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lunedì 14 gennaio 2013

Il sen. Giulio Andreotti compie 94 anni . Noi lo ricordiamo così


Oggi il sen. Giulio Andreotti compie 94 anni. Per non dimenticare cosa è stato, noi oggi ricordiamo l'assassinio di Piersanti Mattarella (6 gennaio 1980) e la Sentenza Corte della Corte di Appello di Palermo, 2 maggio 2003, con le parole del Procuratore di Torino Gian Carlo Caselli,  



Gli incontri tra Giulio Andreotti e i boss mafiosi al fine di discutere il delitto Mattarella, e di cui parla Gian carlo Caselli, sono trattati nella Sentenza Corte di Appello di Palermo 2 maggio 2003, Parte III cap. 2 pp. 1093-1185 Presidente Scaduti, Relatore Fontana. 
In particolare, nelle conclusioni si legge (pp. 1514-1515): 
Piesanti Mattarella
insieme al Presidente Sandro Pertini
«(...) Del resto, ad ultimativo conforto dell’assunto, basta considerare proprio la vicenda, assolutamente indicativa,  che ruota attorno all’assassinio dell'on. Pier Santi Mattarella. 
Anche ammettendo la prospettata possibilità che l’imputato sia personalmente intervenuto allo scopo di evitare una soluzione cruenta della questione Mattarella, alla quale era certamente e nettamente contrario, appare alla Corte evidente che egli ( Giulio Andreotti . n.d.r.) nell’occasione non si è mosso secondo logiche istituzionali, che potevano suggerirgli di respingere la minaccia alla incolumità del Presidente della Regione facendo in modo che intervenissero per tutelarlo gli organi a ciò preposti e, per altro verso, allontanandosi definitivamente dai mafiosi, anche denunciando a chi di dovere le loro identità ed i loro disegni: il predetto, invece, ha, sì, agito per assumere il controllo della situazione critica e preservare la incolumità dell’on. Mattarella, che non era certo un suo sodale, ma lo ha fatto dialogando con i mafiosi e palesando, pertanto, la volontà di conservare le amichevoli, pregresse e fruttuose relazioni con costoro, che, in quel contesto, non possono interpretarsi come meramente fittizie e strumentali. A seguito del tragico epilogo della vicenda, poi, Andreotti non si è limitato a prendere atto, sgomento, che le sue autorevoli indicazioni erano state inaspettatamente disattese dai mafiosi ed a allontanarsi senz’altro dagli stessi, ma è "sceso" in Sicilia  per chiedere al boss Stefano Bontade conto della scelta di sopprimere il Presidente della Regione: anche tale atteggiamento deve considerarsi incompatibile con una pregressa disponibilità soltanto strumentale e fittizia e, come già si è evidenziato, non può che leggersi come espressione dell’intento (fallito per le ragioni già esposte in altra parte della sentenza) di verificare, sia pure attraverso un duro chiarimento, la possibilità di recuperare il controllo sull'azione dei mafiosi riportandola entro i tradizionali canali di rispetto per la istituzione pubblica e di salvaguardare le buone relazioni con gli stessi, nel quadro della aspirazione alla continuità delle stesse

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