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martedì 9 maggio 2017

Aldo Moro e Peppino Impastato. Uccisi nella notte buia dello Stato italiano

Una data lega l'assassinio di due uomini: Aldo Moro e Peppino Impastato. Il primo ucciso dalle Brigate Rosse, il secondo ucciso da Cosa Nostra. Uccisi nella stessa "notte buia dello stato italiano", alle prime ore del 9 maggio 1978. 
Il 9 maggio è stata proclamata Giornata della Memoria nel ricordo delle Vittime del terrorismo. 
In italia la ragnatela del "potere" lega vicende  e trame di cui ancora oggi non siamo stati capaci di definire piennamente i contorni: morti innocenti, delitti oscuri, perpetrati da mani a cui abbiamo dato il nome di mafie, bande, terroristi, servizi segreti deviati, golpisti. Delitti e stragi commessi pensando che, in Italia, potesse servire spargere sangue innocente: per seminare paure e insicurezza per annientare persone, idee e valori, per impedire o indirizzare cambiamenti.
Oggi il "potere" ha imparato ad usare metodi differenti e non è un caso che, a decenni di distanza da quei fatti, ogni giorno "scopriamo" che mafie e "pensiero mafioso", corruzione e mala-politica sono potenti e presenti come non mai, tanto da essere diventati il cancro che mina presente e futuro di questo Paese. 
Giova ricordare quanto si è detto in occasione del 21 marzo scors: "le Vittime Innocenti: non vogliono semplicemente essere ricordate, ma che chiedono (a noi l'Impegno) di vedere realizzati gli ideali e le speranze per le quali hanno speso la vita". 
Lo spirito di questo Paese in questi decenni non è cambiato, anzi, forse è peggiorato. Il mistero, la verità sull'uccisione di Aldo Moro non si è rivelato ancora oggi bisogna trovare il coraggio di gridare quello per cui è stato ucciso Peppino Impastato:"La mafia è una montagna di merda". e quello che gridava la folla al funerale degli agenti di scorta di Paolo Borsellino: "Fuori la mafia dallo stato!"



"La mafia è una montagna di merda"
"La mafia è una montagna di merda!" E' necessario trovare ancora oggi il coraggio di gridarlo a chi si è abituato a quelle facce, a chi vorrebbe che tutti ci abituassimo a quelle facce e al puzzo della "montagna di merda", al puzzo del compromesso morale, della convenienza , ai tanti misteri che soffocano la Giustizia di questo paese, misteri custoditi dal sigillo del Potere.
O ci basterà la vuota retorica della commemorazione, del ricordo? Ce la faremo bastare, quella retorica vuota, per giustificare la "legalità sostenibileche abbiamo costruita a nostra misura affinchè non ci faccia troppo male e non ci costringa troppo? Quella legalità di comodo di cui parla tante volte don Ciotti. "A nostra insaputa...", " ...e poi, sai, occore fare i conti con la realtà..."
Continueremo a  ricacciare indietro la verità con queste ed altre frasi e troveremo ancora la giustificazione comoda per atti, omissioni e reticenze?
Oppure cominceremo davvero a "fare memoria", ad avere il coraggio e la coerenza necessarie affinchè le cose accadute non abbiano più a ripetersi, affinchè si metta in atto l'insegnamento di coloro che, come in un triste rosario, continuiamo a snocciolarne nomi, date di nascita e di morte prematura?
Che non siano state morti inutili!...Noi non ce lo siamo dimenticati a Peppino, e a tutti gli altri!
Così come non ci siamo dimenticati della  lezione di Peppino Impastato sulla Bellezza. Da sola quel pensiero inchioda a infamità coloro che quotidianamente perpetuano lo scempio del paesaggio , della cultura, dei valori morali di questo nostro Paese, bellissimo e disgraziato: "Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore"

dal film "I cento passi": il discorso do Salvo Vitale a radio Aut 
annuncia la morte di Peppino

Così si canta la canzone dei Modena City Ramb: 
"(...) Era una notte buia dello stato italiano, quella del 9 maggio '78
la notte di Via Caetani e il corpo di Aldo Moro 
l'alba dei funerali di uno stato


Peppino e il coraggio di sua madre Felicia
Il coraggio lo ebbe sin da quella notte del 9 maggio 1978 Felicia Bartolotta, la mamma di Peppino, quando ai carabinieri che dicevano che Peppino si era "suicidato" lei ribatteva che no, non era suicidio: " A Peppino l'ha ucciso la mafia!"
Felicia Bartolotta Impastato, la mamma di Peppino.
 
La mafia l'ha ucciso a quel Peppino che mostrava, a chi non voleva vedere, cosa stavano facendo del suo paese:
l'ampliamento dell'aeroporto, i miliardi della droga e quella speculazione edilizia dei "signori del cemento" che avrebbe cambiato per sempre l'immagine della Sicilia e dell'Italia intera.
La mafia l'ha ucciso a quel Peppino che non aveva paura di fare nomi e cognomi. Nomi di mafiosi e nomi di politici amici dei mafiosi!
Sua madre, Felicia, suo fratello Giovanni, sua cognata Felicetta, gli amici Salvo Vitale e Umberto Santino, diventano i custodi della memoria di Peppino e per anni si batteranno per ottenere verità e giustizia, continuando a fare i nomi. I nomi: prima di tutto quello di Tano Badalamenti, il “tano seduto” preso in giro da Peppino dai microfomni di Radio Aut; il boss di Cinisi che ordina l'assassinio di Peppino Impastato . Tano Badalamenti: quello il nome che verrà urlato dal palco del primo comizio tenuto due giorni dopo la scoperta del cadavere di Peppino.
Ma nessuno dà credito a Felicia. Solo il magistrato Rocco Chinnici crede a quella donna minuta e risoluta. Chinnici riprende in mano le carte, cerca i riscontri contro la “verità falsa” del suicidio. Ma Il 29 luglio 1983 Chinnici viene ucciso in un attentato. Ed ecco che un'altra donna entra in scena: si chiama Francesca Imbergamo, studentessa di Giurisprudenza che diventa magistrata contagiata dalla passione civile di Rocco Chinnici, il suo eroe.  E' lei a riaprire i faldoni, è Francesca che tenta di riannodare i fili. Sono due donne a chidere giustizia e a ottenerla: Felicia e Francesca. 
Dopo due archiviazioni (nel 1984 e nel 1992), nell´aprile del 1995 l´indagine viene riaperta e il 25 ottobre del 2000 Felicia Impastato entra nell’aula di tribunale per guardare in faccia, in videoconferenza, Gaetano Badalamenti, già detenuto negli Stati uniti per traffico di droga. Il´11 aprile 2002 Tano Badalamenti è condannato all´ergastolo per l'assassinio di Peppino Impastato.  
Felicia Bartolotta aveva 85 anni: "Ora tutti sanno qual è la verità. Ora aspetto la condanna di Badalamenti e poi posso anche morire». Felicia Bartolotta Impastato è morta il 10 dicembre 2004 all'età di 88 anni

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Peppino Impastato e Salvo Vitale, dall’alto di Monte Pecoraro,  guardando l’aeroporto di Punta Raisi, dopo la costruzione della terza pista:
PEPPINO: Sai cosa penso? 

SALVO : Cosa? 

PEPPINO: Che questo aereoporto in fondo non è brutto... Anzi 

SALVO (ride) : Ma che dici?! 
PEPPINO: Visto così, dall'alto ... uno sale qua e potrebbe anche pensare che la natura vince sempre ... che è ancora più forte dell’uomo. Invece non è così. .. in fondo tutte le cose, anche le peggiori, una volta fatte poi trovano una logica, una giustificazione per il solo fatto di esistere! Fanno 'ste case schifose, con le finestre di alluminio, i muri di mattoni vivi ... mi stai seguendo?


SALVO: Ti sto seguendo

PEPPINO:... 
 i balconcini... la gente poi ci va ad abitare, ci mette le tendine, i gerani, la televisione ... e dopo un po' tutto fa parte del paesaggio. C'è, esiste! ... nessuno si ricorda più di com'era prima. Non ci vuole niente a distruggerla la bellezza ... 

SALVO:  Ti ho capito...E allora?

PEPPINO: E allora invece della lotta politica, la
 coscienza di classe, le manifestazioni e tutte 'ste fesserie ... bisognerebbe ricordare alla gente cos'è la bellezza. Insegnargli a riconoscerla. A difenderla. Capisci? 

SALVO: ( perplesso) La bellezza…

PEPPINO: Sì, la bellezza. È importante la bellezza. Da quella scende giù tutto il resto. 

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