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martedì 24 maggio 2016

L'ALBERO DI FALCONE, l'ALBERO AMICO, sarà anche a Pinerolo.

Domani 25 maggio 2016, alle ore 11.00 presso la Scuola Media “F. Brignone” Sez. di Abbadia Alpina  avverrà la cerimonia di piantumazione dell' “ALBERO DI FALCONE”: “(...) come segno di speranza e impegno dei nostri ragazzi di diventare CITTADINI RESPONSABILI E CONSAPEVOLI.” Questo scrivono le professoresse Teresa Saieva e Daniela Carano, referenti del progetto che, a partire dal 2012, vede legate la scuola media “F. Brignone” all'attivita del presidio “Rita Atria” Pinerolo da un comune impegno: avere a cuore il bene lungimirante della nostra comuntà attraverso la costruzione di attività che contribuiscano a formare CITTADINI RESPONSABILI E CONSAPEVOLI.

Anche noi inviatiamo a partecipare in segno di vicinanza alle ragazze e ragazzi
 futuri  CITTADINI RESPONSABILI E CONSAPEVOLI.



Una stessa comunione di intenti unisce la Scuola "F. Brignone" all'attività del presidio LIBERA "Rita Atria": una collaborazione che ci auguriamo si rafforzi ancora , insieme all'attività svolta nelle altri Istituti pinerolesi.
Alla celebrazione prenderanno parte anche le rappresentanze degli istituti che hanno partecipato già alla Giornata della memoria nel ricodo delle Vittime Innocenti delle mafie, svolta lo scoro 19 marzo. In attesa del "racconto della Giornata, riprendiamo qui quanto avevamo scritto a seguito di quell'evento

Progetto “ALBERO AMICO”

La Scuola Media “F. Brignone” Sez. di ABBADIA ALPINA da anni è impegnata a promuovere attività volte a coinvolgere gli alunni in progetti di Educazione alla Legalità. La Scuola collabora con il Presidio LIBERA “Rita Atria” Pinerolo, partecipando attivamente con riflessioni, lavori teatrali, incontri. Il Progetto LIBERA fa parte del Piano dell’Offerta Formativa della Scuola e si prefigge obiettivi ambiziosi che mirano a:
  • Sviluppare la coscienza civile e democratica
  • Educare alla legalità
  • Promuovere la lotta alla cultura delle mafie e alla mafiosità
  • Educare al rispetto delle regole come strumenti indispensabili per una civile
convivenza
  • Sottolineare la necessità del riconoscimento del merito e delle reali capacità dei
singoli, soffocate altrimenti dalle pratiche della raccomandazione e del familismo.
  • Prevenire comportamenti devianti e contrastare valori negativi (il bullismo)

Quest’anno le classi terze aderiscono all’iniziativa “GLI ALBERI AMICI”, promossa dalla Fondazione Giovanni e Francesca Falcone, che prevede di piantare un albero in ricordo del sacrificio di Giovanni Falcone nel cortile della scuola come segno di speranza e impegno dei nostri ragazzi di diventare CITTADINI RESPONSABILI E CONSAPEVOLI.
L’albero entrerà nel censimento nazionale degli ”ALBERI AMICI”.

Referenti del progetto: Prof.ssa Daniela Carano, Prof.ssa Teresa Saieva


L'ALBERO DI FALCONE in via Notarbartolo a Palermo, di fronte alla casa del giudice,  meta di pellegrinaggio e di riflessioni 

lunedì 23 maggio 2016

Capaci (PA). 23 maggio 1992. ore 17.56'.48": GIOVANNI FALCONE, FRANCESCA MORVILLO, ANTONIO MONTINARO, ROCCO DICILLO, VITO SCHIVANI

Giovanni Falcone:"Gli uomini passano , le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini."
Oggi più che allora questa Italia ha bisogno di persone oneste che agognino quanto ha detto Paolo Borsellino: "(...) il fresco profumo di libertà che si contrappone al puzzo del compromesso morale dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità". 
La memoria e l'insegnamento di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino, dei tanti che hanno sacrificato la loro vita perchè questo Paese diventasse un luogo ove Giustizia e Libertà diventassero principi di verità indicano la strada da seguire. 
Invece, conosciamo e riconosciamo coloro che oggi indosseranno le "maschere pittate a lutto"; li vedremo nei telegiornali, nelle prime file di tante cerimonie di commemorazione. Li conosciamo e li riconosciamo!
Oggi più che mai, anche in memoria di Giovanni Falcone occorre essere "partigiani": per Giustizia e Libertà!

Per Loro chiediamo Verità e Giustizia
Nella fotografia, la Croma bianca su cui viaggiavano Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e Giuseppe Costanza, l'agente che avrebbe dovuto guidare l'auto di Falcone e che sopravvisse alla strage. A pochi metri la croma azzurra sulla quale viaggaivano gli altri tre agenti di scorta che rimarranno solo feriti dall'esplosione: Angelo Corbo, Gaspare Cervello, Paolo Capuzza.
In questa immagine i resti della Croma marrone su cui morirono, dilaniati dall'esplosione che li investì in pieno, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. 
Il nome in codice della scorta era "Quarto Savona Quindici"

 Per AMORE
GIOVANNI FALCONE, FRANCESCA MORVILLO, ANTONIO MONTINARO, ROCCO DICILLO, VITO SCHIFANI, vivono nelle parole pronunciate da Paolo Borsellino la sera del 23 giugno 1992 , ad un mese dalla strage di Capaci:
Giovanni Falcone lavorava con perfetta coscienza che la forza del male, la mafia, lo avrebbe un giorno ucciso. Francesca Morvillo stava accanto al suo uomo con perfetta coscienza che avrebbe condiviso la sua sorte. Gli uomini della scorta proteggevano Falcone con perfetta coscienza che sarebbero stati partecipi della sua sorte. Non poteva ignorare, e non ignorava, Giovanni Falcone, l’estremo pericolo che egli correva perché troppe vite di suoi compagni di lavoro e di suoi amici sono state stroncate sullo stesso percorso che egli si imponeva. 
Perché non è fuggito, perché ha accettato questa tremenda situazione, perché mai si è turbato, perché è stato sempre pronto a rispondere a chiunque della speranza che era in lui? 
Per amore! 
La sua vita è stata un atto di amore verso questa sua città, verso questa terra che lo ha generato, che tanto non gli piaceva. 
Perché se l’amore è soprattutto ed essenzialmente dare, per lui, e per coloro che gli siamo stati accanto in questa meravigliosa avventura, amore verso Palermo e la sua gente ha avuto e ha il significato di dare a questa terra qualcosa, tutto ciò che era ed è possibile dare delle nostre forze morali, intellettuali e professionali per rendere migliore questa città e la patria a cui essa appartiene.(...)"

venerdì 13 maggio 2016

Anche Luca Salvai, candidato-sindaco Movimento 5 Stelle Pinerolo, ha annunciato l'adesione alla Carta di Avviso Pubblico.

Anche Luca Salvai, candidato-sindaco del Movimento 5 Stelle Pinerolo, ha annunciato l'adesione alla Carta di Avviso Pubblico nell'ambito dell'incontro pubblico per la presentazione della lista del Movimento, incontro tenuto al Salone dei Cavalieri Abbiamo appreso con piacere  la notizia 

Nel corso della serata sono state confermate le figure degli assessori "in pectore" già designati: arch. Eros Primo (assessore all'Urbanistica); dott.ssa Francesca Costarelli (assessora al Turismo-Manifestazioni); dott.ssa Lara Pezzano (assessora alla Sanità e alle Politiche Sociali); prof. Martino Laurenti ( assessore alla Cultura).

Ritornando alla carta di Avviso Pubblico, nella lettera aperta "E' finita l'era dei fossili" (qui il testo)   avevamo scritto: "(...) auspichiamo che i candidati-sindaco, tutte le forze politiche pinerolesi agognino sinceramente “il fresco profumo” di una azione politico-amministrativa nuova, saldamente ancorata a principi etici e morali. (...) Non si tratta di suscitare polemiche quanto di ribadire l'importanza di valori che devono essere patrimonio condiviso a fondamento di qualsivoglia candidatura alla gestione della “cosa-pubblica

Nella stessa occasione, Luca Salvai ha anticipato uno dei primi provvedimenti che sottoporrà al nuovo consiglio comunale: l'adesione alla carta di Avviso Pubblico dell'intero Consglio Comunale che scaturirà dalle prossime elezioni amministrative.

A nostro parere, il provvedimento anticipato da Salvai è importante anche perchè va esattamente nella direzione da noi indicata quando auspicavamo che tutti i nuovi eletti, a partire dal sindaco, avessero il solo intendimento di porsi al "servizio" della comunità nella costruzione di azioni politiche aministrative che abbiano a cuore il "bene comune", il bene lungimirante della comunità. E l'adesione del Consiglio Comunale alla carta di Avviso Pubblico doveva essere il primo segnale, il primo impegno formale,  per un azione politica nuova saldamente ancorata a principi etici e morali quali quelli indicati dall'art.

Alla Carta di Avviso pubblico hanno già aderito Enrica Pazè (candidata sindaco di SEL) Pietro Manduca (candidato sindaco per Sinistra Solidale Pinerolo), Luca Barbero (candidato sindaco del PD)

Riportiamo ancora una volta l'articolo di Gianacalo Chiapello che presenta i punti qualificanti dellla carta di Avviso Pubblico.
Fonte: Vita Diocesana
"Un’associazione per gli amministratori che non hanno nulla da nascondere. La Carta di Avviso Pubblico: un segno di trasparenza". 
di Giancarlo Chiapello

UN CODICE ETICO – comportamentale, ecco in sostanza cos’è la Carta di “Avviso Pubblico”, l’associazione che raggruppa alcune centinaia di istituzioni locali, Regioni, Provincie, Comuni, Unioni di Comuni e che si è data come obbiettivo, dichiarato (cfr.www.avvisopubblico.it), quello «di collegare ed organizzare gli Amministratori pubblici che concretamente si impegnano a promuovere la cultura della legalità democratica nella politica, nella Pubblica Amministrazione e sui territori da essi governati».
Non serve di fatto a sostituire i politici con chissà quali figure “messianiche” o “tecniche”, spesso digiune di una vera visione comunitaria, non ha un’impostazione demagogica e meramente teorica, ma rappresenta un sostegno alla buona politica per emergere, in particolare in territori e situazioni dove si potrebbero evidenziare rischi legati a clientelismo, conflitti di interessi, pressioni indebite, ecc… (e nel territorio metropolitano questi rischi in molti casi forse non appartengono solo a storie passate).
In particolare, all’articolo 5 parla proprio delle situazioni di conflitto di interesse, come ad esempio «la sussistenza di interessi personali dell’amministratoreche interferiscono con l’oggetto di decisioni cui egli partecipa e dalle quali potrebbe ricavare uno specifico vantaggio diretto o indiretto»; «la sussistenza di preesistenti rapporti di affari o di lavoro con persone od organizzazioni specificamente interessate all’oggetto delle decisioni»; «rapporti di frequentazione abituale con persone operanti in organizzazioni specificamente interessate all’oggetto di decisioni di rilevanza economica cui l’amministratore partecipa direttamente, anche nei casi in cui detti rapporti non configurano situazioni che danno luogo a incompatibilità previste dalla legge o da altre norme».
Questo documento è entrato in maniera sostanziale nel dibattito politico pinerolese, grazie all’azione del Presidio di Libera “Rita Atria”, apertosi da tempo sul tema della governance del territorio, dell’urbanistica, in una Città destinata a vedere l’elaborazione di un nuovo Piano Regolatore: molte realtà aggregative cittadine hanno iniziato ad interrogarsi su un tema di spinosa attualità, ossia trasparenza e conflitto di interessi.
Il Codice si rivolge ai politici e ne chiede impegni precisi per diventare testimoni visibili di una concreta azione di educazione alla legalità, di un impegno destinato a cancellare potenziali zone d’ombra nell’azione politico-amministrativa.
Nell’ambito delle primarie del Pd è stato accolto e rilanciato a seguito della personale sottoscrizione da parte di Luigi Pinchiaroglio.
Anche sul fronte dell’impegno sociale nel mondo cattolico, i giovani cattolici democratici del “Comitato Primo Mazzolari” che cercano di riorganizzare nella comunità una presenza radicata nella triplice autonomia di analisi, valutazione ed azione, considerano importante una così significativa presa di posizione

mercoledì 11 maggio 2016

Il mondo della cultura per gli otto candidati a sindaco: “La cultura della politica e la politica della cultura”

Sentinelle del Territorio. Anche noi del presidio "Rita Atria" parteciperemo all'incontro "La cultura della politica e la politica della cultura”. A noi stàparticolarmente a cuore, e vediamo perciò con apprensione, la "cultura della comunità e del suo territorio": l'elemento che oramai caratterizza, distingue ed elige i territori stessi. Mentre la comunità pinerolese è alla ricerca di u "brand" che connoti la città ( città della cavalleria? del panettone? della Maschera di Ferro? della bicicletta? città di frontiera? città degli Acaja? città pre-montana? città di fine-pianura? ecc...) "centri minori" che la circondano sono stati capaci di crearsi - a vari livelli- immagine e oggetti culturali riconoscibili. 
Anche questo denota e denuncia la crisi che Pinerolo vive e al cui superamento sono chiamati a contribuire tutti coloro che si vedono come cittadine e cittadini responsabili chiamati. "E' un problema di idraulica o di contenuti?


Fonte Vita Diocesana
Nessuno può dare quello che non ha. Il principio vale anche e soprattutto per la cultura. Per sondare la consistenza delle promesse e delle idee messe in campo dagli otto candidati a sindaco (ai sei noti da tempo si sono aggiunti in extremis Piera Bessone di Pinerolo Attiva e Natale Ubaldo Cacciola dell’UDC), numerose associazioni di Pinerolo e del territorio hanno convocato un’assemblea-confronto. «Le realtà che già operano da anni in diversi campi della cultura – spiegano gli organizzatori – hanno le idee abbastanza chiare sulle necessità e sui urgenze della città. C’è un patrimonio storico da tutelare a valorizzare, spazi da aprire e mettere a disposizione, potenzialità da sviluppare. Per questo serve soprattutto concretezza, che significa tempi certi e risorse reali». Punto di partenza del dibattito sarà il documento “Qualche semplice ma non modesta richiesta (e proposta) per la cultura di Pinerolo e del Pinerolese» sottoposto dalle associazioni ai partiti. (qui il testo del documento riportato da Vita Diocesana). Il confronto “La cultura della politica e la politica della cultura” si svolgerà venerdì 13 maggio alle ore 20:45 nella sala “Pacem in terris” del Museo Diocesano (via del Pino 49, Pinerolo) e sarà moderata dal direttore di “Vita Diocesana Pinerolese”, Patrizio Righero


Qualche semplice ma non modesta richiesta (e proposta) per la cultura di Pinerolo e del Pinerolese
Gentilissimi candidati alle elezioni amministrative pinerolesi,
come presidenti e responsabili di alcune associazioni culturali operanti nella nostra città e sul territorio desideriamo augurarvi la migliore fortuna nella competizione elettorale che state per affrontare. Essendo i nostri enti apolitici e apartitici, non esprimiamo alcuna preferenza per nessuno dei contendenti, ma intendiamo cogliere l’opportunità di rivolgerci pubblicamente a voi per formularvi una sola richiesta esplicita, dalla quale scaturiscono varie proposte che andremo ad articolare subito dopo.
La richiesta è semplice: la vostra attività di governo (e di opposizione) presti la maggior attenzione possibile al mondo culturale di Pinerolo e del Pinerolese.
Siamo qui a dirvi che l’impegno del passato NON BASTA. Non basta perché una politica culturale richiede una vera progettualità, un dialogo ad ampio spettro con il resto di quella che fu la provincia, ora città metropolitana, con la Regione e con le realtà transfrontaliere, una collaborazione fortissima tra pubblico e privato, un’intesa stretta tra amministratori, gruppi e associazioni per lavorare insieme a due obiettivi comuni
a) dare lustro alla nostra città e al territorio pinerolese;
b) fare sì che la promozione della "bellezza" diventi anche un’occasione di rilancio socio-economico, oltre a migliorare la qualità della vita dei cittadini.
Come sapete, noi amiamo operare con continuità nel territorio e per i cittadini: nel silenzio, nelle difficoltà e – a volte – nella disattenzione. Per cui, lasciando da parte i rilievi sul passato, suggeriamo le seguenti proposte, sulle quali ci piacerebbe ascoltare i vostri pareri e per le quali auspichiamo le vostre adesioni.
Di ordine generale
Realizzazione di un “piano di legislatura” per la cultura, con obiettivi precisi, realizzabili e finanziamenti certi, alla cui redazione vengano chiamate le associazioni come espressione della società civile.
Costruzione di un’identità culturale e turistica della città e del territorio spendibile al di là dell’identificazione insufficiente di città della cavalleria (ideazione di un nuovo brand di area).
Promozione della città con la creazione di festival e manifestazioni di rango nazionale e internazionale.
Di natura specifica
Maggiore coordinamento tra le associazioni a opera del comune.
Miglioramento del sistema di informazioni culturali e turistiche del comune anche attraverso la creazione e la promozione, per esempio, di una piattaforma web in cui le associazioni possano inserire la propria programmazione culturale; interazione culturale tra Arte, Musica e Spettacolo sulla linea dei DAMS.
Rilancio turistico della città, gestito dal comune, con l’appoggio delle associazioni e dell’imprenditoria privata.
Proposte di utilizzo dei palazzi storici vuoti o sottoutilizzati (per esempio cosiddetto palazzo Acaja ed ex Tribunale) e censimento dei Beni Culturali del Pinerolese.
Risoluzione dei problemi del polo dei musei pinerolesi e, in particolare, di Palazzo Vittone.
Investimenti adeguati per la valorizzazione delle risorse ambientali, storiche, monumentali, artistiche e musicali della città, anche in relazione con gli organismi diocesani, con la Chiesa Valdese e con i rappresentanti delle altre confessioni religiose presenti sul territorio.
Risoluzione delle questioni relative alla collocazione delle biblioteche e connessione del sistema bibliotecario con quello scolastico.
Valorizzazione delle risorse bibliotecarie ed archivistiche pubbliche e private.
Costruzione di progetti per rendere appetibile e culturalmente spendibile il sistema di alternanza scuola-lavoro previsto dalla normativa scolastica.
Rafforzamento dell’esistente – e silente – Commissione comunale per i Beni Culturali con l’obiettivo di trasformarla in un “pensatoio” permanente per la cultura della città.
Siamo certi della vostra attenzione e contiamo di aver recato, con questo documento, un contributo significativo alla vostra campagna. Come vedete, non vi chiediamo utopie, ma impegno concreto per la città, per i cittadini, per il futuro, senza cattiva retorica, ma rimboccandoci – insieme – le maniche.
Hanno già firmato questo manifesto:
Andrea Balbo, Presidente SSP – Società Storica Pinerolese
Dario Seglie, Direttore CeSMAP – Centro Studi e Museo d’Arte Preistorica
Marco Civra, Presidente Centro Studi “Silvio Pellico”
Italia Nostra “Ettore Serafino” del Pinerolese
Arturo Francesco Incurato – Referente Presidio LIBERA “Rita Atria” Pinerolo
Sergio Santiano, Presidente dell’Associazione Koiné
Mario Fina, Designer – Art Director
Lega Ambiente Pinerolese
Liliana Rasetti – Direttrice Uni 3 Pinerolo
Tiziano Vindemmio, Presidente Associazione CO.S.M.A. (Comitato Salvaguardia Monumenti Artistici e Ambientali), Barge
Silvio Sorrentino, Presidente dell’Accademia organistica pinerolese
Roberto Inoli, Presidente A.T. Pro Loco Pinerolo

martedì 10 maggio 2016

La storia della mamma Felicia Impastato questa sera su RaiUno: “Quella donna ha saputo distinguere la giustizia dalla vendetta”

Giovanni , il fratello di Peppino Impastato aveva scritto una dura lettera ad Antonio Campo Dall’Orto, direttore della Rai, in merito all’intervista a Riina junior, tanto da essere sul punto di negare l'autorizzazione alla messa in onda del film sulla madre Felicia. Successivamente, la la scelta di acconsentire: La storia di mia madre non era conosciuta nei particolari. Questo film lancia un messaggio forte a quei ragazzi e a quelle persone che ancora non conoscevano Peppino Impastato. In questo momento così difficile per il nostro Paese ne avevamo proprio bisogno”.

Fonte: il Fatto Quotidiano


Peppino Impastato, la storia della mamma Felicia su RaiUno: “Quella donna ha saputo distinguere la giustizia dalla vendetta”

Si fa presto a dire “lotta alla mafia” ma quando nasci a Cinisi negli anni Settanta, sposi un mafioso e chi abita a cento passi da casa tua ti uccide un figlio, hai solo due strade: la ritorsione o la giustiziaLa mamma di Peppino Impastato ( leggi qui quanto abbiamo scritto ieri) ha scelto la seconda.  A 38 anni da quel suo “io vendette non ne voglio”,Matteo Levi con la coproduzione di “Rai Fiction” ha scelto di far conoscere al grande pubblico quella donna fiera e coraggiosa, con il film “Felicia Impastato” in onda martedì 10 in prima visione su Rai Uno.
La fiction, diretta dal regista Francesco Albano, presentata in anteprima alla Camera dei Deputati nei giorni scorsi, ha il pregio di lanciare un messaggio attuale: contro gli uomini della mafia a vincere è una donna che di fronte alle ante chiuse dei cittadini conniventi al potere mafioso spalanca la porta della sua casa, decide di non fermarsi davanti allo straziante dolore del luttoma sceglie la strada della legalità.
La figura di Felicia, ben interpretata da Lunetta Savino, da premiare in primis per il tentativo di mantenere lo stretto slang siciliano della mamma di Impastato, emerge nella maniera più fedele possibile, frutto di un lungo lavoro – come ha spiegato il regista – di incontri con i parenti, gli amici, i nipoti. Il film è una storia in cui ritrovarsi: chi, siciliano e non, ha conosciuto di persona mamma Felicia, riconoscerà le sue parole, quel suo “Io zitta non ci sto per questo devo andare fino in fondobisbigliato tante volte ai giovani che l’hanno incontrata prima di quell’11 aprile 2002 quando Gaetano Badalamenti è stato condannato.
Peppino Impastato
Per nulla scontata anche la scelta di registrare le scene a Palermo e a Cinisi (ottima la fotografia di Andrea Locatelli), dove la storia quei cento passi, ancora oggi, non sono stati compiuti da tutti. Il film  “Felicia Impastato” di Albano con la sceneggiatura diretta da Monica Zapelli e Diego De Silva, restituisce agli italiani un pezzo di storia che ha come protagonisti uomini e donne cui gli italiani devono molto: i magistrati Costa, Chinnici, uccisi dalla mafia come il giornalista Mario Francese; Antonino Caponnetto che ebbe l’intelligenza di “archiviare” il caso per permetterne poi la riapertura nel momento giusto e Franca Imbergamo (interpretata con molta delicatezza da Barbara Tabita), che, come nella realtà, incontra Chinnici da giovane studentessa per poi trovarsi anni dopo sulla scrivania il caso “Impastato”.
A lei che oggi lavora alla procura nazionale antimafia si deve la condanna di Badalamenti: “Il messaggio di Felicia è bellissimo: quella donna – spiega Franca Imbergamo - ha sempre cercato giustizia e ha saputo distinguerla dalla vendetta. L’unico ricordo vero di quella storia per me resta il suo ringraziamento, quando abbiamo concluso il processo a Badalamenti, perché non era rivolto a me ma alle istituzioni sane che le avevano restituito fiducia in questo Stato. Non intendo partecipare al coro scandalizzato di chi oggi scopre che anche nel mondo dell’antimafia c’erano comportamenti discutibili.L’antimafia è un universo complesso, eviterei ogni generalizzazione e ogni bagno di retorica. Le persone perbene si possono riconoscere da quello che fanno e i cialtroni da quello che dicono. La storia di Peppino è un ottima cartina di tornasole per comprendere cosa dev’essere l’impegno antimafia, quanti rischi di strumentalizzazione possa correre e quanto possa essere in alcuni momenti difficile portare fino in fondo la ricerca della verità e della giustizia”.
mamma Felicia e Giovanni Impastato
Matteo Levi, che per Rai Fiction aveva già prodotto il film su Ambrosoli, è riuscito a centrare l’obiettivo: “La vita di quella donna è di grande modernità e contemporaneità. Ci sono personaggi in Italia che non sono ricordati ma che bisogna assolutamente raccontare e far conoscere ad un pubblico più ampio. Capisco le iniziali perplessità di Giovanni di mettere in onda il film sulla stessa rete che ha trasmesso quell’intervista di Vespa ma allo stesso tempo lo stesso fratello ha compreso che questa era una storia che andava raccontata per mostrare chi sono le vittime della mafia, i testimoni veri”. 
Un entusiasmo davvero condiviso da Impastato che, in merito all’intervista a Riina junior aveva scritto una dura lettera ad Antonio Campo Dall’Orto, direttore della Rai: La storia di mia madre non era conosciuta nei particolari. Questo film lancia un messaggio forte a quei ragazzi e a quelle persone che ancora non conoscevano Peppino Impastato. In questo momento così difficile per il nostro Paese ne avevamo proprio bisogno”.

lunedì 9 maggio 2016

La notte del 9 maggio 1978: la notte di Aldo Moro e di Peppino Impastato

Una data lega l'assassinio di due uomini: Aldo Moro e Peppino Impastato. Il primo ucciso dalle Brigate Rosse, il secondo ucciso da Cosa Nostra. Uccisi nella stessa "notte buia dello stato italiano", alle prime ore del 9 maggio 1978




dal film "I cento passi": il discorso do Salvo Vitale a radio Aut 
annuncia la morte di Peppino

Così si canta la canzone dei Modena City Ramb: 
"(...) Era una notte buia dello stato italiano, quella del 9 maggio '78
la notte di Via Caetani e il corpo di Aldo Moro 
l'alba dei funerali di uno stato



Lo scorso anno avevamo scritto che lo spirito di questo Paese non è cambiato, anzi, forse è peggiorato. Il mistero, la verità sull'uccisione di Aldo Moro non si è rivelato ancora oggi bisogna trovare il coraggio di gridare quello per cui è stato ucciso Peppino Impastato:"La mafia è una montagna di merda".

Peppino e il coraggio di sua madre Felicia
Il coraggio lo ebbe sin da quella notte del 9 maggio 1978 Felicia Bartolotta, la mamma di Peppino, quando ai carabinieri che dicevano che Peppino si era "suicidato" lei ribatteva che no, non era suicidio: " A Peppino l'ha ucciso la mafia!"
Felicia Bartolotta Impastato, la mamma di Peppino.
 
La mafia l'ha ucciso a quel Peppino che mostrava, a chi non voleva vedere, cosa stavano facendo del suo paese:
l'ampliamento dell'aeroporto, i miliardi della droga e quella speculazione edilizia dei "signori del cemento" che avrebbe cambiato per sempre l'immagine della Sicilia e dell'Italia intera.
La mafia l'ha ucciso a quel Peppino che non aveva paura di fare nomi e cognomi. Nomi di mafiosi e nomi di politici amici dei mafiosi!
Sua madre, Felicia, suo fratello Giovanni, sua cognata Felicetta, gli amici Salvo Vitale e Umberto Santino, diventano i custodi della memoria di Peppino e per anni si batteranno per ottenere verità e giustizia, continuando a fare i nomi. I nomi: prima di tutto quello di Tano Badalamenti, il “tano seduto” preso in giro da Peppino dai microfomni di Radio Aut; il boss di Cinisi che ordina l'assassinio di Peppino Impastato . Tano Badalamenti: quello il nome che verrà urlato dal palco del primo comizio tenuto due giorni dopo la scoperta del cadavere di Peppino.
Ma nessuno dà credito a Felicia. Solo il magistrato Rocco Chinnici crede a quella donna minuta e risoluta. Chinnici riprende in mano le carte, cerca i riscontri contro la “verità falsa” del suicidio. Ma Il 29 luglio 1983 Chinnici viene ucciso in un attentato. Ed ecco che un'altra donna entra in scena: si chiama Francesca Imbergamo, studentessa di Giurisprudenza che diventa magistrata contagiata dalla passione civile di Rocco Chinnici, il suo eroe.  E' lei a riaprire i faldoni, è Francesca che tenta di riannodare i fili. Sono due donne a chidere giustizia e a ottenerla: Felicia e Francesca. 
Dopo due archiviazioni (nel 1984 e nel 1992), nell´aprile del 1995 l´indagine viene riaperta e il 25 ottobre del 2000 Felicia Impastato entra nell’aula di tribunale per guardare in faccia, in videoconferenza, Gaetano Badalamenti, già detenuto negli Stati uniti per traffico di droga. Il´11 aprile 2002 Tano Badalamenti è condannato all´ergastolo per l'assassinio di Peppino Impastato.  
Felicia Bartolotta aveva 85 anni: "Ora tutti sanno qual è la verità. Ora aspetto la condanna di Badalamenti e poi posso anche morire». Felicia Bartolotta Impastato è morta il 10 dicembre 2004 all'età di 88 anni

"La mafia è una montagna di merda"
"La mafia è una montagna di merda!" E' necessario trovare ancora oggi il coraggio di gridarlo a chi si è abituato a quelle facce, a chi vorrebbe che tutti ci abituassimo a quelle facce e al puzzo della "montagna di merda", al puzzo del compromesso morale, della convenienza , ai tanti misteri che soffocano la Giustizia di questo paese, misteri custoditi dal sigillo del Potere.
O ci basterà la vuota retorica della commemorazione, del ricordo? Ce la faremo bastare, quella retorica vuota, per giustificare la "legalità sostenibileche abbiamo costruita a nostra misura affinchè non ci faccia troppo male e non ci costringa troppo? Quella legalità di comodo di cui parla tante volte don Ciotti. "A nostra insaputa...", " ...e poi, sai, occore fare i conti con la realtà..."
Continueremo a  ricacciare indietro la verità con queste ed altre frasi e troveremo ancora la giustificazione comoda per atti, omissioni e reticenze?
Oppure cominceremo davvero a "fare memoria", ad avere il coraggio e la coerenza necessarie affinchè le cose accadute non abbiano più a ripetersi, affinchè si metta in atto l'insegnamento di coloro che, come in un triste rosario, continuiamo a snocciolarne nomi, date di nascita e di morte prematura?
Che non siano state morti inutili!...Noi non ce lo siamo dimenticati a Peppino

Il discorso della Montagna - dialogo dal film " I cento passi"


Peppino Impastato e Salvo Vitale, dall’alto di Monte Pecoraro,  guardando l’aeroporto di Punta Raisi, dopo la costruzione della terza pista:
PEPPINO: Sai cosa penso? 

SALVO : Cosa? 

PEPPINO: Che questo aereoporto in fondo non è brutto... Anzi 

SALVO (ride) : Ma che dici?! 
PEPPINO: Visto così, dall'alto ... uno sale qua e potrebbe anche pensare che la natura vince sempre ... che è ancora più forte dell’uomo. Invece non è così. .. in fondo tutte le cose, anche le peggiori, una volta fatte poi trovano una logica, una giustificazione per il solo fatto di esistere! Fanno 'ste case schifose, con le finestre di alluminio, i muri di mattoni vivi ... mi stai seguendo?


SALVO: Ti sto seguendo

PEPPINO:... 
 i balconcini... la gente poi ci va ad abitare, ci mette le tendine, i gerani, la televisione ... e dopo un po' tutto fa parte del paesaggio. C'è, esiste! ... nessuno si ricorda più di com'era prima. Non ci vuole niente a distruggerla la bellezza ... 

SALVO:  Ti ho capito...E allora?

PEPPINO: E allora invece della lotta politica, la
 coscienza di classe, le manifestazioni e tutte 'ste fesserie ... bisognerebbe ricordare alla gente cos'è la bellezza. Insegnargli a riconoscerla. A difenderla. Capisci? 

SALVO: ( perplesso) La bellezza…

PEPPINO: Sì, la bellezza. È importante la bellezza. Da quella scende giù tutto il resto. 

venerdì 6 maggio 2016

“Il conflitto d'interesse a fasi alterne”...Ovvero, l'importanza del principio della coerenza e la replica di Luigi Pinchiaroglio

Ritorna il “conflitto di interesse” nel dibattito della politica pinerolese. Questa volta il tema è posto dall'articolo "Il conflitto di interessi a fasi alterne”, scritto da Alberto Maranetto, vice-direttore dell' “Eco del Chisone”.
Aggiungi didascalia
Il vulnus del “conflitto di interesse” nella politica amministrativa, lo ricordiamo, è uno dei cardini della Carta di Avviso Pubblico (leggi qui), alla cui adesione abbiamo invitato coloro che si presentano alle prossime elezioni amministrative. 
La Carta invita a comportamenti che si rifanno direttamente al principio fondamentale contenuto nell'art. 54 della Costituzione Italiana: “(...) i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore
Non si tratta quindi di “reati”!( ci mancherebbe!...per quelli intervengono magistrati e giudici!). . Per "trasgredire" alla Carta è sufficiente avere comportamenti “opachi”, non veritieri anzitutto nei confronti dell'obbligo di servire la comunità senza trarre da quel servizio alcun beneficio, per sé o per altri.
Siamo quindi nel campo dei “princìpi”, etici e morali, qualcosa di molto più importante delle regole-leggi, giacchè queste possono essere disposte -o piegate- dalla forza di chi detiene (“pro-tempore”) il “potere”: le leggi "ad-personam"; gli esempi di mala-politica; il cosiddetto “familismo amorale”; i privilegi...
A nostro parere, l'articolo di Alberto Maranetto è importante perchè, aldilà del caso specifico e delle scelte dei singoli che ne sono conseguite, parla proprio dell'importanza del “principio” che, se assunto, impone necessaria coerenza: assunzione di responsabilità e comportamenti conseguenti. Compito arduo, la coerenza!, a cui siamo tutti chiamati!
Come si legge nell'articolo, le dichiarazioni di Luigi Pinchiaroglio avevano suscitato l'attenzione di molti, anche del nostro presidio, perchè chiamavano in ballo “principi” che devono essere patrimonio di tutti coloro che si offrono a servire la comunità attraverso l'amministrazione della "cosa pubblica": assenza di “conflitti di interessi” e del perseguimento di interessi personalistici o privati; onestà e trasparenza nell'azione amministrativa; azione politica unicamente volta a perseguire "il bene lungimirante” della comunità.
Auspichiamo pertanto che l'adesione ai principi della Carta di Avviso Pubblico da parte dei candidati-sindaco, e dei prossimi amministratori pinerolesi,  sia una sorta di sincero “credo laico” dalla cui adesione emergano riconoscibili e coerenti comportamenti e azioni. 
Perchè la coerenza -fra le cose dette e le cose fatte- è la discriminante.
Invitiamo ad una attenta lettura dell'articolo che segue.

Fonte: Eco del Chisone" 4 maggio 2016

"IL CONFLITTO D’INTERESSE A FASI ALTERNE" 
Alberto Maranetto
Era marzo quando Luigi Pinchiaroglio si presentò alle Primarie del Pd per conquistare la candidatura a sindaco di Pinerolo. Ai cittadini si descrisse come convinto assertore della trasparenza e nemico del conflitto d’interessi. Postulati irrinunciabili che brandì come una spada nei confronti del suo rivale Luca Barbero, architetto che esercitava no a ieri la professione in città. «Luca, a causa dei suoi trascorsi professionali non potrà condurre il suo mandato senza condizionamentiNon basta che, se venisse eletto, rinunci ad esercitare», ripeté in più occasioni con tono fermo eirremovibile. 
Non solo, contestò dall’interno del partito l’alleanza con i Moderati, indicati come portatori di interessi delle lobby del mattone. In questo modo si conquistò le simpatie delle asso-ciazioni particolarmente attente a questi temi, come “Libera”, e di una parte del partito. Tutto questo non bastò a fargli vincere le Primarie, ma ottenne comunque un buon risultato.
Il 27 aprile scorso, Pinchiaroglio lo ritroviamo al Salone dei Cavalieri seduto a fianco del suo ex-rivale Luca Barbero. Barbero è sempre quel Barbero contro cui Pinchiaroglio aveva puntato il dito accusatore, ugualmente deciso a non modificare gli equilibri politici del passato, in primis l’alleanza con i Moderati, oggi ancor più legittimata dalla svolta centrista di Fassino e Renzi.
Luigi Pinchiaroglio invece non è più lo stesso. Adesso è il vicesindaco in pectore della futura Giunta di Luca Barbero (in caso di una sua vittoria, naturalmente) e soprattutto ha smesso i panni del fustigatore dei costumi politici. Ha completamente dimenticato il motivo per cui contestava la candidatura di Barbero e non sente nemmeno il bisogno di spiegarsi.
Un’amnesia fortissima, al punto da non ricordare che anche il capolista del Pd, Elvio Rostagno, se eletto, si ritroverà con un ingombrante conflitto d’interessi non solo per essere un architetto professionista molto attivo in città, ma anche per il fatto di essere contemporaneamente consigliere regionale, due cariche non incompatibili, ma difficilmente conciliabili.
Pinchiaroglio è diventato pure distratto e non si accorge che nella lista dei suoi alleati “Moderati” compaiono anche ex esponenti di Forza Italia che sicuramente sono l’antitesi di quello che lui ha sempre predicato in politica e che con ogni probabilità si potrebbe ritrovare gomito a gomito in maggioranza.
Sabato 30 in "zona Cesarini", Luca Barbero, di cui nessuno mette in dubbio l’onestà e nemmeno le intenzioni, per togliere argomenti ai veementi attacchi del Movimento 5 Stelle, dopo aver ribadito di “aver dismesso ogni incarico di natura urbanistica”, ha sottoscritto la Carta di avviso pubblico, ovvero un documento formale (redatto da alcuni associazioni sensibili a questo argomento tra cui Libera di don Ciotti) impegnandosi in questo modo a rispettare una sorta di decalogo che lo garantirebbe da ogni ombra di conflitto d’interesse.
Basterà questo gesto per dare soddisfazione a chi da Pinchiaroglio si sarebbe aspettato un po’ più di coerenza, una virtù ormai fuorimoda, ma indispensabile (o uno scotto da pagare) per chi dei princìpi ne fa una bandiera?

La replica di Luigi Pinchiaroglio all'articolo "IL CONFLITTO D’INTERESSE A FASI ALTERNE” 
Pinerolo 5 maggio 2016
In riferimento all’articolo di fondo a firma del Vicedirettore Alberto Maranetto, pubblicato su l’Eco del Chisone del 4 maggio, nel ritenere la critica giornalistica sempre libera e benefica per la democrazia, affinché la stessa non si esaurisca in un mero attacco personale, ritengo doveroso puntualizzare alcuni aspetti che temo siano sfuggiti. 
Le argomentazioni da me sostenute in occasione delle recenti Primarie, cui fa riferimento Maranetto, sono confermate nella loro interezza e, nel caso di mio impegno nella futura Amministrazione comunale, costituiranno il filo conduttore del mio personale agire istituzionale e politico. 
Certo avrebbe fatto molto più comodo a qualcuno se, a Primarie chiuse, avessi deciso di sbattere la porta, ritirarmi sull’Aventino o, nella migliore delle italiche tradizioni, avessi cambiato casacca uscendo dal PD e chiedendo asilo altrove. Forse lo avrei pure trovato, chissà! Già mi immagino i titoli dei giornali. Ma, per rispetto di quei Cittadini che hanno condiviso le mie proposte dandomi la fiducia e il voto alle Primarie, ho ritenuto doveroso fare nulla di tutto ciò. Anzi, forte della mia cocciutaggine e della mia testardaggine nel perseguire gli obiettivi anche in campo politico, mi sono sentito in dovere di rimanere sul pezzo, continuando a dare voce a chi mi ha sostenuto, ben consapevole delle critiche, anche pesanti, cui sarei andato incontro. 
Stare alla finestra, non perseverare nel metterci la faccia in prima persona per le proprie idee anche a costo di scontrarsi contro situazioni così ben radicate da apparire immutabili, abbracciare posizioni di pura testimonianza, buone solo a mettersi la coscienza a posto, continuare a voler giudicare gli altri senza mai porsi nella condizione di essere giudicati, sono soluzioni troppo di comodo che non mi si addicono. E come tali sono da me respinte con la ferma convinzione che per cambiare occorre esserci, anche in posizioni scomode, ma sempre coerenti nel perseguire il bene comune. Gli assenti non sono mai stati protagonisti di alcun cambiamento. Nella migliore delle ipotesi si sono spenti nella loro ombra.A questo proposito, il programma per “#LaCittàCheVerrà”, compresi i temi a me cari sull’etica in politica, contiene parecchi punti sostanziali delle mie ”#IdeeConcrete” che sono fiducioso potranno trovare riscontro nell’azione della futura Amministrazione di Luca Barbero. E il mio impegno affinché tutto ciò possa diventare realtà sarà totale. Saranno poi i fatti reali, e non le parole, a decidere se la missione si rivelerà impossibile e se io sarò stato o meno coerente con le mie idee. 
Sempre disponibile al confronto aperto e alla critica costruttiva sugli aspetti programmatici, in particolare su quelli che riguardano le mie potenziali deleghe, ringrazio per l’attenzione e porgo cordiali saluti.
Luigi Pinchiaroglio