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giovedì 18 settembre 2014

Pensieri e Osservazioni alla Variante "Portici Blu"

Ancora una volta ci pare necessario ricordarlo: "Sentinelle del territorio, ci interessiamo dell'urbanistica del nostro territorio perchè  proprio l’urbanistica - intesa come la gestione del territorio e definizione dei gradi di tutela che a questo si riservano- può rappresentare un indicatore utile ad individuare gli scopi, gli indirizzi,  il “progetto generale” che guida e determina il carattere di una amministrazione locale". 
Pinerolo - area dei "Portici blu "  
Come abbiamo anticipato a inizio settimana, sono state presentate le Osservazioni alla deliberazione del Consiglio Comunale di Pinerolo n. 33 del 29 luglio 2014 ( qui il testo integrale), riguardante la "valorizzazione" ( che significa "vendita"!) dell'area dei cosiddetti " Portici blu" di Pinerolo.
Vogliamo ritornare sul tema invitando a riflettere su considerazioni  che vanno al di là delle pur necessarie questioni tecniche, giuridiche e legislative della materia urbanistica,  ma che muovono invece da quanto abbiamo imparato da due nostri concittadini: il sen. Elvio Fassone e il sostituto procuratore dott. Ciro Santoriello. 



Il sen. Elvio Fassone, già valente magistrato, in occasione un incontro-riflessione dello scorso dicembre 2013 con gli studenti del Liceo "M. Curie" di Pinerolo, ci ha ricordato come il cammino della democrazia altro non è stato se non il lungo, faticoso, drammatico, ancora in parte incompiuto, tentativo di cambiare il detentore del Potere: dal "re", dal potente di turno, al Popolo!
Non solo ma "regola prima" di uno stato democratico è che "jus" deve coincidere con "justium": quel che "è comandato" (la regola che si vuol far diventare "legge") deve tendere a coincidere -necessariamente - con ciò che è "giusto" per il bene della comunità

Nell'ambito di quegli incontri il sostituto procuratore della repubblica dott. Ciro Santoriello continuava la riflessione sul tema della "Legalità", tema e aspetto fondamentale per la storia e il futuro del nostro Paese, offrendoci una sintesi rappresentativa del ragionamento iniziato dal sen. Fassone: la Legalità, la Legge, da sola non bastaOccorre che le regole-leggi emanate siano ispirate a principi di Giustizia, perchè il Principio ha una "eccedenza deontologica" rispetto alla regola: "il Principio contiene doveri ( regole) morali assolute!  la Regola è un Sogno!...quando, e "se", si ispira ad un Principio.  

Elvio Fassone e Ciro Santoriello sottolinearono in quegli incontri il richiamo obbligatorio ai principi fondamentali della Costituzione Italiana: la "regola delle regole", la bilancia "ideale" su cui pesare il grado di Giustizia contenuto in una "regola" che  diviene "legge".  
E allora, quanti di quei Principi (Sogni!) contenuti nella Costituzione siamo riusciti a trasformare in realtà, nonostante la mole di leggi che quotidianamente vengono emanate ? Quanta Giustizia vi è in quello che diviene "Legalità"?
Dov'è il Sogno? Dov'è, qual'è, il Progetto offerto al nostro Paese, alle nostre comunità? 
Abbiamo reso concreto il "sogno-aspirazione" del Lavoro ( vero" onesto e dignitoso!) come fondamento della dignità degli individui e delle comunità? Abbiamo costruito una Legge uguale per tutti? Abbiamo  riconosciuto "il premio" ai più capaci e ai più meritevoli,? Abbiamo saputo difendere il Paesaggio?
Oggi sentiamo parlare di decreti che dovrebbero rilanciare l'economia del paese puntando sul "rilancio dell'edilizia", sulla "valorizzazione" dei beni comuni. Salvatore Settis, fra gli altri, sottolinea da tempo la  continuità di intenti inquietante che, sul tema, pare guidare "governi e governanti" degli ultimi decenni: "Questa cieca, suicida devastazione dello spazio in cui viviamo, la «progressiva trasformazione delle pianure e delle coste italiane in un'unica immensa periferia», non avverrebbe impunemente se vi fosse fra i cittadini «una chiara percezione del valore della risorsa e dell'irreversibilità del suo consumo».Salvatore Settis, Paesaggio Costituzione cemento
Sulla scorta dei  pensieri dai quali siamo partiti, pensieri "fuori luogo, invitiamo a riflettere su alcune questioni "politiche" poste nel documento Osservazioni e di cui anticipiamo la conclusione: "(...) Il territorio, le città e le risorse naturali che consentono la vita associata sono beni comuni non negoziabiliLe istituzioni pubbliche, attraverso le forme della partecipazione attiva della popolazione, ne sono i custodi e i garanti nel quadro delle specifiche competenze".  
Abbiamo imparato che è necessario provare a rispondere ad un quesito fondamentale: quanto di ciò che è reso "legale" è in realtà "giusto"?


Condiderazione iniziale
In un’economia di mercato gli edifici vengono costruiti per essere venduti! 
(...) ignorando totalmente i più elementari fondamenti della pianificazione urbanistica, la delibera sui “portici Blu” non fa certo riferimento a una “domanda abitativa da soddisfare” ma definisce -a priori- una ulteriore “offerta edilizia” rappresentata dai molti nuovi vani previsti. Nella realtà, a Pinerolo come altrove, non esiste affatto una richiesta di ulteriori costruzioni, stante la sovrapproduzione edilizia degli anni passati e il grande numero di alloggi vuoti posti in vendita o in affitto, spesso vanamente, dai proprietari. Non solo: a ulteriore conferma di quanto detto, numerose sono concessioni edilizie già approvate ma non ritirate dai proponenti. 
Soltanto un segmento della domanda di abitazione non trova soddisfazione, un segmento di mercato che la crisi che attraversiamo rende piuttosto consistente e in continua crescita: la richiesta di edilizia economico-popolare, abitazioni di costo contenuto o con affitti calmierati, categoria di abitazioni che tuttavia non sembra rientrare nelle intenzioni dell’Amministrazione a riguardo dell’area in questione.
Anche il procedimento seguito per arrivare a quantificare il presunto valore dell’area dei cosiddetti “Portici Blu” è del tutto inverso a quanto avviene nell’ordinaria gestione del territorio. (...) capovolgendo il procedimento, si fissano “a priori” le caratteristiche degli edifici dai quali “poi” scaturirà la tabella. Il motivo di questo strano modo di operare è del tutto evidente: si vuole arrivare a una cifra notevole da porre in Bilancio e, in conseguenza di quella, sono ipotizzate le caratteristiche dei “nuovi grattacieli”. Scriviamo “grattacieli” -sia pure commisurati “al metro pinerolese”- perché solo con edifici di elevata altezza si può raggiungere la prefissata rendita fondiaria. Un “modus operandi” capace di suscitare l’invidia di qualsiasi immobiliarista! …
La scelta (per altro obbligata dall’elevato costo di ciascun vano) di destinare una consistente parte degli edifici a uffici e servizi sembra poi andare in direzione contraria a quella consolidatasi negli ultimi anni: l’attuale tendenza, assai evidente in Pinerolo, è infatti quella di trasferire servizi e uffici in periferia, laddove minori sono i costi di gestione e più facile risulta anche trovare-offrire parcheggio agli utenti-clienti.
Da quanto sopra esposto, appare improbabile il coinvolgimento di uno o più operatori capaci di impegnare nell’impresa le risorse economiche necessarie. La crisi di liquidità di cui soffre il mercato (almeno per quel che riguarda il denaro “pulito”) è tale da scoraggiare qualsiasi imprenditore capace di valutare il rapporto costi-benefici: benefici incerti, costi sicuramente assai elevati e aleatori, almeno in parte, anche in virtù delle diverse problematicità che l’area presenta. Allora perché affrontare gli oneri di una variante ( oneri rilevanti a carico della comunità anche a causa dell’affidamento del progetto ad un professionista esterno) se questa difficilmente potrà trovare attuazione?
Perchè compromettere per sempre il carattere di "bene comune" di una piazza (rendendola edificabile) pur sapendo che il progetto ipotizzato difficilmente verrà attuato?
Infine, ci preme una considerazione di carattere “macroeconomico”. Le cosiddette “politiche della casa” prevalenti (da sempre) in Italia, hanno prodotto in verità effetti deleteri. Esaurito il loro ruolo storico nella fase di ricostruzione del dopo-guerra e nella loro funzione anticiclica durante il “miracolo economico”, hanno finito con l’ingenerare processi di sovrapproduzione del patrimonio edilizio. Si è costruito tanto, troppo rispetto ai bisogni reali. Bisogni che spesso sono stati quantificati neppure correttamente: si vedano, ad esempio, le previsioni del tutto errate del Piano Regolatore della Città di Pinerolo. Rendita fondiaria, tassi di profitti altissimi per i costruttori e rimunerazione di un capitale finanziario che difficilmente trovava altre forme d’impiego, per molti anni l’hanno fatta da padroni senza che le Istituzioni riuscissero a frenare “la colata di cemento” che si è conseguentemente abbattuta sul nostro Paese. Ma le istituzioni hanno mai voluto frenare quella colata di cemento, causa di tanti dissesti idrogeologici e della devastazione di tanta parte del territorio italiano? La domanda è  evidentemente retorica.
Gli effetti di quella politica sono stati anche altri. Alla devastazione del territorio si è aggiunto un massiccio trasferimento di risorse: dal reddito “da lavoro” e dal “risparmio” delle famiglie verso la rendita speculativa. Spinti all’acquisto della casa, all’investimento nel “mattone”, in molti –e soprattutto i proprietari delle abitazioni di minor pregio- oggi si ritrovano con un bene-casa il cui valore è assai inferiore di quanto era stato pagato (o che continua a essere pagato tramite i ratei dei mutui). (...) Promuovere nuove costruzioni, tutt’altro che necessarie in un mercato stagnante e con una offerta nettamente prevalente sulla domanda, a nostro parere significa perpetuare una politica irresponsabile e che, proprio alla luce di quanto esposto, appare cinica e affatto rispondente ai bisogni delle fasce più deboli della comunità, coloro che -più degli altri- avrebbero invece necessità di una politica accorta e lungimirante.

 Infine, un estratto della parte  conclusiva del documento Osservazioni:
Conclusioni
"(...) La variante dei «Portici blu» non risponde in alcun modo al problema che si è evidenziato, l’emergenza abitativa, e che riguarda sostanzialmente il diritto dei cittadini ad avere condizioni di vita dignitose e la conseguente possibilità  di accedere al bene-casa.
"(...) La “trasformazione” della piazzetta dei Portici Blu in edifici residenziali e commerciali contraddice il diritto ai servizi collettivi sempre affermato come centrale nella politica amministrativa della città. I cittadini verrebbero infatti (de)privati di uno di quei beni comuni che costituiscono elementi di qualità della vita associata. 
" (...) Il territorio, le città e le risorse naturali che consentono la vita associata sono beni comuni non negoziabili. Le istituzioni pubbliche, attraverso le forme della partecipazione attiva della popolazione, ne sono i custodi e i garanti nel quadro delle specifiche competenze".  

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