Scriviamo col pensiero rivolto agli ultimi disastri che in questi giorni hanno colpito Genova, la Maremma e tante zone d'Italia. Cordoglio per coloro che hanno perso la vita, condanna per coloro che hanno permesso che ciò avvenisse.
Disastri che solo in parte sono da addebitarsi agli eventi metereologici: la colpa maggiore risiede nelle azioni di coloro che, amministrando quei territori, ne hanno sconvolto gli equilibri e le caratteristiche.
Disastri annunciati,
provocati da politiche urbanistiche davvero censurabili, perseguite da frotte di amministratori e classi dirigenti la cui unica preoccupazione pare essere il procacciamento del Potere e il suo mantenimento.
l cosiddetti "beni comuni" - il territorio, il paesaggio, la salute delle comunità- non è (quasi mai) una priorità per la classe dirigente del Paese mentre si preferisce più spesso creare e "gestire" (non significa affatto risolvere"!) le "emergenze": il dissesto idrogeologico, la casa, il lavoro, le "grandi opere"...
La presenza delle organizzazioni mafiose in quei territori è poi un filo conduttore che potrebbe spiegare tante delle cose che accadono in questo Paese.
Una riflessione, a partire da "una intervista coraggiosa"
Alla luce di queste premesse,
continuiamo iniziata lo scorso anno ( qui quanto avevamo scritto ) grazie al contributo del sen. Elvio Fassone e del sostituto procuratore Ciro Santoriello, sul
legame che dovrebbe essere imprescindibile fra Legalità, le regole che diventano le Leggi di una
comunità, e la Giustizia, i
Principi su cui fondare una comunità.
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Sen. Elvio Fassone |
Una intervista “coraggiosa”di Elvio Fassone
Il giornale
Pinerolo Indialogo, nel numero di settembre 2014, riporta una
intervista al Sen. Elvio Fassone ( qui il testo integrale dell'intervista). A nostro parere, si tratta di una intervista “coraggiosa” , poiché il il sen. Fassone esprime, fra le altre cose, un giudizio sugli “eletti”, su coloro che in uno stato democratico
sono chiamati a guidare la comunità. Interrogato
sulla classe politica (pinerolese)
Elvio Fassone dice:“(…) La classe politica non è mai
all’altezza. Purtroppo infatti la politica non riesce ad attrarre chi dovrebbe.
(…)”.
Aldilà del riferimento alla classe politica "locale",
pensiamo
che il concetto espresso dal sen. Fassone debba sollecitare una riflessione più ampia e
generale.
Una nazione:"una nave"!
Parliamo per metafora: se una
nazione–comunità fosse rappresentata da "una nave", la classe
politica-dirigente potrebbe essere il comandante e l’equipaggio di quella nave
e noi, comuni cittadini, i passeggeri. Se dovessimo giudicare il
comandante e l’equipaggio della nave, di certo saremmo rassicurati dal sapere
che –comandante ed equipaggio- hanno dato prova di saper condurre
egregiamente la nave soprattutto quando il mare si ingrossa.
Le cose sono ovviamente più complesse. Anzitutto, il comandante della nave-Italia spesso “schettina”. La figura di
quel comandante rappresenta egregiamente quegli italiani ( e non solo italiani)
che aspirano a posizioni di comando per potersene poi avvantaggiare: sfoggio di
divise, abiti di fine sartoria, cene eleganti, battute spiritose. I fatti dimostrano che, sotto il
vestito, spesso vi è poca sostanza-capacità. Ma andiamo a vedere anche gli altri. Nell'equipaggio (la classe dirigente) così come
tra i passeggeri (i cittadini) troviamo persone molto diverse tra loro: ci sono
persone per bene e persone per male, eroi e farabutti, come anche le indagini
sulla tragedia della "Concordia" hanno messo in luce. Osserviamo ora
più attentamente l'equipaggio: possiamo distinguere la ciurma dai graduati e
concordare nel dire che se il comportamento riprovevole di uno della ciurma è
sì disdicevole -ma è difficile che provochi un gran danno- il comportamento
scorretto di un ufficiale o un sottufficiale può provocare un danno enorme,
perché più si sale nella catena di comando, più si hanno responsabilità e più
si dovrebbe avere un alto senso morale, essere i "migliori"!
Ma quali sono le persone
migliori? Cosa è "morale" nel Paese-Italia che abbiamo costruito?
La realtà: abbiamo costruito una società
che si fonda oramai sull'interesse del “singolo” il quale deve perseguire a qualsiasi costo i propri,
personalistici, interessi. Il successo, il denaro, il potere,
paiono essere il solo metro di
valutazione, mentre i valori etici e morali vengono piegati -o accantonati- per
il raggiungimento di quegli obbiettivi. "Padroni
e padrini” spadroneggiano" alla grande: si distruggono “risorse umane” -i destini degli individui- e le
ricchezze della Terra pur di ottenere privati ed esclusivi vantaggi per la famosa triade: caste-cricche-coste.
Se così è,
allora per certuni “i migliori” sono
ovviamente quelli che riescono meglio in simili attività.
Chi sono per noi “i migliori”?
Per
noi i migliori sono quelli che per onestà di comportamento, aderenza a valori
etici e morali, capacità di individuare percorsi e progetti corretti e sostenibili, volontà di impegno a favore
delle comunità, possono offrire un contributo alla comunità stessa. Servizio e
non Potere! Questi sono coloro che, a nostro parere, dovrebbero essere chiamati a guidare le
comunità.
Un cammino che ci era stato
indicato nei Princìpi Fondamentali della nostra Costituzione. In quel documento,
pure frutto di un compromesso necessario fra le varie componenti che ne avevano
determinato i cardini, i Principi, il sogno di un Paese per il quale tanti italiani avevano sacrificato la vita. Una Costituzione che, ancora oggi, richiederebbe anzitutto di essere attuata, prima che riformata!
Quali sono "i migliori" per il sistema politico italiano?
Il sistema partitico italiano
pare perseguire strade ben diverse da quelle che abbiamo indicato prima. Divenuto una sorta di “corporazione” di cui si è
chiamati a farne parte per “cooptazione”, i partiti che lo compongono producono i cosiddetti
"nominati”, di cui tanto sentiamo parlare da quando i cittadini sono
costretti ad eleggere soggetti appunto "nominati-indicati" dagli stessi
capi-partiti. Come sottolinea il sen. Fassone, cosa grave è che questa chiamata non sempre riguarda “ i migliori” della
comunità. La storia (la cronaca) ci insegna che spesso la scelta, la nomina,
ricade piuttosto su coloro che si dimostrano fedeli e accondiscendenti ai
“desiderata” ( non sempre "ideali") dei “capi del sistema"
stesso. Non solo: il “sistema” è poi capace di legare a sé coloro che ne
fanno parte attraverso tutta una serie di privilegi che, alla luce di quanto
oramai sappiamo, sono tratto peculiare (e a nostro parere scandaloso) della
cosiddetta “casta politica” italiana, una fra tante. Costoro, nominati e privilegiati, sono fra coloro che guidano il Paese!
Come guideranno la nave-Paese? In quale direzione?
Perché "i migliori"non si fanno avanti? (..."migliori" secondo i parametri del sen. Fassone e forse anche nostri)
Nel passaggio relativo alla
classe politica, Elvio Fassone sottolinea un altro punto
fondamentale:”(…) Le elezioni dovrebbero servire, nel senso antico del
termine (eligere) a selezionare i migliori. Tuttavia questi dovrebbero
farsi avanti, e ciò quasi mai accade.(…).
Ci permettiamo di dire che
è questa una considerazione che abbiamo manifestato sin dall’inizio della
nostra ancor breve esperienza condotta come presidio “Rita Atria”
: "(...)
a fronte
della mole di servizio reso alla collettività da associazioni e gruppi di
volontariato (...)colpisce la scarsa possibilità di questi di
incidere poi realmente negli indirizzi politici della collettività
(...)". (
qui "Esiste la società civile?", l'articolo nel quale ponevamo la questione).
A nostro parere, coloro
che ritengono di poter offrire un contributo di idee e di capacità alla
propria comunità, in buona fede e senza mire di tornaconto personale,
alcuni ( molti?) di quei "migliori" spesso preferiscono agire
nel mondo del lavoro, del volontariato, dell’associazionismo, piuttosto che
entrare in una competizione, in un "sistema", che ha dato ampia
prova di saper trovare mezzi e modi per eliminare (o almeno ridurre in
secondo piano) coloro che non si adeguano al sistema stesso o che,
addirittura, quel sistema vorrebbero cambiare, visto il suo decadimento.
Sarà colpa della "questione morale"
Non vorremmo "chiudere il cerchio" in maniera troppo frettolosa ma pensiamo che una
parziale spiegazione della ritrosia di quei “migliori" a farsi avanti sia da ricercare nella cosiddetta “
questione morale”.
"Questione " irrisolta e anzi spesso accantonata dal patrimonio ideale e reale di tanta politica-partitica italiana. Inutile negarlo: col pensiero andiamo alla
celebre intervista che Enrico Berlinguer rilasciò a Eugenio Scalfari nel 1981..
.o alla diversità perduta?
Rileggendo quell'intervista, anzicchè "analisi datata" del mondo dei partiti dell'epoca,
le parole di Berlinguer appaiono come "il copione" seguito poi da "pezzi" della nazione, in cui varie componenti "colludono" in uno scambio di reciproci favori e omissioni, barattando "doveri e diritti", facendo strame dei principi fondativi della nazione stessa.
Il primo passo che oggi porta a dire che "la politica "non è mai all'altezza"?
Arturo Francesco Incurato
Umberto Ottone
Stefano Ruffinatto