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giovedì 8 maggio 2014

Nino Di Matteo: "Una circolare del Csm blocca la continuità delle indagini"

Nino Di Matteo fra gli uomini della scorta
Anche Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo , si è espresso con durezza contro quella che sembra essere l'ennesimo ostacolo frapposto al processo sulla "Trattativa"
"Stanno strappando il processo sulla trattativa a Di Matteo e agli altri magistrati che se ne stanno occupando(...) "Il Csm sta cercando di smantellare il pool di Palermo come accadde 20 anni fa. Il popolo deve reagire, non può aspettare che altri magistrati vengano eliminati.




Fonte: La repubblica
L'allarme del pm Di Matteo: "Una circolare del Csm blocca la continuità delle indagini". Il magistrato palermitano impegnato nelle indagini sulla trattativa Stato-mafia denuncia lo smantellamento del pool

E' preoccupato Nino Di Matteo dopo lo stop alle nuove indagini sulla trattativa imposto da una decisione del Csm: "Una circolare del Consiglio superiore della magistratura, soprattutto se interpretata in maniera restrittiva, sacrifica la continuità investigativa indispensabile nelle indagini più complesse, come quelle sulle stragi e sui rapporti di Cosa nostra con interlocutori esterni".

Nino Di Matteo non potrà fare più nuove indagini sulla trattativa fra i vertici della mafia e pezzi dello Stato. Anche Roberto Tartaglia dovrà fermarsi. E, fra un mese, la stessa sorte toccherà a Francesco Del Bene. Tira un’aria pesante nelle stanze blindate della Procura. Il pool di Palermo è praticamente azzerato, resta soltanto il coordinatore del gruppo, il procuratore aggiunto Vittorio Teresi. È il primo drammatico effetto di una circolare arrivata dal Consiglio superiore della magistratura il 5 marzo scorso: ordina che tutti i nuovi fascicoli d’inchiesta sulla mafia debbano essere affidati esclusivamente a chi fa parte della Dda, la direzione distrettuale. E Di Matteo è formalmente scaduto da quattro anni, ufficialmente è assegnato al gruppo che si occupa di abusi edilizi. Tartaglia, invece, non fa ancora parte della Dda. Fino ad oggi, i due magistrati che hanno istruito il processo in corso a Palermo sono stati solo «applicati» al pool. Il terzo componente del gruppo, Francesco Del Bene, è l’unico ancora legittimato a fare nuove indagini, ma fino al primo giugno, poi scadrà anche lui dall’incarico decennale in Dda.

La circolare del Csm spedita a tutte le procure d’Italia è perentoria: nessun nuovo fascicolo antimafia potrà più essere gestito da chi non fa parte della direzione distrettuale, «salvo casi eccezionali». E i casi eccezionali sono particolari competenze «nei delitti contro l’economia, la pubblica amministrazione, la salute e l’ambiente». Oppure, dice il Csm, tutti i componenti della Dda dovrebbero avere dei carichi di lavoro tali da non poter condurre più altre indagini.

Così, al procuratore di Palermo Francesco Messineo non è rimasto che fermare una nuova importante assegnazione a Di Matteo e Tartaglia. Quale, resta un segreto d’indagine. Ma sembra che riguardi proprio gli sviluppi di una serie di accertamenti fatti in questi ultimi mesi. Perché, ormai, non è più un mistero che i pm di Palermo hanno proseguito le indagini sulla trattativa anche dopo l’inizio del processo in Corte d’assise: l’estate scorsa, si sono presentati con la Dia nelle sedi romane dei servizi segreti per acquisire una montagna di documentazione. Di recente hanno poi continuato a interrogare decine di uomini delle istituzioni come testimoni. Il pool di Palermo sta cercando di chiarire il ruolo della misteriosa Falange Armata, la sigla che rivendicava gli attentati del 1992-1993 ai centralini delle agenzie di stampa. E sembra che alcuni nomi su cui indagare siano saltati fuori. Ma su questi nomi Di Matteo e Tartaglia non potranno fare alcuna indagine, anche se sono stati loro a individuarli nella giungla dei misteri che ancora restano. 

La circolare del Csm non ammette deroghe. Non importa che un gruppo di magistrati abbia acquisito una competenza unica. Non importa che le indagini offrano nuovi spunti di approfondimento, e relative iscrizioni nel registro degli indagati. Perché, intanto, quella misteriosa sigla della “Falange armata” è ricomparsa, in una lettera minacciosa spedita in carcere al boss Totò Riina dopo la pubblicazione sui giornali delle sue intercettazioni all’ora d’aria. «Chiudi la bocca, ricordati che hai famiglia», gli hanno scritto.

L'allarme di Salvatore Borsellino
"Stanno strappando il processo sulla trattativa a Di Matteo e agli altri magistrati che se ne stanno occupando", dice il fratello del giudice Paolo parlando dal palco allestito a piazza Castelnuovo dal Movimento Cinque Stelle per il comizio di Beppe Grillo. Alle sue spalle un presidio di Scorta civica con uno striscione: "Siamo tutti Di Matteo". 
Salvatore Borsellino prosegue: "Il Csm sta cercando di smantellare il pool di Palermo come accadde 20 anni fa. Il popolo deve reagire, non può aspettare che altri magistrati vengano eliminati. Il presidente Napolitano, garante della Costituzione, è entrato a gamba tesa nel processo sulla trattativa Stato-mafia. Vi esorto a chiedere la verità e giustizia ed evitare che venga messo il bavaglio ai magistrati. Non possiamo aspettare che sia versato altro sangue, vi esorto a fare sentire la vostra presenza ai magistrati e consentirgli di continuare a fare il loro lavoro, ribellatevi"
di SALVO PALAZZOLO



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