Le parole di Giulio Cavalli: "Provate per un secondo a pensare a tutti gli "antimafiosi" che vi vengono in mente che non siano magistrati o appartenenti alle forze dell'ordine: vi accorgerete che tutti, ma proprio tutti, sono stati bollati come visionari, strani, interessati alle donne, con qualche amante, in cerca di gloria, anarchici, complottisti, con molti punti oscuri. Tutti, da Impastato a Beppe Alfano a Rostagno a Pippo Fava e tutti gli altri. Ora pensate chiudendo gli occhi all'isolamento che si è voluto creare intorno a quelli che hanno provato a lanciare l'allarme delle infiltrazioni mafiose e TAV, e leggete queste righe di un qui l'articolo de L'Espresso".
scavo tunnel esplorativo a Chiomonte |
La conclusione dell'articolo: "(...)la filosofia di Toro che in una delle telefonate dice: «Ricordati queste parole... che ce la mangiamo io e te la torta dell'alta velocità».
Delle imprese Toro e Lazzaro però c'era anche traccia nei documenti sequestrati
ai militanti No Tav. Bollati come terroristi che accumulavano materiale chissà
per quale scopo criminale. Oggi invece la storia sembra un po' diversa:
facevano lavoro di controinformazione".
Tutto questo all'indomani della visita a Torino della Commissione Antimafia, all'indomani dell'insediamento del nuovo Consiglio Regionale piemontese, all'indomani dell'ennesima dichiarazione di Sergio Chiamparino (per la verità, è lo stesso Chiamparino che anni addietro si era detto indignato degli allarmi "pretestuosi" sulla presenza delle mafie a Torino e in Piemonte..sic!)
Intanto, Cetto Laqualunque, il personaggio di Antonio Albanese, è divenuto il simbolo di tanta mala-politica locale (e nazionale): personaggi improbabili vengono eletti e subito nominati assessori;...e naturalmente gli "opportunisti" continuano a commettere atti non penalmente rilevanti!
Intanto la società responsabile continua a tacere e a far finta di non vedere "gli opportunisti".
Intanto, "pezzi" della politica continuano a premiare "gli opportunisti"
Intanto, "pezzi" della politica continuano a premiare "gli opportunisti"
Fonte : La Stampa
Facciamo eleggere un Cetto Laqualunque...”
Le “storie criminali”
raccolte nell’ordinanza del gip e le investigazioni segrete condotte dai
malavitosi
A
TORINO
Non solo Tav. Ecco alcune delle altre «storie criminali»
raccolte nelle 996 pagine dell'ordinanza del gip Elisabetta Chinaglia.
Lo «007» della
’ndrangheta è un investigatore privato, Giovanni Ardis. Per i boss «acquisisce
- secondo il gip - informazioni riservate circa eventuali investigazioni nei
loro confronti, vanta aderenze nell’ambito delle forze di polizia e polizia
locale». È in buoni rapporti con un maresciallo dei carabinieri della caserma
di Beinasco. Non solo, cerca le microspie piazzate dagli investigatori. «Ai
primi di marzo 2011 - annotano i carabinieri del Ros - si assisteva all’inizio
dei rapporti tra Nicola Mirante (uno dei sodali in carcere per associazione
mafiosa) e Ardis, investigatore abusivo, finalizzati alla bonifica da apparati
di intercettazioni nelle autovetture e uffici del Mirante». In questo capitolo di gole profonde, c’è
anche un ispettore della polizia municipale, in servizio presso l’ufficio Gip
del tribunale di Torino. «Violando i doveri inerenti alla sua funzione e
comunque abusando della sia qualità, rivelava a Domenico Greco (in cella anche
lui per far parte del gruppo criminale) notizie di ufficio». Informazioni su
denunce, fascicoli aperti dalla procura. Violando la sua funzione, si
introduceva abusivamente «all’interno del sistema informatico “Re.Ge.”, e
raccoglieva dati protetti».
La
riunione
Il 19 aprile 2012, c’è
una riunione al ristorante «Non solo vino» di Almese. Partecipano Gregorio Sisca, amico di Giovanni Toro, l’imprenditore che sogna di mettere le mani sul Tav, Raffaele Bressi, Giuseppe Gisabella e
il candidato dei Moderati in corsa al Comune di Grugliasco, Domenico Verduci. «Gli scopi della
riunione - osservano gli uomini del Ros - erano ancora una volta rivelati da
Toro, che all’uscita del ristorante diceva “anche qua ci vuole un Cetto
Laqualunque... anche noi dobbiamo avere un Cetto Laqualunque”. Il
pensiero del Toro veniva ribadito nel corso di un dialogo registrato tra un
imprenditore e una donna, dove il primo si diceva certo dell’efficacia
dell’intervento effettuato dalla compagine criminale a favore del candidato “guarda
che diventa assessore questo... eh! grazie a noi!».
Il
candidato
Il 27 aprile Toro e Bressi partecipano ad un incontro
elettorale organizzato da Verduci. Sisca non c’è. Così Toro lo chiama per
raccontargli la serata e si rammarica per la sua assenza: «Guarda che ho
conosciuto più gente questa sera che in tutta la mia vita... lì, Rivoli,
bordelli cose. Perché non sei venuto? Ho stretto la mano a un po’ di persone
che valgono qualcosa voglio dire...». E nella telefonata, annotano i
carabinieri «prosegue che all’incontro c’erano Antonino Triolo, - candidato al
consiglio comunale di Bruzolo - e un assessore di Rivoli e che già il giorno
seguente avrebbero potuto raccogliere i frutti del rapporto intrapreso».
Alle elezioni del 6 del 7 maggio, Verducci veniva eletto
con 121 preferenze e veniva nominato vice presidente della seconda commissione
«Ambiente, pianificazione, territoriale». Quando ha bisogno di un nominativo per
un problema a Bussoleno per un appalto, Verduci
gli fa il nome di Antonino Triolo,
eletto anche lui, ma alla carica di assessore con delega allo Sport,
smaltimento rifiuti, arredo urbano a Bruzolo.
La
gara
Il 13 settembre 2012, Toro lo chiama e lo esorta ad
«intercedere presso le sue conoscenze in quel Comune (Bussoleno, ndr) poiché la sua
società, la Toro srl, nonostante avesse
espresso una percentuale di ribasso che avrebbe permesso l’aggiudicazione di
una gara d’appalto, era stata esclusa per errori
formali nella documentazione prodotta». «Ascolta - dice Toro al telefono -
è tutto a posto. Adesso, però, mi è arrivata una notizia, hanno aperto
Bussoleno ma sa che ero pure destinato a vincere ’sta gara perché è andata sul
24 e qualcosa. E io ci sono, ma mi hanno escluso per una dichiarazione
sbagliata». Così, spiegano i carabinieri nell’annotazione, più tardi Triolo
informava Toro di essersi interessato al problema. Il suo interlocutore lo
aveva informato che non c’era la possibilità di una riammissione ufficiosa.
Dice Triolo: «Senti lì niente, devi fare per forza ricorso». A volte gli
«amici» deludono, infatti Toro, insiste: «Sì sì però abbiamo ragione noi, alla
fine, abbiamo parlato con l’avvocato sono tutti gli altri da escludere.. hanno
inciuccato tutto». Triolo e Verduci sono
solo citati nell’ordinanza, non sono indagati.
I
biglietti
Non solo l’edilizia, nelle mire delle cosche. Adolfo Crea
e Giacomo Lo Surdo avvicinano Lorenzo La Rosa, socio di minoranza di Set Up,
società specializzata nell’organizzazione di eventi. Pretendono biglietti per i «compari». In passato, Lo Surdo
c’era andato un po’ pesante. Quando La Rosa si era mostrato indeciso di fronte
alle pressioni, aveva minacciato senza mezzi termini di buttargli giù la porta.
«Queste parole qua non si dicono agli amici», aveva cercato di difendersi La
Rosa. Poi, per placare gli animi, ricordava a chi lo stava minacciando che i
biglietti erano stati «sempre dati».
Più tardi, La Rosa
parlerà con il socio di maggioranza, Giulio Muttoni, che valuta l’ipotesi di
chiedere l’intervento di Luigino Greco, uno degli arrestati di ieri, se le
pressioni per avere biglietti avessero superato un certo limite. «Ci ho già
parlato io», risponderà La Rosa. Pressioni e minacce, evidentemente, non erano
un’iniziativa personale di Lo Surdo.
La
protezione
La gente si rivolgeva a Luigino Greco per chiedere
protezione. Come fossimo in Calabria. Lui era sotto intercettazione, telefonica e
ambientale. Così, i carabinieri del Ros hanno scoperto la richiesta d’aiuto di
Giorgio Toma, titolare del ristorante-pub «Befed», nel centro commerciale 45°
Parallelo a Moncalieri. Qualche giorno prima, aveva avuto un diverbio con
alcuni nomadi sinti, che pretendevano di fargli lasciare aperto il locale oltre
l’orario. Lui si era ribellato e temeva ritorsioni. Tanto più che quei
personaggi si erano soffermati a guardare la sua auto. Così, Luigino Greco si
era rivolto a Gregorio Sisca e a Domenico Greco: «Conosciamo qualche sinto dalle
parti di Moncalieri? C’è un amico mio che ha quel ristorante grosso…». Un giro
di telefonate, poi la chiamata per rassicurare Toma: «Ascolta, guarda che molto
probabilmente la prossima settimana, magari un pomeriggio ti liberi un’ora che
andiamo fino da quegli amici, stamattina ho parlato con un mio amico che li
conosce bene, sia quelli di Moncalieri che quelli di Nichelino. Ci facciamo un
giretto, così ci presentiamo. Avevo detto che mi interessavo e mi sono
interessato...». A questo punto, è Toma a temere che la faccenda prenda una
brutta piega. «Ma con tutta tranquillità, ci si presenta, gli dici “guarda che
siamo amici”», raccomanda. Ma per Greco, la questione è un’altra. E’ un punto
d’onore, è in gioco il rispetto: «Ci sono io lì, punto e basta. Non mi vedete
mai, però sono io».
Nessun commento:
Posta un commento
Abbiamo deciso di non moderare i commenti ai post del blog. Vi preghiamo di firmare i commenti.