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martedì 30 maggio 2017

Un vecchio capomafia: "Il mondo si divide in due: ciò che è gia Calabria e ciò che lo diventerà".

Avevamo dato notizia del blog "Mafie" di Attilio Bolzoni. Invitiamo coloro che sono interessati a comprendere le dinamiche del potere mafioso ( e del "pensiero mafioso") a seguire quel blog perchè ci pare offra un contributo utile per comprendere cosa sono (diventate) oggi le mafie. Sia pure per scoprire che le mafie sono forse sempre le stesse: organizzazioni criminali divenute da tempo "fornitrici di servizi" con una eccezionale capacità di interpretare e piegare a loro vantaggio occasioni e situazioni di guadagno e di potere: dalla guardiani dei latifondi siciliani, all'edilizia e alla droga; dalle "grandi opere" dei decenni passati nel Sud italia ("dal Sacco di Palermo", al porto di Gioia Tauro; la costruzione della Salerno-ReggioCalabria, ecc...) agli appalti pubblici; dal traffico degli esseri umani alla gestione del potere politico e amministrativo di  territori con propri "rappresentanti", "zona grigia", "colletti bianchi" e, lo ripetiamo, "pensiero mafioso" ( ottenere quello che non ci meritiamo). 

Francesco Forgione nell'articolo presentato da Bolzoni ad inaugurarne una serie dedicata alle mafie al Nord, racconta: "(...) Un vecchio capomafia trapiantato in Lombardia spiegava poco tempo fa a un giovane affiliato: «Devi sapere che il mondo si divide in due: ciò che è gia Calabria e ciò che lo diventerà (...)». 

Gian Carlo Caselli nell'arringa al processo "Minotauro" , il processo che fa scoprire le mafie in Piemonte, parlando delle "relazioni esterne " di cui si nutre il potere mafioso, citando noi e circostanze, parla di silenzio e opportunismo da parte dei politici piemontesi "(...) ci sono tante persone che traggono vantaggio dall’esistenza della mafia, persone che non hanno nessun interesse a denunciarla. Persone, politici e amministratori, che la legge penale non può punire perché la loro colpa è l’opportunismo (...)”. ( puoi leggere qui)

L'infezione che minaccia l'Italia

di G. BALDESSARRO e A. BOLZONI
Senza sparare un colpo si stanno prendendo l'Italia più ricca. Comprano e corrompono, arrivano dappertutto. Si offrono alle imprese, alle banche, alle amministrazioni pubbliche, al mondo delle professioni. Non portano la coppola come tanto tempo fa ma non si presentano neanche come manager della finanza, non sono colletti bianchi e non sono colletti neri, sono sempre e soltanto loro: mafiosi. E' la solita razza che divora tutto.
La crisi economica ha spalancato loro le porte, ma non è solo quella che li ha resi attraenti: nel profondo Nord c'è anche tanta voglia di mafia. 
Trasferiscono fiumi di denaro e in cambio si impossessano di pezzi di mercato. Non è più solo droga e non è più solo movimento terra. Ci sono le slot machine, c'è il pizzo, ci sono i "servizi",  i trasporti, gli appalti, ci sono i piani regolatori, c'è l'industria alberghiera, c'è la grande distribuzione. Fanno affari con tutti. In ogni regione, nelle grandi città e soprattutto nei piccoli comuni, con amministratori di destra e di sinistra, hanno i loro sindaci e hanno i loro "consigliori", tutti indigeni, tutta brava gente che - al contrario di siciliani e calabresi e campani - si è sempre vantata di avere quegli "anticorpi" per resistere all'infezione.
C'è molto più 'Ndrangheta di Cosa Nostra, che ormai - disarticolata nella sua struttura militare - privilegia attività legali protette da amici in alte sfere. C'è anche un bel po' di camorra. E' un partito criminale che, anno dopo anno, si è rafforzato e si è esteso senza incontrare resistenza. Più che infiltrati dobbiamo considerarli ospiti,. E quasi mai "indesiderati".
Fra i loro soci ci sono le vittime ma anche tanti complici. Per molto tempo lassù (al Nord) hanno fatto finta di niente. Ministri dell'Interno e presidenti di regione, magistrati, prefetti, questori, comandanti in capo dei corpi di polizia. Tutti sempre pronti a negare che c'erano e che soprattutto contavano qualcosa.
In questo blog dedichiamo una riflessione generale - con una cinquantina di articoli - al Nord contagiato, avvelenato. (...) Apriamo il dibattito con uno scritto di Francesco Forgione, l'ex presidente della Commissione parlamentare antimafia che, quando era a Palazzo San Macuto, ha dedicato un capitolo robusto della sua relazione finale alla penetrazione delle organizzzioni criminali nelle regioni del Nord. Poi partiamo subito dalla mafia che viaggia sulla via Emilia. 
Qui l'articolo di Francesco Forgione: "Quelli che si sentono sempre diffamati


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