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domenica 20 novembre 2016

Confronto del 17 novembre sul referendum Costituzionale. Riflettiamo!

Il confronto proposto da "Officina Pinerolese" e presidio LIBERA "Rita Atria"- Pinerolo sul tema del Referendum Costituzionale si è svolto in una cornice di pubblico davvero lusinghiera: tanta è stata la partecipazione del pubblico che Il Salone dei Cavalieri non ha potuto accogliere tutti coloro che avrebbero voluto assistere alla riflesione offerta dai relatori. Ringraziamenti doverosi quindi al sen. Elvio Fassone ( relatore per le ragion del Sì), al prof. Ermanno Vitale ( relatore per le ragioni del No), al dott. Giancarlo Chiapello che ha moderato il confronto, al pubblico che ha partecipato attento, rivolgendo poi numerose domande ai relatori.
La significativa presenza del pubblico giovanile ha mostrato chiaramente come il tema referendario susciti interesse anche nelle nuove generazioni. Non potrebbe essere altrimenti giacchè quello su cui saremo chiamati ad esprimerci il prossimo 4 dicembre, le modifiche proposte alla Carta Costituzionale, riguarda proprio il documento fondamentale, "la regola delle regole" in cui tutti dovremmo riconoscervi il fondamento della convivenza civile e democratica nel nostro Paese. 
E il difficile momento storico che viviamo, una crisi sociale ed economica che rende precario e problematico il presente ed il futuro di larghe fasce della comunità italiana (e dei giovani in particolare) non può non richiamare alla nostra memoria le parole, il monito, di uno dei padri della nostra repubblica, Piero Calamandrei.  
Nel suo celebre discorso sulla Costituzione rivolto a giovani studenti Calamandrei così dichiarava: "(...) dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare una scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell’art. primo- “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro “- corrisponderà alla realtà. Perché fino a che non c’è questa possibilità (...) non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica perché una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una uguaglianza di diritto, è una democrazia puramente formale, non è una democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della società, di portare il loro miglior contributo, in cui tutte le forze spirituali di tutti i cittadini siano messe a contribuire a questo cammino, a questo progresso continuo di tutta la società(...) la nostra costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere. Quanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinanzi (...) Però, vedete, la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse (...)". qui il testo integrale di quel discorso, fondamentale nella storia della nostra Repubblica
Quante volte, alla luce di queste parole, diciamo che la Costituzione prima di pensare a come modificarla occorrebbe forse pensare a come (finalmente!) attuarla, tanto sono "all'ordine del giorno" i diritti concreti -e non rispettati- che la nostra Costituzione pone a fondamento della stessa Democrazia: lavoro, istruzione, uguaglianza, dignità delle persone.
Principi bellissimi, mirabilmente sottolineati da Piero Calamandrei come principi ineludibili  della Democrazia ma, sino ad oggi, non siamo ancora stati capaci di attuarli; anzi, in questi anni le diseguaglianze e le ingiustizie sociali sono evidentemente aumentate. Allora, proprio facendo memoria alle parole di Calamandrei, noi pensiamo che le azioni che si compiono sulla nostra Costituzione non debbano avere altro scopo se non quello di rendere evidente, concreta, la volontà di mantenere "le promesse" contenute nella Costituzione. Questa la discriminante, questo il metro di giudizio che ci pare si debba considerare riflettendo, esprimendosi,  su quanto il quesito referendario propone.

1 commento:

  1. L'obbiettivo più importante, ora, è perforare la corazza di chiacchiere dell'avversario e annichilirlo. Esamini, per cortesia, la modifica all'articolo 67 della costituzione e lo commenti per la sua pericolosità. Grazie. DAL COL CLAUDIO

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