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giovedì 26 aprile 2012

Appalti e affari, così Leini era in mano alle 'ndrine


Comune sciolto, ecco le carte: sperperato un fiume di soldi pubblici
Fonte: LA Stampa.. Torino

Per capire perché quello di Leini, dal 30 marzo scorso, sia un Comune sciolto per infiltrazioni mafiose, bisogna partire dalla fine di questa brutta storia lunga 178 pagine. E da una considerazione che è il fulcro di sei mesi di lavoro della commissione di accesso agli atti: «A Leini la ’ndrangheta ha condizionato le decisioni e ha saputo efficacemente infiltrarsi tra le maglie dell’ente comunale (e non solo) trattando alla pari con i pubblici amministratori». Come? «Grazie agli stretti rapporti personali instauratisi tra elementi di spicco dell’organizzazione e Nevio Coral (sindaco dal 1994 al 2006)», scrivono i commissari. Aggiungono: «Il mezzo di cui quest’ultimo si è servito per concludere gli affari illeciti con i boss è stata la società Provana s.p.a., attraverso la quale è riuscito a pilotare - e sperperare - una mole impressionante di denaro pubblico (anche contributi regionali ed europei)" 
Il «capolavoro» di Coral 
Nevio Coral è stato sindaco di Leinì dal 1994 al 2006. Nevio «il veneto» avrebbe mantenuto contatti diretti con boss e «mediani» della consorteria criminale, rivelatisi tali dopo l’operazione Minotauro. Gli stessi avrebbero lavorato più e più volte per Provana, la multiservizi comunale che lo stesso Coral ha fondato nel 1998 e che, ai magistrati che lo interrogavano dopo l’arresto, ha definito «il capolavoro della sua vita». Provana, società a capitale interamente pubblico, avrebbe dovuto rispettare le stesse leggi a cui è sottoposto il Comune in materia di assegnazione di appalti. Per i commissari non è andata così. Parlano di «gestione privatistica dell’ente» che avrebbe consentito a esponenti della ’ndrangheta di «aggiudicarsi lavori pubblici artificiosamente frazionati per evitare le procedure concorsuali previste».
Cantieri in mano alle ’ndrine.
Qualche esempio: la costruzione di un intero quartiere (cosiddetto «Il Mulino») per un valore di quasi 5 milioni destinato - amara ironia della sorte - anche alle forze armate, durante la cui realizzazione altre ditte in odore di mafia lavoravano in sub-appalto impiegando anche clandestini irregolari. E poi: interventi nel refettorio della scuola materna di Nole, la tinteggiatura dell’elementare di frazione Tedeschi a Leini, degli spogliatoi della media, una parte di lavori dell’ampliamento del palazzo comunale di San Sebastiano Po, del poliambulatorio di Leini. E tanti altri esempi. Il fulcro è sempre Provana su cui Coral avrebbe mantenuto un assoluto controllo anche nel momento in cui suo figlio Ivano è diventato sindaco.
Nevio, sindaco per sempre
Fu lo stesso Ivano a firmare al padre - allora semplice consigliere - una delega in bianco «a collaborare nei rapporti con Provana e dell’esame delle opere edilizie e delle opere di urbanizzazione al fine di rendere più omogeneo lo sviluppo delle infrastrutture comunali». Plenipotenziario, dunque. Pare lo sapessero anche i presunti mafiosi: «Ivano dovunque va non è il sindaco, ma è il figlio di Nevio», si legge in un’intercettazione ambientale a una cena tra Coral e alcuni rappresentanti delle famiglie, tutti pregiudicati, intercettata grazie alla geniale intuizione di un ufficiale dell’Arma. Sempre Provana gestisce gli appalti per la Cittadella dello Sport, un’opera che «ha determinato quantomeno un notevole esborso di denaro pubblico». Peccato che Leini avesse già un Palasport agibile costruito solo 10 anni fa. «Tuttavia Nevio Coral, approfittando della disponibilità di finanziamenti pubblici ha fatto avviare la progettazione dell’opera». Ancora oggi - si legge nella relazione - i leinicesi non hanno capito quale sia stato l’interesse pubblico, visto che la struttura è stata concessa gratuitamente in gestione ad altro ente». In questo appalto, in misura minoritaria, risulta che avrebbero lavorato due ditte riconducibili rispettivamente a Giuseppe e Urbano Zucco e a Bruno Raschillà, affiliati al locale di Natile di Careri a Torino e tutti e tre coinvolti nell’operazione Minotauro. Totale lavori: 650 mila euro.
GIUSEPPE LEGATO

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