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mercoledì 7 gennaio 2015

# CharlieHebdo



La SATIRA deve essere libera: "Ridens castigat mores"

Tratto da "Il Nome della Rosa":  dialogo fra Guglielmo da Baskerville e il venerabile Jorge sulle cose che inducono al riso


Guglielmo da Baskerville







venerabile Jorge

JorgeNon pronunciate parole vane che inducano al riso. Spero che le mie parole non vi abbiano offeso, fratello Guglielmo, ma ho udito persone che ridevano di cose risibili (…) Voi francescani, tuttavia, provenite da un Ordine dove la giocondità è vista con indulgenza.
Guglielmo . Oh, sì è vero, il nostro Francesco era disposto al riso.
J.  Il riso è un vento diabolico che deforma il viso degli uomini e li rende simili alle scimmie.
G.  Ma le scimmie non ridono, il riso è proprio dell’uomo.
J.  Come il peccato… Cristo non rideva mai!
G.  Ne siete così sicuro?
J.  Non c’è nulla nelle Scritture che induca a ritenerlo.
G. Ma non c’è nulla che induca a ritenere il contrario. I santi stessi hanno fatto uso delle burle per mettere in ridicolo i nemici della fede. Per esempio, quando i pagani misero S. Mauro nell’acqua bollente, lui si lamentò che l’acqua fosse troppo fredda, il sultano infilò una mano e rimase ustionato.
J. Un santo immerso nell’acqua bollente non si perde in giochi da bambino, reprime le urla e soffre per la verità.
G.  Tuttavia Aristotele dedica il secondo libro della sua “Poetica” alla Commedia come strumento di verità.
J.  Avete letto quell’opera?
G.  No, naturalmente, sono secoli che è andata perduta.    
J.  No, non fu perduta, non fu mai scritta, perché la Provvidenza non vuole che la futilità venga glorificata. 
G.  Ma no, devo contestare…

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