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giovedì 14 febbraio 2013

“Una mafia senza politica non esiste”:aggiornamenti dalle aule del processo Minotauro


“Una mafia senza politica non esiste”:

MinotauroNell’aula bunker del Carcere Lorusso e Cotugno di Torino continua il maxi processo scaturito dall’operazione Minotauro, che ha fatto emergere molti gruppi e organizzazioni che confermano la presenza della ‘Ndrangheta calabrese in Piemonte. Libera Piemonte è presente a tutte le sedute, due a settimana, per seguire la vicenda e informare sui fatti e sugli sviluppi. Ne abbiamo parlato con la sua coordinatrice in Piemonte, Maria José Fava.
Ascolta l’intervista
- Quali sono gli sviluppi emersi fin’ora nel processo?
In queste ultime udienze abbiamo potuto ascoltare persone che hanno subìto estorsioni, intimidazioni o altre forme di violenza, dai presunti appartenenti all’Ndrangheta che in questo momento sono a giudizio, alcuni agenti delle forze dell’ordine ci hanno raccontato la situazione della presenza mafiosa nei comuni di Caselette, Cuorgné. Nell’ultima udienza, mercoledì, si è approfondito il rapporto tra ‘Ndrangheta e pezzi della politica, soprattutto per quello che riguarda il comune di Leinì: è stato raccontato dell’incontro, che molti media hanno ripreso, svolto in un hotel di Volpiano, hotel appartenente al figlio dell’ex sindaco di Leinì, Nevio Coral, una cena a cui hanno partecipato 12 persone. Cena che serviva per sostenere la candidatura politica del figlio di Coral. A questa cena hanno partecipato alcuni dei presunti boss che in questo momento sono sotto processo. Dalle intercettazioni è emerso il rapporto che spesso si crea quando si tratta di voto di scambio, tra chi cerca i voti e gli appartenenti alle organizzazioni mafiose  che cercano i favori, traducibili in appalti, lavori e licenze. Un udienza molto interessante. Dalle testimonianze, sicuramente sono emerse alcune modalità che appartengono allo scambio di voti e alle organizzazioni criminali.
- Questo conferma dunque i punti di contatto tra politica e mafia anche in Piemonte
Si, questi punti di contatto diventano reali. Ci tengo a sottolineare che parliamo di pezzi della politica, senza generalizzare. Ci sono pezzi di buona politica nel nostro territorio, così come in altri territori. I fatti dei due comuni sciolti per mafia, Rivarolo e Leinì, la situazione che ha riguardato il comune di Chivasso (con l’operazione Colpo di coda), così come quelli di altre regioni, come la Lombardia, ci portano all’attenzione del fatto che le organizzazioni criminali hanno bisogno della politica, ricercano la politica. Noi diciamo sempre che le mafie hanno oltre 150 anni, ed è dovuto anche al fatto che hanno trovato rapporti fertili con pezzi della politica. Un bravo sindaco con il quale lavoriamo dice sempre: può esistere una politica senza mafia, non può esistere una mafia senza politica.
- Le scorse settimane veniva raccontato del clima di paura  che aleggiava tra i testimoni.
Il clima si sentiva fortemente stando in aula: clima di tensione e paura da parte delle persone che andavano a testimoniare. Il giudice ha chiesto più volte ai testi se avevano paura, se volevao aggiungere qualcosa, in alcune occasioni ha anche dovuto ricordare ai testi di essere sotto giuramento. Alcune situazioni hanno riguardato la falsa testimonianza. Alla fine alcuni testi raccontavano alcune cose che dalle intervettazioni, o dal processo di primo grado, è stato chiaro che la situazione era diversa da quella raccontata. Si percepiva la tensione nelle celle e la paura da parte dei testimoni. È difficile da raccontare, bisogna essere in aula per capirlo. Stando in udienza ci si rende conto che la Ndrangheta è un organizzazione molto violenta, è comprensibile la paura. Noi abbiamo uno sportello a Torino per accompagnare le persone che hanno subito episodi di mafia, informare le persone che ci sono delle reti per accompagnarle, degli strumenti attraverso i quali tutelarsi. Spesso c’è anche ignoranza su questo, ci si senti soli, ma molte associazioni sono lì apposta, nei processi si costituiscono parte civile insieme a loro. Contro la Ndrangheta non bisogna stare da soli.
Fava
La coordinatrice di Libera Piemonte, Maria José Fava
Chiaramente ci sono delle regole e delle strutture per i processi penali, ma secondo lei non potrebbero esserci altre modalità che mettono più a loro agio i testi?
Ciò che intimorisce è che in un processo di questo tipo, tu hai gli imputati dietro le gabbie, avendo le persone lì. Magari persone di un calibro importante. Però i processi sono così, gli imputati hanno diritto di sentire ciò che viene detto. In alcuni casi, alcuni testi non sono in aula: testimoni di giustizia, collaboratori dentro un programma di protezione, con dati anagrafici segreti, località protetta ecc, non vengono in aula, ma sono in video conferenza, non si vede nemmeno il volto. Alcune situazioni sono più tutelate, in effetti.
- Su racket e disinformazione, ricordiamo la cronaca.
 L’usura è un fenomeno molto nascosto, poco denunciato. Senza le denunce non si può attivare tutta quella rete di supporto. In Piemonte e regioni limitrofe, per chi ne abbia bisogno abbiamo uno sportello per sostenere le persone che vivono il dramma personale, famigliare, economico e culturale dell’usura. La formazione dei cittadini è uno degli strumenti per la lotta alla mafia.
- Un dato importante da sapere, anche in vista delle prossime elezioni.
Anche per questo Libera ha lanciato la grande campagna “Riparte il futuro“, che stiamo proponendo a tutti i candidati alle prossime elezioni. Noi chiediamo a quelli che verranno eletti in parlamento, di votare nei primi 100 giorni, una modifica all’articolo 416 del codice penale, che è quell’articolo che riguarda proprio il voto di scambio: in questo momento, nel nostro paese viene punito quando c’è uno scambio di denaro. Libera chiede di aggiungere due parole: altre utilità. In questo modo il voto di scambio potrà essere punito anche quando c’è uno scambio di favori, che sono una delle cose che interessa di più la malavita organizzata: licenz, appalti, autorizzazioni, modifiche ai piani regolatori.  Questa modifica, secondo noi, potrebbe colpire in modo più incisivo proprio quel rapporto tra politica e mafia che si crea soprattutto prima di un elezione.
- Per il progetto riparte il futuro: fate delle proposte concrete ai candidati? 
La stessa proposta +è concreta, sul sito c’è già l’elenco dei candidati che hanno aderito, così come il gran numero di cittadini. Ai candidati, oltre la modifica dell’articolo, chiediamo di mettere quattro iformazioni di trasparenza fondamentali: il loro curriculum, il loro stato patrimoniale, i loro eventuali conflitti di interesse, e le loro situazioni aperte o chiuse negli ultimi 20 anni con la giustizia. Il candidato aderisce, ma per farlo al 100% deve dare queste informazioni di trasparenza. Crediamo così di fare un servizio ai cittadini, potendo dare delle informazioni più concrete anche sui candidati, in particolare sul conflitto di interessi e sulle questioni con la giustizia. Sono 80 mila le firme di cittadini, su questo c’è stata anche una buona risposta mediatica.
- La richiesta di trasparenza che fate ai candidati, unita alle testimonianze che emergono dal processo Minotauro, possono dare un segnale forte ai cittadini, agli elettori, verso le elezioni? Qual’è il grado di consapevolezza su questi temi?
Ho paura di no, ho la sensazione che occasioni di informazione della cittadinanza ce ne siano poche. Anche i giornali più importanti del nostro territorio riportano delle informazioni, ma altre volte no. Noi siamo ad ogtnuna delle due udienze che si tengono ogni settimana(da maggio saranno tre), ci rendiamo conto che molte cose importanti che sarebbe bello raccontare alla cittadinanza, vengono omesse. Io sento un velo di disinformazione, di silenzio, di penombra su tutto quello che sta accadendo. C’è sempre più bisogno di informare su questi fatti, i cittadini devono essere informati e consapevoli.
- Poco tempo fa, la DIA ha fatto un bliz nei cantieri della Tav, in Val Susa, a rischio di infiltrazioni mafiose, in quanto grande infrastruttura. La Direzione Investigativa A ha detto che non ci sono ( infiltrazioni mafiose)
C’è un interesse delle organizzazioni criminali per questi  grandi appalti. Ma seguendo il processo Minotauro, abbiamo capito che la malavita ha interessi anche dove l’appalto è piccolo. Quando c’è un alto quantitativo di denaro, certamente c’è maggiore attenzione da parte delle organizzazioni mafiose. D’altra parte io credo molto nel lavoro della Procura di Torino e nella DIA, che sono quelle che ci hanno portato al processo Minotauro, Alba chiara, Colpo di coda e altre che stanno portando avanti. Sono sicura che queste forze vigileranno e agiranno nell’eventualità che ci saranno degli elementi che riguardano l’alta velocità.
Link utili- La campagna Riparte il futuro
- L’aggiornamento del processo sul sito di Libera Piemonte

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