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lunedì 5 dicembre 2016

Don Luigi Ciotti: "Urge una rivoluzione culturale nel Paese, etica e sociale..."

Sul tema del Referendum Costituzionale LIBERA aveva deciso di non prendere posizione, contro oppure a favore del quesito referendario, lasciando (come sempre) libertà di coscienza a ciascuno. Don Luigi Ciotti, fondatore di LIBERA, era stato tuttavia chiaro nel suo pensiero a riguardo della riforma che il governo avrebbe voluto imporre: "Chi ha voluto questa "nuova" Costituzione vede la democrazia come un ostacolo, e il bene comune come una faccenda in cui il popolo non deve immischiarsi".
 Del resto, la grande manifestazione a difesa della Costituzione tenuta nell'ottobre del 2013, La Via Maestra, lo aveva visto protagonista, fra gli altri, insieme,  a Lorenza Carlassare, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky. In quella giornata, uno dei passaggi più significactivi era stato il seguente: "La difesa della Costituzione è innanzitutto la promozione di un’idea di società, divergente da quella di coloro che hanno operato finora tacitamente per svuotarla e, ora, operano per manometterla formalmente. [...]. 
Pochi giorni orsono, lo scorso 1 dicembre a Bari, parlando con i giornalisti a margine del convegno 'Nei cantieri della città del noi', don Luigi Ciotti ha dato corpo a quello che è realmente il nodo cruciale della crisi sociale, morale, economica che viviamo. 
Le parole di don Ciotti: "Urge una rivoluzione culturale nel Paese, etica e sociale, che la classe politica attuale, non solo la nostra ma penso all'Europa, non sembra in grado di realizzare ma nemmeno di pensare in questo momento". 
Per don Ciotti oggi c'è il "divorzio della politica dall'etica", ma "la politica è etica" perché "nasce per governare le città, garantire la pacifica convivenza e la giustizia sociale". Don Ciotti ha sottolineato come in Italia "spendiamo 64 milioni al giorno per gli armamenti ma non ci sono soldi per le politiche sociali: il 37% degli italiani prendono meno farmaci perché non possono pagare i ticket, sull'Aids si è smesso di investire in prevenzione e nell'informazione e siamo tornati ai primi posti sia per i contagi tra i giovani sia per la mortalità". "L'inclusione sociale - ha rilevato - sta alla base della democrazia: solo se si ha accesso alle risorse garantite dai diritti sociali si può avere la capacità di sviluppare le proprie potenzialità". "I diritti sociali abilitano a esercitare gli altri diritti, non bastano quelli civili e politici. Ma l'Italia ha sei milioni di analfabeti di ritorno, quattro milioni e 600mila persone in povertà assoluta, un milione e 100mila bambini in povertà assoluta, quasi nove milioni di persone in povertà relativa". E nonostante notevoli miglioramenti - ha concluso - abbiamo la percentuale più alta di dispersione scolastica, e rispetto ad altri paesi i nostri investimenti per la cultura sono inferiori". 

"Sì, No, Perchè"
Come presidio "Rita Atria" , nel confronto proposto insieme ad Officina Pinerolese (vedi qui), avevamo espresso l'opinione che la nostra Costituzione, prima di pensare a come modificarla, occorrebbe pensare a come (finalmente!) attuarla. Sono ancora troppi i diritti sanciti -ma non ancora attuati- che la Costituzione pone invece a fondamento della stessa Democrazia: il lavoro, l'istruzione, l'uguaglianza, la dignità delle persone. Così ci eravamo espressi: "(...) noi pensiamo che le azioni che si compiono sulla nostra Costituzione non debbano avere altro scopo se non quello di rendere evidente, concreta, la volontà di mantenere "le promesse" contenute nella Costituzione. Questa la discriminante, questo il metro di giudizio che ci pare si debba considerare riflettendo, esprimendosi,  su quanto il quesito referendario propone."

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