante volte oggi ritroviamo offesi in paesaggi sviliti, oltraggiati da “cose-case” oscene o informi periferie, frutto di volontà, cultura e valori davvero diversi da quelle che -per secoli- ne avevano animato la crescita lenta, organica, meditata e “sostenibile” (come diremmo ora dall’alto della nostra presunta "modernità culturale").
Nella aule universitarie delle facoltà di architettura, come nei luoghi ove si amministra “la cosa pubblica”, dovrebbero risuonare anche le parole semplici di Peppino Impastato, non già architetto o critico-teorico di moderna e acclarata fama ma semplice martire nel nome della Giustizia e della Bellezza di questa nostra Italia: “Se si insegnasse la Bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilà: si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di quei luoghi prima, ed ogni cosa per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. E’ perciò che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione, ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”.
E allora, poco a poco, mi pare di intravedere il legame fra il semaforo di uno sperduto borgo della Calabria e l’idea di un grattacielo” di una ridente cittadina piemontese… Aspettando un Renzo Piano (o un semplice “bertoncelli”) che ci insegni a saper dire anche dei “no!”
Arturo Francesco Incurato
referente presidio LIBERA “Rita Atria” Pinerolo
P.S.: il semaforo “calabrese” – posto a gestire un traffico in realtà inesistente - non è ancora funzionante, come nella triste tradizione di quella regione ( ma non solo in quella)!...ed è anche vero che con l’arrivò del cosiddetto “International style”, e dei cosiddetti “archi-stars”, non è più così “osceno” proporre a Milano un progetto rifiutato a New York!...Sic!
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