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venerdì 15 novembre 2013

Combattere la culture della mafie significa davvero essere "sentinelle del territorio" per difendere la Bellezza delle nostre vite.

Lo sappiamo. Combattere la culture della mafie significa davvero essere "sentinelle del territorio" per difendere la Bellezza delle nostre vite.

 Dopo 16 anni, sono diventate pubbliche le dichiarazioni sconvolgenti che l’ex boss del clan dei casalesi, Carmine Schiavone, aveva reso alla commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Solventi, scarti industriali, edili, ospedalieri, fusti tossici che valevano due milioni e mezzo di lire a pezzo, venivano nascosti a 25 metri di profondità in queste terre della zona tra Caserta e Napoli nord, per volontà dei boss e con la complicità "dei soliti ignoti", tutti consapevoli del rischio di avvelenare  la loro stessa  terra e le loro stesse comunità. 

Nel ‘97 il pentito annunciava, una sorta di crudele profezia, che tra vent’anni  tutti gli abitanti di quella zona sarebbero morti per i tumori provocati dalle sostanze tossiche che avvelenavano le falde acquifere, o per diossine sviluppate dagli incendi appiccate ai rifiuti. Così è nata quella che ora chiamiamo "Terra dei Fuochi".
Non basta. Ancora più sconvolgente è la constatazione dell'immobilismo, del sostanziale occultamento della verità,  perpetrato da ha conosceva fatti, luoghi e circostanze e le ha taciute più di un decennio.
Ora Legambiente ricostruisce le inchieste sul traffico dei rifiuti condotte dalla magistratura nel periodo 1991-2013 nel  "Dizionario dell'ecocidio nella Terra dei Fuochi",  alla vigilia della manifestazione promossa da comitati, associazioni, studenti che si svolgerà domani a Napoli per chiedere il ritorno della legalità e della sicurezza nelle zone devastate dai clan.
Fonte LA REPUBBLICA

Legambiente, le inchieste tracciano le rotte dei rifiuti in Campania

Sono 83 indagini - nel periodo 1991-2013 - sul traffico che ha determinato l'ecocidio nella Terra dei fuochi. L'associazione ambientalista ha ricostruito questa rete. E domani a Napoli chiederà il ritorno alla legalità nelle zone devastate dai clamdi ANTONIO CIANCIULLO
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IN 82 INCHIESTE sul traffico dei rifiuti condotte dalla magistratura nel periodo 1991-2013 sono racchiusi i dati e i nomi che compongono il "Dizionario dell'ecocidio nella Terra dei Fuochi". Lo ha ricostruito laLegambiente alla vigilia della manifestazione promossa da comitati, associazioni, studenti che si svolgerà domani a Napoli per chiedere il ritorno della legalità e della sicurezza nelle zone devastate dai clan.

Queste inchieste (tra le altre Adelphi, Black Hole, Caronte, Cassiopea, Chernobyl, Dirty Pack, Ecoboss, Falena, Giudizio Finale, Houdinì,  Madre Terra)  si sono concluse con 915 ordinanze di custodia cautelare, 1.806 denunce, 443 aziende coinvolte. Per un quarto di secolo lungo le rotte dei traffici  illeciti, è viaggiato di tutto: polveri di abbattimento dei fumi, morchia di verniciatura, reflui liquidi contaminati da metalli pesanti, amianto, terre inquinate provenienti da attività di bonifica. Nel complesso 10 milioni di tonnellate di rifiuti di ogni specie. Il che vuol dire, visto che un tir trasporta in media 25 tonnellate, circa 411 mila camion carichi di rifiuti che hanno attraversato mezza Italia. Camion che per lo più sono risultati invisibili ai controlli, ma ben presenti ai cancelli delle industrie intenzionate a scaricare sulla collettività  -  con danni gravissimi  -  costi che avrebbero dovuto essere iscritti ai bilanci aziendali.
"Queste aziende sono fisicamente situate, in larghissima maggioranza, nelle regioni settentrionali e centrali del nostro paese", ricorda Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente. "E' un dato da tener presente mentre sta partendo una campagna che tende a criminalizzare l'intera Campania dimenticando che la zona a rischio è solo una piccola parte del Casertano e del Napoletano. La stagione drammatica dell'illegalità va archiviata senza sconti, ma anche senza forzature comunicative che mettano in pericolo l'economia di un'intera regione".
Legambiente avanza anche alcune proposte: rendere pubblica e aggiornare la mappatura dei siti contaminati; avviare una sistematica attività di campionamento e analisi dei prodotti ortofrutticoli e alimentari; individuare strumenti efficaci per la messa in sicurezza e la bonifica delle aree inquinate; sostenere una rete di aziende e soggetti pubblici che promuovano e difendano la Campania pulita; predisporre un piano di riconversione delle aree contaminate basato sulle tecniche no food e sulla fitodepurazione; introdurre nel codice penale i delitti contro l'ambiente. 

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