lunedì 27 gennaio 2014

27 gennaio 1945. Il Giorno della Memoria. SHOA

"(…) Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati al fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c'è. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga." 

 brano tratto da “Se questo è un uomo” di Primo Levi

il cancello di Aushwitz con la scritta "Arbeit macht frei": "Il lavoro rende liberi")

"...mio Dio, noi vogliamo vivere! Non vogliamo vuoti nelle nostre file. Il mondo è nostro e noi lo vogliamo migliore. Vogliamo fare qualcosa. E’ vietato morire!” 
Eva Picková, morta ad Auschwitz, all’età di 12 anni, il 18 dicembre 1943


bambini del Lager mostrano il braccio tatutato

Il Giorno della Memoria ricorda la data in cui l'ersercito russo entra nel lager Aushwitz, oramai abbandonato dalle SS: 27 gennaio 1945 
Fare Memoria significa conoscere quanto è accaduto; fare Memoria significa capire i meccanismi" che si celano dietro ai fatti; fare Memoria significa impegnarsi affinché quanto è accaduto non abbia più “il tempo” e “il modo” di ripetersi. Fare Memoria significa conoscere per diventare ed essere cittadini responsabili. 
Come è stato possibile l'orrore dei Lager? 
Come è stato possibile concepire lo sterminio di popoli? 
La cosiddetta "banalità del male", il pericolo che il male possa ripresentarsi,  è un pericolo sempre presente Dopo quelli nazisti, l'Umanità ha sofferto per altri Lager, altri stermini, altre violenze terribili inflitte da uomini ad altri uomini. 
Perchè? Come è possibile che ciò accada? 
Primo Levi analizza il dramma e cerca possibili risposte nel suo libro I sommersi e i Salvati. Ne riportiamo uno dei brani più significativi
“Il privilegio per definizione difende il privilegio. (…) L’ascesa dei privilegiati, non solo nel Lager ma in tutte le convivenze umane, è un fenomeno angosciante ma immancabile: essi sono assenti solo nelle utopie. E’ compito dell’uomo giusto fare la guerra ad ogni privilegio non meritato, ma non si deve dimenticare che questa è una guerra senza fine. Dove esiste un potere esercitato da pochi - o da uno solo- contro i molti, il privilegio nasce e prolifica, anche contro il volere del potere stesso; ma è normale che il potere, invece, lo tolleri  e lo incoraggi.(…) la classe ibrida dei prigionieri-funzionari ne costituisce l’ossatura ed insieme l’elemento più inquietante. E’ una zona grigia, dai contorni mal definiti, che insieme separa e congiunge i due campi dei padroni e dei servi. (…)”. , di Primo Levi




domenica 19 gennaio 2014

A Piossasco, 18 gennaio 2014: “CONTRO IL PIZZO SCENDO IN PIAZZA”

Questo è quanto avevamo scritto:  "Fatti inquietanti e pericolosi si sono verificati a Piossasco nei mesi scorsi: minacce, richieste di “pizzo” sono state rivolte a commercianti, in cambio di incolumità. Forze dell’ordine e magistratura stanno conducendo indagini. Qualunque sia la natura di questi episodi, le comunità devono far sentire la loro voce e mostrare il vero significato dell’essere comunità: sentirci, tutti insieme, responsabili e partecipi della vita di coloro con i quali formiamo comunità.(…) 
Ieri sera, la fiaccolata : “CONTRO IL PIZZO SCENDO IN PIAZZA” 
il corteo è aperto dallo striscione del presidio LIBERA "Rita Atria" Pinerolo

LIBERA ha seguito sin dall’inizio degli avvenimenti la vicenda accaduta e a noi così vicina. Lo scorso 18 dicembre 2013, il presidio LIBERA “Rita Atria “ Pinerolo era stato invitato a portare testimonianza e riflessioni nell’ambito di un incontro pubblico organizzato dai formatori della Parrocchia “SS. Apostoli”. Il presidio LIBERA “Rita Atria Pinerolo si è quindi all’appello della comunità di Piossasco “CONTRO IL PIZZO SCENDO IN PIAZZA” 



Fonte : La Stampa

In mille alla fiaccolata antiracket
Don Ciotti: non è mafia, ma reagite


PIOSSASCO
Sono partiti in poco più di cinquecento ma all’arrivo, di fronte alla chiesa di San Francesco, c’erano quasi mille persone. Piossasco ha reagito compatta alle richieste estorsive giunte nei mesi scorsi ai commercianti del centro storico. Dietro l’ombra del racket, questa volta, non c’è la criminalità organizzata; i carabinieri sono già sulle tracce dei responsabili ma la città ha voluto comunque mandare un segnale importante, aderendo alla fiaccolata silenziosa organizzata dal Comune e da Libera.

Serrande abbassate
Ieri sera due cortei, popolati da imprenditori, politici, bambini e gente comune, hanno attraversato la città «armati» di torce e candele. Le serrande di (quasi) tutti i negozi sono state chiuse in anticipo e il lungo serpentone che ha invaso le strade del centro si è ingrossato ad ogni incrocio. In testa alla manifestazione c’era don Luigi Ciotti, presidente di Libera, che è poi intervenuto nella chiesa gremita mentre molti sono rimasti fuori per quasi un’ora, sotto la pioggia, ad ascoltare dagli altoparlanti.

Richiesta d’aiuto 
Sentire parlare di pizzo e intimidazioni ha riportato Piossasco indietro nel tempo. Ma a differenza degli anni ’70, mafia e organizzazioni criminali non sembrano essere coinvolte ma la paura resta. La scorsa estate si erano verificati misteriosi atti vandalici, catalogati inizialmente come «dispetti». Dalle vetrine infrante si è però velocemente passati alle offerte di protezione in cambio di denaro. I commercianti hanno chiesto aiuto ai carabinieri, al parroco e all’amministrazione che ha deciso di organizzare una grande manifestazione per «dire no al pizzo».

Polemiche
Non sono mancate le polemiche e le accuse di strumentalizzazione, come quella lanciata dal candidato M5S Francesco Colucci: «Si è stati così ansiosi di reagire da non essere in grado di aspettare la ricerca della verità, compito che spetta a magistratura e forze dell’ordine. Noi abbiamo deciso di sottrarci a questo processo sommario che danneggia Piossasco». 
Il sindaco Roberta Avola ha replicato dal pulpito: «Manifestazioni come questa scaldano il cuore e dimostrano che avevamo ragione. Non bisogna lasciare terreno fertile a nessun tipo di criminalità». 
Da don Ciotti è arrivato l’invito a non ingigantire il fenomeno piossaschese senza però sottovalutarlo: «È chiaro che qui non c’è un’organizzazione mafiosa ma la prima protezione per chi è stato minacciato deve arrivare dalla comunità. Anche da Piossasco arriva un segnale che spinge la politica a fare la sua parte». Infine l’invito all’unità: «Di fronte a questi episodi, grandi o piccoli che siano, non ci devono essere divisioni. Fanno il gioco degli altri». 

GIORGIO GARDIOL

Questa mattina è mancato Giorgio Gardiol, sino all'ultimo impegnato 
a favore della sua comunità. 

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GIORGIO GARDIOL 
Abbiamo avuto modo di conoscere Giorgio solo un anno fa e grazie al gruppo di lavoro  formatosi lo all'inizio del 2012 a Pinerolo e che -informalmente- abbiamo spesso chiamato " Forum delle associazioni sul tema dell'urbanistica". Ne abbiamo apprezzato l'impegno e la competenza che profondeva nelle battaglie sulle tematiche ambientali; la sua volontà, dopo anni di attività politica, di mettere ancora la sua esperienza al servizio della comunità. Mancherà a tutti la sua figura di uomo e la sua volontà di impegno.
Nella sua biografia leggiamo: " Ex deputato dei Verdi e prima ancora, negli anni Settanta, consigliere comunale a Pinerolo e consigliere provinciale, Gardiol era attivo in politica sin dagli anni del Sessantotto studentesco. Eletto alla Camera nel 1996 con l'Ulivo nel Collegio di Settimo Torinese, fu componente delle commissioni Attività produttive e Lavoro."
Riportiamo due fotografie di Giorgio, scattate lo scorso 27 settembre 2013 in occasione dell'incontro pubblico sulla questione dei "Portici Blu". Anche in quell'occasione insieme a Paolo Bertolotto, Giorgio Gardiol era stato capace di produrre un importante e fondato documento di analisi di una delibera che tanto scalpore aveva suscitato nella città di Pinerolo: riguardante l'ipotesi di un secondo grattacielo a Pinerolo

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Pinerolo 27 settembre 2013.  GIORGIO GARDIOL espone le osservazioni presentate alla delibera sui cosiddetti "Portici Blu"
Provavamo per Giorgio Gardiol una forte simpatia e ne abbiamo ammirato il suo desiderio di vivere la vita, di essere "al servizio" delle battaglie  a difesa dei "beni comuni",  di regalare competenza anche in questi difficili mesi,  a dispetto della malattia e sino all'ultimo.
Commossi e sinceramente dispiaciuti esprimiamo questi  sentimenti  a nome del  presidio LIBERA "Rita Atria" Pinerolo. 
Ciao Giorgio! 

venerdì 17 gennaio 2014

"CARO PAOLO,,," Parleranno: Antonino Di Matteo, Roberto Scarpinato, Salvatore Borsellino, Sonia Alfano

"CARO PAOLO..." A Torino, domani, il 18 gennaio 2014, alla vigilia del 74 compleanno di Paolo Borsellino, alle ore 16:00 - presso il Centro Congressi Santo Volto - Via Borgaro, 1 (ang. Via Nole)


Interverranno: Antonino Di Matteo, Sostituto Procuratore di Palermo recentemente minacciato di morte da Salvatore Riina, Roberto Scarpinato,  Procuratore Generale di PalermoSonia Alfano, Presidente Commissione Antimafia EuropeaSalvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo e presidente del Movimento Agende RosseMarco Travaglio, Vicedirettore de "Il Fatto Quotidiano

I magistrati sono abbastanza protetti dalle istituzioni
La trattativa stato-mafia è tutt'ora in corso?  
Toto Riina è pericoloso anche dal carcere
Di questo e di altro si parlerà, in un incontro/dibattito aperto alla cittadinanza, dopo la proiezione del Docufilm “Caro Paolo” (regia di Donata Gallo), una lettera-denuncia di Roberto Scarpinato, Procuratore generale di Palermo, letta in via D'Amelio in occasione del ventennale della strage.

Riportiamo l'inizio della lettera -denuncia di  Roberto Scarpinato:

"Caro Paolo,
oggi siamo qui a commemorarti in forma privata perché più trascorrono gli anni e più diventa imbarazzante il 23 maggio ed il 19 luglio partecipare alle cerimonie ufficiali che ricordano le stragi di Capaci e di via D’Amelio.
Stringe il cuore a vedere talora tra le prime file, nei posti riservati alle autorità, anche personaggi la cui condotta di vita sembra essere la negazione stessa di quei valori di giustizia e di legalità per i quali tu ti sei fatto uccidere; personaggi dal passato e dal presente equivoco le cui vite – per usare le tue parole – emanano quel puzzo del compromesso morale che tu tanto aborrivi e che si contrappone al fresco profumo della libertà.
E come se non bastasse, Paolo, intorno a costoro si accalca una corte di anime in livrea, di piccoli e grandi maggiordomi del potere, di questuanti pronti a piegare la schiena e abarattare l’anima in cambio di promozioni in carriera o dell’accesso al mondo dorato dei facili privilegi.
Se fosse possibile verrebbe da chiedere a tutti loro di farci la grazia di restarsene a casa il 19 luglio, di concederci un giorno di tregua dalla loro presenza. Ma, soprattutto, verrebbe da chiedere che almeno ci facessero la grazia di tacere, perché pronunciate da loro, parole come Stato, legalità, giustizia, perdono senso, si riducono a retorica stantia, a gusci vuoti e rinsecchiti.(...)"

 

mercoledì 15 gennaio 2014

CONTRO IL PIZZO SCENDO IN PIAZZA. a Piossasco il 18 gennaio 2014 alle ore 18.30

Fatti inquietanti e pericolosi si sono verificati a Piossasco nei mesi scorsi: minacce, richieste di “pizzo” sono state rivolte a commercianti, in cambio di incolumità. Forze dell’ordine e magistratura stanno conducendo indagini. Qualunque sia la natura di questi episodi, le comunità devono far sentire la loro voce e mostrare il vero significato dell’essere comunità: sentirci, tutti insieme, responsabili e partecipi della vita di coloro con i quali formiamo comunità.
LIBERA segue sin dall’inizio degli avvenimenti la vicenda accaduta e a noi così vicina. Lo scorso 18 dicembre 2013, il presidio LIBERA “Rita Atria “ Pinerolo era stato invitato a portare testimonianza e riflessioni nell’ambito di un incontro pubblico organizzato dai formatori della Parrocchia “SS Apostoli”.
Il presidio LIBERA “Rita Atria Pinerolo si unisce all’appello della comunità di Piossasco, invitando anche il Sindaco di Pinerolo Eugenio Buttiero, l’Amministrazione della Città, la cittadinanza tutta, affinché si partecipi  numerosi alla manifestazione che si terrà sabato 18 gennaio 2014:
CONTRO IL PIZZO SCENDO IN PIAZZA” 
La manifestazione si concluderà con intervento di don Luigi Ciotti, fondatore di LIBERA. Di seguito, il volantino della manifestazione.



venerdì 10 gennaio 2014

IL RISPETTO DELLA VERITÀ



Nei giorni passati, il quotidiano Libero riportava la notizia di un presunto scandalo che avrebbe coinvolto addirittura lo stesso don Luigi Ciotti, fondatore di LIBERA. 
Titolo ed incipit dell'articolo erano:  "Non lavoro più in nero per te". Don Ciotti lo prende a ceffoniL’articolo riprendeva quando dichiarato da Filippo Lazzara: http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/1379573/-Non-lavoro-piu-in-nero-per-te---Don-Ciotti-lo-prende-a-ceffoni.html
Accuse gravi, infamanti, alle quali è giunta la replica doverosa di don Luigi Ciotti. Riportiamo quanto scrive Luigi Ciotti, unendoci alla solidarietà a Lui espressa anzitutto dal Gruppo Abele, LIBERA e da tanti cittadini. 
presidio Libera "Rita Atria" Pinerolo


"Provo grande amarezza nel vedere com'è stata riportata su un quotidiano una vicenda che riguarda il mio rapporto con Filippo Lazzara. In questi anni mi sono sempre imposto, a fronte di dicerie e cattiverie arrivate da più parti, di tacere per rispetto della fragilità di Filippo. Ora però, anche per il rilievo pubblico che Filippo Lazzara ha inteso fare assumere alla vicenda, credo sia necessario fare chiarezza e sgombrare il campo da molte falsità. 
Prima di entrare nel merito, è però necessario delineare il contesto in cui s'inserisce la vicenda. Ormai da quasi cinquant'anni il Gruppo Abele cerca di dare una mano alle persone in difficoltà, senza fare distinzioni né selezioni, tenendo sempre la porta aperta. È una scelta alla quale siamo rimasti fedeli benché non sempre l'accoglienza abbia trovato le migliori condizioni per realizzarsi, a volte per il carattere delle persone, a volte per i nostri limiti a capirle, altre volte ancora per fattori che non dipendono dagli uni o dagli altri ma che fanno semplicemente parte della vita e del suo imprevedibile svolgersi.
Se non si tiene conto di questo è difficile capire l'accaduto senza incorrere in inesattezze, giudizi sommari, ricostruzioni inattendibili o motivate da scopi non propriamente nobili.
Filippo e la compagna Antonietta scrivono una prima volta al Gruppo Abele, a Libera e alla mia attenzione il 17 giugno 2010. Parlano dei loro tentativi, andati a vuoto, di costruirsi un futuro in Sicilia. (...) «Scottati di dare perle ai porci non optiamo per le ghiande ma, da "coppia" che urla nel deserto, invochiamo aiuto tendendovi le mani con la provvidenziale speranza che le prendiate e ci aiutate tirandoci su da voi, non solo metaforicamente ma di fatto... disponibili a tutto pur di farci una famiglia». 
Accogliamo l'invocazione di aiuto. Incontro Filippo e Antonietta durante una mia trasferta in Sicilia, e mi offro di cercare una soluzione ai loro problemi. All'inizio di settembre Filippo e Antonietta vengono accolti nella Certosa di Avigliana, la struttura residenziale nella quale il Gruppo svolge le sue attività di formazione, all'epoca ancora in via di completamento dal punto di vista dell'abitabilità, dell'organizzazione del lavoro e del progetto culturale. 
Fin da subito, però, iniziano i problemi. Filippo è impulsivo, conflittuale, indisponibile a stabilire un rapporto rispettoso con le persone che lavorano in Certosa, dagli operatori agli operai impegnati nel cantiere. Un giorno arriva a minacciare un muratore colpevole secondo lui di importunare la sua ragazza.
Ma non si tratta solo di diverbi o atteggiamenti aggressivi. Filippo è preda di vere e proprie fissazioni. Più volte i Carabinieri di Avigliana vengono chiamati perché lui assicura di aver visto aggirarsi presenze ostili, un'altra volta è dovuta intervenire una funzionaria della Questura di Torino. Gli allarmi si rivelano sempre infondati. 
Vista la situazione, il 7 novembre 2010 Filippo e Antonietta vengono trasferiti a Torino in un appartamento in uso al Gruppo Abele. Di lì a poco, Antonietta verrà regolarmente assunta in uno dei nostri progetti educativi, mentre si continua a cercare per Filippo, dentro o fuori al Gruppo, una collocazione idonea. Ciò nonostante l'atteggiamento da parte sua non cambia. 
Me ne rendo conto io stesso il 16 novembre 2010, pochi giorni dopo il trasferimento a Torino, quando ricevo un lungo messaggio nel quale mi rimprovera aspramente di non aver risposto subito a una sua richiesta di colloquio. A colpirmi è però soprattutto il passaggio in cui, rievocando le difficoltà incontrate in Sicilia, scrive di aver «praticato sul campo, come forza civile e sociale, antimafia e giustizia, scottandomi arrabbiandomi. In prima persona e senza ricerca di poltrone effimere ma di opinione opere e coscienza critica! Subendo denigrazioni, alcune cercate da me, per creare il "personaggio" e per "guasconamente" disarmare "o' sistema"». E un altro in cui, parlando della situazione che aveva creato in Certosa, scrive: «tu, anziché verificare in prima persona e/o magari "premiarmi", ascolti chi non ha facoltà di farsi un'idea di me, perché banalmente piccolo di strutto o di pensiero».
Sono segni di un preoccupante egocentrismo, tale da falsare la percezione della realtà. Ma la nostra storia di accoglienza è piena di storie difficili, e come sempre decidiamo di scommettere sulla persona nella speranza che la vita quotidiana e il progressivo coinvolgimento portino a sciogliere nodi e smussare asperità.
Nel caso di Filippo purtroppo non accade. Continuano le pretese, le rimostranze, le ossessioni. E nei miei riguardi il tono comincia a farsi minaccioso, come testimoniano diversi sms recuperati dalla memoria di un mio vecchio telefono cellulare.
«A parte stimarti, ti reputo corresponsabile della mia situazione» (sms del 30 gennaio 2011); «Non capisco cosa è successo... ma personalismi, autoritarismi, dittature con me no! A venir su ci ho messo la faccia. Se ce la rimetto io non sarò il solo a rimettercela!». (sempre 30 gennaio 2011); «Hai creduto a gente che non è degna di essere appellata della famiglia dei suini!» (2 marzo 2011). 
Con queste premesse, venerdì 4 marzo 2011 arriva un messaggio che anticipa ciò che "bolle in pentola" e che si sarebbe verificato quasi tre anni dopo: «Non ho più niente da perdere, mi dispiace, ma ciò che accadrà non sarà colpa mia, non volevo ciò, ma la colpevole indifferenza è una dichiarazione personale di guerra! E guerra sia! Saluti dalle redazioni di Libero e Padania... ».
All'incontro fissato per il giorno successivo, sabato 5 marzo 2011, Filippo arriva carico di aggressività. La stanchezza e il suo atteggiamento provocatorio mi fanno perdere la calma. Preciso però che non ho "preso a cazzotti" nessuno, come è scritto nell'articolo di "Libero", tantomeno ho dato "pugni in faccia", come invece si dirà nella denuncia ai Carabinieri. L' ho allontanato con molta decisione, come farebbe un fratello maggiore esasperato dall'insolenza del fratello più piccolo.
Il giorno dopo, con lo stesso spirito fraterno con cui avevo posto freno alla sua aggressività, gli scrivo la lettera che ha reso pubblica, nella quale mi scuso con lui, gli faccio notare che quel suo modo di fare non favoriva certo una pacata discussione, gli ribadisco che la Certosa non era il posto più adatto per lui e lo invito a rivederci il sabato successivo per ricostruire insieme un progetto: «senza pretese e con reciproca disponibilità».
Il 7 marzo 2011 Filippo risponde: «La scorza ce l'ho dura!... E poi un po' provocatore lo sono! A volte anche per attirare l'attenzione! Volentieri per sabato alle 18! Speriamo che con il GIORNALE niente accada... Il tuo gesto un po' fragile ti rende più grande e grandissimo nel chiedermi scusa. Chiedo scusa per il caos a te e a quanti in buonafede». 
La stessa sera, pero'. si reca al pronto soccorso dell'Ospedale Maria Vittoria di Torino. "Riferisce lesioni" è scritto nei referti. Ma gli stessi referti, in seguito agli esami predisposti (TAC e raggi al ginocchio sinistro) non evidenziano alcun danno.
Il 12 marzo 2011 ci rivediamo alla sede del Gruppo Abele e c'impegniamo insieme a cercare un lavoro a Torino. Nel frattempo, vista la sua fragilità, gli consiglio di essere seguito da uno psicoterapeuta e da un neurologo che lo sorreggano e aiutino nei suoi momenti di difficoltà: Filippo accetta il consiglio.
La ricerca del lavoro non ottiene però i frutti sperati, e allora - anche su consiglio dei medici, convinti che la situazione di Filippo richieda un contesto diverso - mi offro di sostenerlo anche economicamente per il tempo che sarà necessario nel suo ritorno in Sicilia e nella sua ricerca di altre opportunità di vita. I vaglia e bonifici spediti tra la fine di giugno e la fine di ottobre sono lì a dimostrarlo. Non mi pare il comportamento di chi voglia abbandonare una persona, tanto meno fargli «terra bruciata attorno», come è scritto nell'articolo.
Nel luglio del 2011 Filippo e Antonietta tornano in Sicilia, ma prima, il 3 giugno 2011 alle 22.25 (ossia poche ore prima dello scadere dei 90 giorni entro i quali deve essere presentata una denuncia/querela) Filippo si reca alla stazione dei Carabinieri Torino-Monviso di via Valfré per riferire ciò che è avvenuto il 5 marzo 2011. La denuncia/ querela contiene diverse falsità - dai "pugni in faccia" mai ricevuti, all'interruzione del rapporto con la Certosa, "per motivi di ristrutturazione" - e viene prudentemente ritirata nei giorni successivi. 
Nel frattempo continuano i messaggi, ma il tono e il linguaggio mutano radicalmente.«Ti ringrazio per il tentativo, per l'ospitalità e per Antonietta. Mi spiace per come è andata, e per certe falsità che ho sentito... Ma tu non c'entri con tutto ciò!» (24 settembre); «Grande Luigi, auguri a te e quanti con te lo passeranno. Auguri anche a tutta la gente che tramite te, Libera e Gruppo Abele, ho conosciuto a Torino, anche quelli con cui non ci si è capiti, anzi soprattutto quelli». (25 dicembre 2011); «Ti voglio bene, sono vero, e ti saluto col cuore!». (17 gennaio 2012).
Per tutto il 2012 seguono altre mail dal tono sempre affettuoso. Incomprensibile è adesso, invece, il diverso atteggiamento di Filippo Lazzara, che da un lato invia mail dai toni concilianti e dall'altro decide di pubblicare quella lettera ormai datata e, direi, "superata" dai fatti, gli stessi fatti a cui ho cercato di dare parola in una ricostruzione motivata dal semplice rispetto della verità. Verità che, a malincuore, mi trovo costretto a difendere anche in sede giudiziaria, non tanto per me stesso ma per la storia di realtà, il Gruppo Abele e Libera, che in questi anni si sono caricate sulle spalle le speranze di tante persone e non meritano di ricevere in cambio insulti.
Che riflessioni s'impongono a questo punto? Credo sostanzialmente due. 
La prima riguarda l'etica dell'informazione. Prima di pubblicare - e soprattutto quando le notizie riguardano la vita e i sentimenti delle persone - credo che sia necessario approfondire, capire i fatti nelle loro molteplici sfaccettature, nei loro aspetti spesso contraddittori. Se chi ha scritto quelle cose avesse avuto qualche sano dubbio e avesse sentito tutte le "campane" (magari venendo a verificare di persona come si svolge l'accoglienza al Gruppo Abele e a Libera) si sarebbe reso conto delle difficoltà di Filippo e avrebbe avuto qualche scrupolo prima di amplificare gli aspetti più fragili del suo carattere. Ma qualche scrupolo sarebbe il caso se lo facessero venire anche tutti quelli che, fuori dal mondo dell'informazione, hanno assecondato e strumentalizzato Filippo senza fare nulla di concreto per risolvere le sue difficoltà. 
La seconda riflessione riguarda il nostro impegno. 
Episodi come questo amareggiano e ti fanno venire la tentazione di diventare più selettivo, più diffidente. In una parola: più avaro. Ma è una tentazione che dura un solo istante. Voglio rassicurare tutti (e anche Filippo, innanzitutto) che il Gruppo Abele e Libera continueranno nella loro attività con la stessa fiducia, disponibilità, voglia di scommettere sulle persone, sulla loro sete di dignità e libertà. Ma anche con la stessa coscienza dei limiti, con gli stessi dubbi fecondi che hanno sempre accompagnato il nostro cammino. 
È il nostro "esserci": fare insieme agli altri, facendo dunque anche errori, perché solo chi non fa è impeccabile. Ma sempre mettendoci in gioco, con onestà e passione, senza mai fermarsi alla superficie delle persone e delle cose."
d. Luigi Ciotti

giovedì 9 gennaio 2014

Ripartiamo, ricordando. Gli incontri del presidio "Rita Atria" Pinerolo. Legalità deve essere Giustizia!

A partire dallo scorso novembre 2013 sono ripresi gli incontri del presidio Libera " Rita Atria" Pinerolo con le scuole pinerolesi. 
Il 4 e il 6 dicembre 2013 Il presidio Libera "Rita Atria" ha incontrato alcune classi del Liceo Scientifico "M.Curie" Pinerolo.  Ospiti relatori  il sen. Elvio Fassone e il sost. procuratore Ciro Santoriello. Vorremmo soffermarci su questi due ultimi incontri perchè le parole dei due ospiti hanno fornito importanti elementi di riflessione sul tema della Legalità-Giustizia, e quindi sui Principi, elementi su cui fondare il nostro dovere-diritto di essere "cittadini responsabili"

Dalle Parole...alla "Regola delle Regole": La Costituzione Italiana! 
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Abbiamo fatto Memoria.
Negli incontri abbiamo fatto Memoria! A partire dalle rivelazioni del pentito della camorra Carmine Schiavone  e dal dramma della "Terra dei Fuochi". Abbiamo fatto memoria di Vincenza  Maisto per ricordarci che "Combattere le mafie significa difendere la Bellezza della nostra vita". Vincenza  Maisto, era divenuta simbolo della battaglia per la Terra dei Fuochi. “Acerra non deve morire: salviamola” era la scritta che si leggeva sul biglietto che Vincenza mostrava mentre era nel letto dell’ospedale dove era ricoverata a causa del tumore che l'aveva colpita all'età di dodici anni. Vincenza Maisto è morta lo scorso 26 novembre 2013. 
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Vincenza Maisto
Abbiamo fatto memoria della sentenza di  Processo Minotauro
Nevio Coral
Le mafie esistono e sono radicate anche al Nord, anche in Piemonte.  
"Pezzi" della politica, dell'imprenditoria, della cosiddetta "società civile" si avvalgono dei servizi offerti dalle organizzazioni mafiose. La condanna  in primo grado a dieci anni di reclusione dell'ex sindaco di Leinì Nevio Coral dimostra la "qualità" -oltrecchè la "quantità"- della presenza mafiosa nei nostri territori. Importante sarà poi conoscere le motivazioni che hanno portato i giudici torinesi alle decisioni della sentenza



Riflettiamo insieme agli studenti : "REGOLA"!
Abbiamo invitato gli studenti a offrirci la loro definizioni della parola "Regola".
Partendo da queste, l'appassionato contributo di Elvio Fassone, già giudice e senatore, ci ricorda come il cammino della democrazia altro non è stato se non il lungo, faticoso, drammatico, tentativo di cambiare il detentore del Potere - che deve avere-prevedere "regole": dal "re", o dal potente di turno, al Popolo!
Riflettiamo sul fatto che, come il sen. Fassone sottolinea, "regola prima" di uno stato democratico è che che "jus" deve coincidere con "justium": cio che è "comandato" deve coincidere -necessariamente (!) -con ciò che è "giusto"! I principi  fondamentali contenuti nella a Costituzione Italiana sono "la bilancia" su cui pesare la Giustizia delle regole-leggi ( la Legalità) che vengono emanate. Infine l'invito rivolto agli studenti: siate soggetti politici, appassionatevi alla politicaPerchè questa, la Politica, è il sistema-modo, in cui si può cambiare democraticamente una società. Se lasciamo e deleghiamo esclusivamente ad altri la gestione della politica , ecco che "il potere" può ricadere nelle mani di chi può utilizzarlo per usi personalistici:  leggi "ad personam", leggi che non perseguono il bene comune della collettività!
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il sen. ELVIO FASSONE

Nell'incontro del 6 dicembre col sostituto procuratore della repubblica CIRO SANTORIELLO continua la nostra riflessione sul tema della Legalità, tema fondamentale per la storia e il futuro del nostro Paese. 
Il dott.Santoriello ne sottolinea  un importante aspetto: la Legalità, la Legge, da sola non basta!. Occorre che le regole-leggi emanate siano ispirate a Pricipi di Giustizia, perchè il Principio ha una "eccedenza deontologica" rispetto alla regola: il Principio contiene doveri ( regole) morali assolute! 
Ed ecco la definizione che ci regala il dott. Santoriello: la Regola è un Sogno!...quando, e "se", si ispira ad un Principio. 
Il richiamo obbligato è, ancora una volta, ai principi fondamentali della Costituzione Italiana: il Principio del lavoro come fondamento della comunità, una Legge uguale per tutti, il premio riconosciuto ai più capaci e ai più meritevoli, la difesa del Paesaggio. Quanti di quei Principi (Sogni!) contenuti nella Costituzione siamo riusciti a trasformare in realtà, nonostante la mole di leggi che quotidianamente vengono emanate. Dov'è il Sogno? Dov'è, qual'è, il Progetto offerto al nostro Paese? 
Anche il dott. Santoriello invita ad essere donne e uomini responsabili: questo il dovere a cui ci chiama il rispetto dei Principi. Nella vita che conduciamo, ciascuno di noi è chiamato a compiere scelte, operare decisioni; ma queste non devono essere ispirate solamente dal rispetto di regole-leggi ( e magari solo per il timore di incorrere in sanzioni). Importante è comprendere su quali Principi fondare le azioni-scelte della nostra vita. 

il sost. procuratore CIRO SANTORIELLO
E alla fine di questi due interventi comprendiamo, tutti insieme, perchè la scuola è così importante: 
Perchè la scuola deve servire a sviluppare conoscenza e intelligenza! 
Perchè conoscenza e intelligenza sono necessari a comprendere e interpretare quanto accade!  ( e per questo motivo sono elementi scomodi "al Potere")
Perchè conoscenza e inteligenza sono gli strumenti necessari per trasferire democraticamente il Potere: "dal più forte" al Popolo. 
Perchè conoscenza e intelligenza sono gli strumenti  necessari per costruire Principi e Sogni che guidano un Paese!
E comprendiamo perchè la conoscenza e l'intelligenza ci aiutano a difendere la Bellezza delle nostre vite!...anche contro le mafie!